Panic room. David Fincher. 2002. USA.
Attori: Jodie Foster,
Kristen Stewart, Forest Whitaker, Dwight Yoakam, Jared Leto, Patrick Bauchau
Durata: 108'
Meg Altman, fresca di divorzio, e la figlia Sarah, hanno
appena preso possesso della loro nuova casa. Il vecchio proprietario,
ricchissimo, si era fatto costruire accanto alla stanza da letto una panic
room, una camera completamente isolata e capace di controllare tutto l’immobile
attraverso un diffuso sistema di videocamere, ed all’interno della quale è possibile
rinchiudersi nel caso di una pericolosa violazione del domicilio. Durante la
prima notte, un trio di scassinatori, convinto che la casa sia ancora libera,
riesce ad entrare. Junior, l’organizzatore dello scasso, è il nipote del
vecchio proprietario ed è a conoscenza di una cassaforte nella quale sono
custoditi svariati milioni di dollari. Al suo fianco decide di portare il
grosso e docile Burnham, un uomo di colore che ha lavorato per anni installando
panic room, e Raul, un rude e violento, sempre nascosto da un passamontagna.
Accortasi dell’intrusione, Meg riesce a trincerarsi nella panic room assieme
alla figlia, ma la cassaforte è proprio all’interno di questa. Attraverso
stratagemmi differenti, come l’immissione di gas nella camera isolata, il trio
cerca di far uscire madre e figlia dalla stanza sigillata in modo da poter
metter mano al bottino. Quando Junior si da per vinto e cerca di abbandonare
l’operazione, è Raul a farlo fuori e si sostituisce a lui nel comando delle
azioni. Arriva intanto il marito di Meg, contattato per pochi secondi dalla
moglie, ma è bloccato dalla coppia di malviventi ed usato per convincere Meg e
Sarah ad abbandonare la panic room. Nel frattempo la piccola, affetta da una
malattia, incomincia a necessitare di particolari cure che obbligano la madre
ad uscire dalla stanza isolata. S’invertono così i ruoli, con Raul e Burnham,
bloccati all’interno della stanza con Sarah malata, e Meg ed il marito fuori ed
in possesso della pistola di Raul. In un crescente finale, Meg riuscirà a
neutralizzare la coppia di malviventi.
Dopo un’ora sonnacchiosa, senza troppo calcare la mano e
far salire la tensione, David Fincher decide di concentrare tutta l’energia del
film negli ultimi quaranta minuti, in realtà davvero buoni. A tal proposito è
bene dire che la scena che vede Jodie Foster cercare il telefonino sotto il
letto è davvero d’effetto. I movimenti di camera sono costanti, lunghi,
penetranti, ed arrivano letteralmente dove solo l’aria è in gradi di arrivare,
ed in questo bisogna dar merito al regista di aver lavorato con notevole forte
sforzo immaginativo per ottenere così tanti movimenti in una situazione di
stallo come quella girata soltanto in interni. Oltre a questo, alla discreta
fotografia di Conrad W. Hall e Darius Khondki, ed agli interessanti titoli di
testa che mantengono le prospettive dei palazzi impressionati, non c’è molto di
più anzi, la sceneggiatura, che in film come questi dovrebbe avere ruolo
maggiore, sembra lamentare carenze di concretezza: la scena del gas e dell’esplosione
è letteralmente irreale, soprattutto se si vede Junior prendere fuoco ad un
braccio e Meg rimanere incolume (mi è capitato di vedere una cosa del genere in
un campeggio con un forellino di minute dimensioni e posso garantire che la
realtà è diversa); la scena della torcia per richiamare l’attenzione della
vicina è assurda, se si confronta il raggio di proiezione, con l’effetto sulla
finestra di quella (e la cosa che lascia perplessi è che quella si sveglia
davvero); infine il solito cavo (telefonico in questo caso), necessario a Meg
per improvvisarsi telefonista e chiedere aiuto, l’unico in mezzo ad un mucchio
d’altri piccoli cavetti ad avere una targhetta riconoscibile. Tutto davvero
troppo irreale, come Raul nel finale (il solito cattivo più duro a morire). Una
cosa infine offende davvero, la confusione dimostrata da tutti i protagonisti,
che citano film e televisione, come a prendere distanza dalla finzione per dare
significato alla loro realtà narrativa che, alla luce di quanto detto, appare davvero
fuori luogo. Dopo aver visto i precedenti lavori del regista, questo sembra
essere un passo indietro. Scritto per la Columbia e coprodotto da David Koepp,
girato in 22 settimane (previste 10) con J. Foster incinta in sostituzione di
N. Kidman, ritiratasi dopo 3 settimane per un ginocchio fuori uso. Più
credibile Forest Withaker nel ruolo di Burnham che la Foster in quello di Meg
Altman. Nulla d’eccezionale, purtroppo.
Bucci Mario
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