Una pura formalità: vicino per parte dell'intreccio, ma senza la dannazione, né la disperazione verso il futuro inesistente, da cui scaturiva il bisogno di far prendere coscienza dei fatti nel film di Tornatore; invece in Lulu on the Bridge, rivolto verso il passato pure come impianto strutturale - non solo perché dal suo immaginario passato si attingono i frammenti usati, ma anche perché dall'incipit s'evidenzia la collocazione in quell'istante segnato dalla caduta del frammento, che è situato nel passato diegetico - si può scovare una redenzione nei segni, ovvero la peculiarità austeriana di trovare spunti di nuovo significato da cui avviare nuovi universi da singole labili tracce, che possono anche essere un legame minimo e avulso dal suo normale significato, come un segno di solidarietà compassionevole quale quello della croce, sposato con la pacificazione derivante dal favoleggiare con se stessi una vita diversa, più serena. Sollevato dal suo significato liturgico il segno della croce diventa pretesto per legare la storia immaginata con la morte, dando un senso alla morte stessa . Il senso starebbe proprio nell'aver potuto cogliere un amore come si sarebbe potuto vivere e la scommessa è rappresentata dall'uso di molti orpelli religiosi (gli amuleti egiziani del musicista, le foto esotiche dell'appartamento di Hannah,… ) e dall'esorcismo della morte attraverso magia e amor profano senza cadere nel misticismo o nel pasticcio surreale.
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