Unbreakable
– Il predestinato. M. Night Shyamalan. 2001. USA.
Attori: Bruce
Willis, Samuel L. Jackson, Robin Wright Penn, Spencer Treat Clark, Charlayne
Woodardm, Eamonn Walker
Durata: 103'
Titolo
originale: Unbreakable
Prologo: 1961, grande magazzino di Fliadelfia, un
difficile parto di un bimbo di colore nato con entrambe le braccia e le gambe
rotte. Storia. Di ritorno da N.Y., David Dunn, che lavora come uomo della
sicurezza ad uno stadio di football, si ritrova ad essere l’unico superstite di
un grave deragliamento che ha coinvolto il treno sul quale stava viaggiando. Il
giorno della messa in memoria delle vittime trova sul parabrezza della sua auto
un biglietto da visita della Limited Edition, all’interno del quale gli si
domanda se è mai stato ammalato nella sua vita. David, che non aveva mai fatto
caso a questa coincidenza, interroga allora figlio e moglie con esito negativo:
egli solo una volta ha subito un incidente d’auto che lo ha costretto ad
abbandonare la carriera nel football. Quasi certo di non essersi mai ammalato,
David si rivolge direttamente alla Limited Edition per avere chiarimenti e qui
conosce Eljiah Price, grande collezionista di fumetti ed affetto da una
particolare malattia che gli ha reso le ossa fragili (si lascia chiamare, infatti,
Uomo di vetro). Eljiah, dopo aver esaminato il suo caso, è sicuro di aver
trovato un predestinato, una di quelle figure classiche dei fumetti che sfugge
alla morte come alle malattie, e che quindi può essere la reale trasfigurazione
di tutti quei supereroi che per una vita gli hanno fatto da compagnia. Il primo
a credere alla storia è proprio il figlio di David, convinto addirittura di
poter sparare al padre senza che a questo accada qualcosa. Nel frattempo i suoi
genitori sono alla ricerca di una nuova stabilità famigliare, infranta (senza
troppe spiegazioni) da tempo. Quando David si convince di avere questi poteri,
ammettendo di non aver subito un infortunio, ma di aver utilizzato l’episodio
dell’incidente per non fare la carriera sportiva, si rivolge al suo amico per
chiedergli cosa fare di questi poteri, e così si pone al centro di una
frequentatissima stazione in modo da sfiorare le persone e capire se qualcuna
di loro è predisposta al male. Decide di seguire uno dei cattivi che gli
è capitato di toccare e salvando la famiglia che questo aveva sequestrato,
accetta l’idea di aver una missione di salvezza nella vita. Ad una mostra di
tavole di fumetti originali tenuta dal suo amico Eljiah, stringendogli la mano,
David capisce che è stato proprio questo a provocare il deragliamento del treno
sul quale stava viaggiando (ed anche altre tremende sciagure) spinto dalla
ricerca dell’eroe e convinto che questo lo avrebbe aiutato a definire il suo
ruolo di malvagio.
Dallo stesso regista del fortunato Sesto senso (2000),
un altro lavoro che gioca con i personaggi di riflesso (l’inquadratura che vede
la nascita di Eljiah non a caso incomincia da uno specchio), in questo caso
esempi quasi puri di Bene e Male, ma che si muovono all’interno di una
struttura narrativa alla fine poco avvincente, convincente e forse
eccessivamente positivista. Se David è il Bene (la scritta Security del suo
lavoro lo accompagna anche quando salva la famiglia sequestrata) e l’Uomo di
vetro il Male, e se è vero che uno definisce l’altro, è anche vero che
tutto il film parte dal dato di fatto che in America c’è un consumo di fumetti
così elevato tale da poter garantire il successo commerciale del film, il che
rende troppo semplice il lavoro del regista: tutto quel lato oscuro del cinema che
vorrebbe maggiori dettagli sui personaggi di contorno è completamente lasciato
al caso ed al senso (sesto?) del pubblico in sala. Non è ben chiaro, infatti,
perché il rapporto tra Bruce Willis e la moglie sia in crisi, non si capisce la
sofferenza del figlio di fronte alla potenza del padre da cosa nasca, e
soprattutto non vi sono novità narrative (nelle inquadrature e nella
realizzazione fotografica) rispetto al precedente lavoro del regista, anzi se
proprio bisogna fare un appunto, la soggettiva della bambina che osserva Bruce
Willis nel treno, non è capovolta quando la fanciulla si ritrova a testa in
giù. Un film che può essere valutato positivamente solo alla luce di
un’ulteriore lettura del significato ed una sua successiva sopravvalutazione.
Unico spunto interessante in realtà è proprio la scelta di Bruce Willis come
attore, campione per anni dell’action movie dai grossi incassi, che si ritrova
a giustificare il suo ruolo d’eroe attraverso la passione americana per i
fumetti. Oltre a questo, troppo poco, si è assistito alla classica portata da
baracchino alimentare: né carne né pesce, forse un hot-dog senza ketchup,
servito fuori tempo massimo. Fotografia di Eduardo Serra.
Bucci Mario
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