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Xiao He - Lotus Anno: 2012 Regista: Shu Liu; Autore Recensione: Roberto Matteucci Provenienza: Cina; Data inserimento nel database: 25-09-2012
“Nello scoprire i nostri limiti, scopriamo anche la nostra libertà.”
Il cinema cinese è capace di consegnarci dei prodotti coraggiosi e indipendenti.
Tanti autori sono in grado di produrre opere profonde, di denuncia sociali senza nessun limite.
Solo a Venezia ricordo lo scorso anno People Mountain People See e due anni fa l’angoscioso tragico The Ditch.
Questo è l’anno di Xiao He – Lotus della regista Shu Liu.
Lotus è il nome di una giovane ragazza. Colta, insegna presso un collegio cinese.
È una donna libera, all’inizio del film la vediamo giocare, con un atteggiamento androgino, a basket, sfidando senza paura i maschi della scuola.
Non è fidanzata, non ha nessuna idea di maritarsi, mentre è l’amante di un uomo sposato.
I genitori sono preoccupati e ansiosi, cercano in tutti modi di accoppiarla, trovandogli dei possibili pretendenti. Lei riesce sempre a cacciarli, bevendo e fumando senza ritegno, per provocargli una cattiva impressione.
Il suo insegnamento è alquanto anticonformista per un istituto cinese. Tende ad abbandonare gli schemi classici per cercare di ottenere dagli studenti un ragionamento, diciamo una specie John Keating dell’Attimo fuggente.
È molto sagace, quando i ragazzi mostrano una titubanza sul professore di politica, lancia la sua malignità su Karl Marx: ”Sin dall’inizio era alla ricerca di nemici e non di amici.”
Il suo comportamento è tollerato ma, quando scoppia lo scandalo con la moglie dell’amante, è costretta ad andarsene: “Questa città è troppo piccola.”
Pechino è la grande città, le occasione sono maggiori, ma pure i compromessi devono essere tanti.
Ma la sua vitalità – e anche la sua solitudine – gli impediscono di accettarli.
Il film è tutto centrato sulla figura di Lotus. Mai è abbandonata dalla camera. L’attrice Tan Zhuo è dolce e ribelle, la mano del regista è opportunista perché sfrutta ogni sua debolezza fisica per esaltare il racconto. E ci riesce molto bene, perché l’emotività della storia è crescente, comprese le tensioni con la polizia e con il suo pretendente.
Il finale è aperto a molte intuizioni, non è un work in progress, è una volontà a contrastare un destino. La vita è scelta, quale strada preferiamo scegliere?
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