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Il diario di Bridget Jones - Bridget Jones's diary
Anno: 2001
Regista: Sharon Maguire;
Autore Recensione: Amanda Merli
Provenienza: Gran Bretagna;
Data inserimento nel database: 09-01-2005


Titolo originale: Bridget Jones’s Diary
Regia: Sharon Maguire
Nazione: GB
Durata: 97’
Interpreti: Renée Zellweger, Colin Firth, Hugh Grant, Gemma Jones.

Tratto dall’ omonimo best- seller di Helen Fielding (cinque milioni di copie in trenta paesi), per la regia di Sharon Meguire (alla quale l’autrice si è ispirata per il personaggio di Shazzee, amica di Bridget), arriva in home video “il Diario di Bridget Jones”, con Renée Zellweger, Hugh Grant, Colin Firth.
Bridget (la Zellweger) è una trentatreenne single londinese, perennemente in lotta con la bilancia, l’uso disinvolto d’alcool e sigarette e soprattutto una certa propensione per “i cialtroni sentimentali”, primo tra tutti il suo capoufficio Daniel Cleaver (Hugh Grant). Assillata dai genitori che vorrebbero vederla sistemata con il bravo Mark Darcy, figlio di loro amici, con il quale “giocava con le paperelle da piccola”, ovviamente fa l’esatto contrario, iniziando una relazione turbolenta con Daniel.
Renée Zellweger è una perfetta Bridget Jones, sia per l’interpretazione sia per la preparazione fisica (non ha esitato ad ingrassare parecchi chili per “entrare” nel ruolo). Tra l’altro nell’edizione originale sfoggia un pressoché perfetto accento “british”, lei, texana doc di Katy. Convincente la sua interpretazione iniziale quando la ritroviamo a casa, in pigiamone oversize, cantare a squarciagola “All by myself”. Le singles tutte applaudono. Chi non si è mai ritrovata in una situazione simile? Colin Firth (Lord Wessex – Shakespeare in Love) interpreta bene la parte dell’ ambizioso, perfetto avvocato, amico di famiglia, dal classico aplomb inglese, che rimane inizialmente spiazzato dalla nostra eroina, ma infine ne resta affascinato, nonché innamorato, volendola “ così come sei”. Deludente invece Hugh Grant : tante (inutili) smorfie, ma poca e piatta recitazione. Purtroppo sembra sia sempre compreso nel pacchetto “commedia inglese”, da “Quattro matrimoni e un funerale” per arrivare a “Notthing Hill”.
Divertentissimi invece i momenti nei quali s’inseriscono gli amici di Bridget, pronti a donarle vere “chicche di saggezza” (…), le quali ovviamente non faranno altro che spedirla più velocemente verso situazioni surreali e assolutamente imbarazzanti. Avrebbero meritato nella sceneggiatura più spazio, come accadeva, infatti, nel libro, nel quale avevano un posto di tutto rispetto.
Più in generale, la trasposizione cinematografica tende a rilevare la situazione Bridget – Daniel – Mark, che evidenziare gli aspetti caratteriali della protagonista, mettendo in secondo piano momenti assolutamente esilaranti quali le riunioni tra amici o le lotte quotidiane con i cosiddetti “vizi” di Bridget: cibo, Bacco e tabacco.
Merito invece alla regista per avere dato spazio alla figura della madre della protagonista: insoddisfatta, immatura, irrequieta, in piena crisi d’età, colma di difetti, ma sempre pronta a sottolineare quelli della figlia. Disposta a lasciare un marito, servizievole e piatto, per buttarsi in una nuova avventura con un improbabile venditore televisivo, lampadato e superficiale, salvo poi ritornare all’ovile e venendo riaccolta a braccia aperte.
Romantico ma assolutamente svenevole il finale, con una Bridget che in mutandine tigrate corre sotto la neve in piena Londra per raggiungere l’amato, venendo da lui chiaramente accolta a braccia aperte.
Bella la colonna sonora, con pezzi di Robbie Williams (idolo britannico) e evergreen quali “Ain’t no mountain high enough” di Marvin Gaye, che accompagna egregiamente l’evolversi della storia.
In definitiva “Il Diario di Bridget Jones” risulta piacevole e leggero, dall’inconfondibile impronta “british”, anche se può risultare superficiale e con molti luoghi comuni. Ma il risultato finale non ne viene assolutamente intaccato: divertire.