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Lo spazio bianco
Anno: 2009
Regista: Francesca Comencini;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 11-04-2010


L’incontro fra due essenze portatrici di negatività possono far nascere solo un mostro. Francesca Comencini, regista monocorde ed inutile del cinema italiano ci porta sullo schermo un film tratto da un libro di Valeria Parrella, anche essa scrittrice monocorte ed inutile della letteratura italiana. Probabilmente conosciamo i meriti familiari che hanno portato la Comencini al cinema. Le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ma dovrebbe valere anche il contrario i meriti dei padri non dovrebbero ricadere sulle figlie. Per mancanza di rispetto di questa regola possiamo dire che la Comencini sono due braccia rubate all’agricoltura. Quindi ci siamo sorbiti una ora e mezzo di noia, profonda noia, svegliati unicamente quando si accendeva il juke box. Infatti da un po di tempo da questa parte i film italiano sono dei juke box di canzoni italiane e no, classiche o attuali. Si decide prima la canzone e su di questa si registra la scena. Almeno fossero dei video musicali, non sono neppure questi perché sono lenti e banali come il resto del film. Nello spazio bianco tutto diventa una esalperazione al negativo. La storia è patetica, le idee inesistenti, le personalità non costruite, le banalità ed i luoghi comuni sono esagerati. Le scene ed il montaggio praticamente non ci sono. Le scene più belle, più esaltanti, le più interessanti sono state gli schermi interamente bianchi verso la fine. Veramente le più emozionanti del film. Il bianco che aveva nella mente chi ha fatto questo film. Margherita Buy è pietosa in questi ruoli. Non se ne può proprio più. Può essere brava una attrice che da sempre fa unicamente un solo personaggio? Possibile che oltre la donna matura, un po’ ingenua, un po’ puttana, incredula non riesca a trovare un altro ruolo? Le donne italiane si sentono in questo modo?