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Rostov-Luanda
Anno: 1997
Regista: Abderrahmane Sissako;
Autore Recensione: Marcello Testi
Provenienza: Mauritania; Angola;
Data inserimento nel database: 01-04-1998


Untitled

Questo video prodotto (con buona sensibilità per l'immagine, tra l'altro) per alcune televisioni, anche europee, nasce e si sviluppa come un road-movie ambientato nel dopoguerra angolano, alla ricerca di un vecchio compagno di corso. Ma, sotto questa struttura semplice, nuda direi, si celano diverse inquietudini.

Da un lato l'ambigua nostalgia per gli aiuti sovietici, testimonianza anni '80 (recente, quindi) di un'epoca in cui i sovietici facevano concorrenza ai missionari e miscelavano abilmente il diritto all'istruzione per i paesi del terzo mondo con l'indottrinamento e la creazione di aree di influenza. Il film infatti deve metà del suo titolo a una località Ukraina in cui il protagonista (quasi invisibile) / regista ha compiuto studi cinematografici, insiema ad altri giovani africani e latino-americani. Uno dei compagni di studio è angolano ed è appunto il motore della vicenda, il pretesto per una ricerca che si snoderà lungo un paese segnato dalla guerra, scandito dalla visione ripetuta di una foto di gruppo scattata a Rostov. Curiosa la fortuna di questa fotografia, che quasi cambia aspetto, i volti sembrano comunicare sentimenti diversi in relazione al contesto in cui viene mostrata, soprattutto in relazione alle parole con cui reagisce chi la vede.

Già, perché il film prende ben presto la forma di un'inchiesta, una lunga video-intervista che coinvolge personaggi con storie e estrazione diverse; che sceglie volontariamente di non rappresentare né raccontare l'orrore generato dalla guerra, ma di lasciare che le parole evochino con brevi, lampanti riaffioramenti, una tormentata stagione politica e svelino l'epica minore dei sopravvissuti.

A questi viene mostrata la fotografia e viene richiesto di riconoscere l'ex-studente angolano solo quando il flusso di parole/aneddoti/smorfie è già attivato; in questo modo, forse, se non è più facile portare a buon fine la ricerca (che si concluderà in modo rapido e sorprendente a Berlino), si possono ricavare risposte (anche sul sé/regista) senza necessariamente formulare le domande.