Alcune allusioni sono esplicite: "In che tempi viviamo ñ dice Grace dopo aver visto sulle picche dei facinorosi la testa spiccata dal corpo di Marie-Thérèse de Savoie-Carignan, principessa di Lamballe, una nobile sua amica favorita di Maria Antonietta ñ e questi filosofi che ci parlano dei lumi, che aprano gli occhi, dunque"; evidentemente preludono al bagno di sangue che "non si può interrompere una volta avviato", interloquisce Orléans; se non fosse stato girato prima del settembre 11 sembrerebbe un appello a coloro che si sono imbarcati in un´impresa luttuosa, che lascerà il pianeta (o ciò che ne resterà) completamente diverso, rivoltato; per quanti sforzi si facciano da entrambe le parti, il mondo come lo conosciamo ñ e come viene immaginato da tutti i contendenti ñ si dirige dopo traumatici sconvolgimenti verso un sistema che non potrà rispondere agli ideali di qualunque cultura precedente, sia essa nobile e realista, o girondina, sia borghese e sanculotta, o giacobina. Il sistema è destinato a mutare (negli Usa si è riscoperto il valore della gestione pubblica e solo i lacchè neoliberisti italiani, non a caso snobbati, procedono nei loro vaneggiamenti), come dopo una rivoluzione, durante la quale non ci sono regole, perché tutto è messo in discussione (anche il buon senso: non esiste un comune senso etico, che va ricreato ex novo) e quindi c´è spazio anche per coloro che rimestano nel torbido o si appellano a pretestuose rivendicazioni, faziose accuse, improbabili difese: che differenza c´è tra l´onorevole Vito e Chabot, che cerca di bloccare la britannica assolta dalla Convenzione, insinuando chissà quali complicità al punto da venire persino ricusato dal suo Robespierre.
|
|