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Si gira a Manhattan - Living in Oblivion
Anno: 1995
Regista: Tom DiCillo;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 01-04-2004


La grande guerra

Si gira a Manhattan. Tom DiCillo. 1995. USA.

Attori: Steve Buscemi, Catherine Keener, Dermot Mulroney, Danielle von Zerneck, James LeGros, Peter Dinklage

Durata: 91’

Titolo originale: Living in Oblivion

 

 

Manhattan. Una troupe, diretta dal regista Nick Reve, è alle prese con il film Living in Oblivion. La scena da girare è quella tra Nicole e Cora. Una serie di sfortunate coincidenze, costringe la troupe a fare più volte la scena fino a che, per un bip che non si riesce ad individuare, il regista perde la pazienza e se la prende con tutti. Quel bip in realtà è il suono della sua sveglia, è stato tutto un sogno. La troupe deve ancora iniziare a lavorare quella mattina, e la scena da girare è invece quella tra Nicole e l’attore Chad Palomino, che nella realtà sono appena andati a letto. Durante la scena però tra i due le cose non funzionano anche perché l’attore non riesce a stare al posto suo, cambiando continuamente l’interpretazione (indossando addirittura la benda che l’operatore porta sull’occhio). Finisce ancora una volta a rissa, ma questa volta è tutto un sogno di Nicole. La troupe deve ancora lavorare quella mattina, e la scena da girare è quella di un sogno d’ansia nel quale la protagonista desidera una mela portata da un nano. Durante le riprese Tito, questo il nome del nano, perde la pazienza perché non convinto che nei sogni la gente possa davvero vedere i nani, e lascia il set. Sopraggiunge la madre del regista la quale sostituisce il nano e realizza la scena. In realtà però questa è appena deceduta in ospedale e colei che è apparsa sul set è il suo fantasma. Quando al fonico spetta il compito di prendere l’ambiente, ognuno pensa a qualcosa di personale….

Seconda pellicola per il regista Tom DiCillo dopo il fortunato esordio con Johnny Suede (1991). Cinema nel cinema, ma non solo, soprattutto il cinema low budget e quello di chi troppo spesso non compare, il cinema fatto di e da operatori, fonici, segretarie di produzione, attrici che la gente ricorda perché sono finite a girare scene nella doccia con Richard Gere e registi che valgono qualcosa perché hanno la fortuna d’essere amici di Quentin Tarantino (il titolo originale, infatti, fa riferimento proprio a loro). DiCillo racconta il mondo del cinema lontano da Hollywood con una struttura a scatole cinesi (i due sogni non interrompono la storia del film ripetendola da capo, ma la costruiscono a poco a poco) che ha una sua sottilissima continuità nella figura del runner: dice in apertura che la scena con la madre (Cora nella prima parte della pellicola) è all’ordine del giorno (la madre si dirà morta invece solo alla fine della pellicola); quando Nick è in auto e gli racconta del primo sogno, quello gli dice che è un sogno d’ansia (che realizzeranno nella scena con Tito). Divertente e leggero, ben bilanciato tra sogno ed incubo, realtà e finzione (bianco\nero e colore, si alternano e si scambiano), Si gira a Manhattan è una gustosa commedia che fagocita cinema senza rischio d’indigestione e che per un certo verso gioca a prendere distanza anche da un altro grande punto di riferimento di questo genere di commedia, Effetto notte (1973) di Françoise Truffaut, ovviamente. Premiato al Sundance Film Festival per la miglior sceneggiatura (dello stesso regista) ed al Festival di Deauville. Il regista DiCillo era direttore della fotografia in Stranger than paradise (1984) di Jim Jarmush.

 

 

Bucci Mario

[email protected]