...solo certi aspetti riescono a trovare spazio: non basta ma aiuta a squarciare il velo Tav sul proprio... Autoritarismo e totalitarismo.
("Il presente è proteiforme...")
Autoritarismo e totalitarismo.
Si diceva a proposito di Francisco Franco che dapprima si trattava 'soltanto' di autoritarismo e solo in un secondo tempo di totalitarismo. L'autoritarismo della classe politica italiana si è fatto sistema nel momento in cui i dogmi della P2 si sono concretizzati con il governo Berlusconi e i suoi pennarelli superficialmente tracciati su anonime carte che nascondono territori e case, attività e persone; ma, attenzione, il sistema comprende anche il resto della classe politica, che si è riconosciuta tale, compattandosi quando ha avvertito come avversari gli altri poteri forti (Magistratura, Sindacati, rappresentanze sociali e da ultimo anche la Banca d'Italia), senza minimamente considerare i Cittadini, esclusi dal sistema e impediti a poter scegliere alternative, tranne quando decidono di costituirsi in Comitato... allora tutti - poteri forti e comitato d'affari politico - si sono coalizzati per soffocare la contestazione e la presa di coscienza di essere soggetto attivo e non solo corpo votante. L'apoteosi del sistema politico si ha con l'approvazione della "legge Obiettivo", che ha fatto meno scalpore di altre nefandezze di questo governo, sicuramente autoritario e con tendenza al totalitarismo, perché utile anche alla opposizione, che infatti nell'"affaire tav" (sintomatico che il volantino della Maurienne, distribuito a Torino durante il corteo del 17 dicembre in accompagnamento dei 30 sindaci transalpini, che ci hanno raggiunto, cominciando a protestare di fronte al voltafaccia del governo francese, fosse intitolato J'accuse. Semplicemente, à la Zola) ha nascosto le reali questioni per abbracciare gli slogan presidenziali o governativi, vacui, menzogneri e disinformanti.
Ora i cittadini si sono ripresi una valle ed è questo che Adonella Marena - come spesso le capita di captare in anticipo fenomeni originali nelle loro espressioni - ha documentato essendo stata presente durante la crescita e l'esposizione della protesta, come anche in Argentina Pino Solanas e ha stigmatizzato nel bel titolo (No Tav. Indiani di valle) la condizione che è stata tante volte simboleggiata dallo sterminio dei pellerossa americani, travolti da un falso progresso, che nascondeva solo affarismo.
Probabilmente saremo sconfitti perché la coscienza di cosa significa lo scontro di interessi ancora non è chiara nemmeno a certo ceto politico (figurarsi all'opinione pubblica tenuta nel silenzio o nella colpevolizzazione di questi nimby), ma l'evidenza di quegli interessi di pochi a fare un'opera faraonica e destinata al fallimentare nulla è troppo allettante per loro; tuttavia cosa ci aspetta... Probabilmente, dopo l'autoritarismo al confine dello stato di polizia con i controlli, i caroselli di cellulari e i pestaggi notturni, si passerà al totalitarismo: cioè la chiusura "totale" di ogni informazione con "Linguetta" - Gianfranco Bianco a inventare sempre nuovi scoop giornalistici a fare da cassa di risonanza al vuoto che nasconde il coacervo (altro che conflitto) di interessi che quella lotta No Tav ha evidenziato, innanzitutto andando a vedere tutti i documenti, presenziando pazientemente a tutti gli incontri con i pagliacci che anche nel video fanno la figura di cioccolatai; e intanto "Linguetta" continua a esasperare episodietti infimi dietro i quali nascondere le mobilitazioni e la sua voglia di business olimpico; la sua ignobile figura di leccaculo manca un po' nel video, ma è sopperita dalla presenza di Lunardi ospite di Fabio Fazio... a spacciare la vacuità e gli interessi inconfessabili.
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L'alternativa è forse proprio il video di Adonella Marena... In parte, forse, ma non basta... ce ne vogliono molti altri e probabilmente nella rete Videocommunity si produrrà quello che manca, anche con lei come animatrice insieme ad altri videomaker torinesi e non: nel video si documenta molto bene la lotta, si intravede la mobilitazione (quella precedente i giorni caldi che hanno ottenuto visibilità nazionale); quelli che rimangono impressi sono gli umori, sani, vivaci, ruspanti, ma anche fatti di giovani che percepiscono una lotta per cui vale spendersi in quanto i politicanti non possono metterci il cappello, di anziani che ricordano i racconti partigiani e l'occupazione nazista (nel video ancora non c'è il vile attacco notturno del 6 dicembre con le manganellate a donne e anziani dormienti, a civili che non stavano offendendo nessuno, ma il totalitarismo si affaccia già con le sequenze del Seghino), si documenta semplicemente la crescita di una ragione fondata su una reazione informata al tentativo di monetizzare la salute, di deportazione mascherata, di deturpazione di un'intera valle. Contro l'inutilità palese si è cominciata ad alzarsi una indignazione che nel video non manca soprattutto verso la fine, seguendo un po' l'iter della lotta stessa... ciò che non si poteva forse raccontare in 53 minuti sono i dati, le tabelle, gli studi, le analisi. Le cifre che inchiodano politici da un lato e i tecnici dall'altro: quei tecnici mandati per infinocchiare e che i valligiani sbugiardano nel video come nella realtà, grazie a un'autoinformazione dal basso da manuale degli anni Settanta, quei politici che si sottraggono al dibattito perché con la coda di paglia: parlano d'altro, divagano o minacciano o fanno previsioni di violenze; questo esiste nel video, ma esisterà forse ancora di più nel suo aggiornamento, perché è un work in progress, come dice Adonella, e di cose da raccontare ne ha ancora tante, perché nella Val di Susa non demordono... e ora nemmeno a Torino e fra un po' anche altrove: un movimento con presupposti non imbrigliabili e senza connotazioni tali da renderlo etichettabile in negativo, ma che ha una forza, quella della ragione, che fa paura ai comitati d'affari ispirati al totalitarismo.
La scelta di Adonella è quella di dare immagini ai momenti topici che hanno scandito la crescita del Movimento e quindi sequenze collettive, soprattutto estive, che si caratterizzano per l'atmosfera conviviale con battute esilaranti e fresche (ad esempio quando uno dei valligiani in presidio giunge a chiedersi ad alta voce: «Voglio vedere se ai sindaci alzano un bastone sulla testa»; la risposta è un ispirato: «Se lo facessero si possono scordare il Tav»; con la chiosa cinica: «Allora sacrifichiamone uno». Poi si è visto che non sarebbe stato comunque sufficiente).
A quelle immagini si alternano voci singole di persone che hanno rischiato la deportazione, che non hanno certezze relative alla propria salute messa in forse dai lavori e nemmeno sanno come sarà il paesaggio nei dintorni della propria casa: c'è pacatezza, certezza delle proprie affermazioni, anche dolce documentazione di un tramonto tranquillo, senza rumori di cantieri o di treni lanciati a folle velocità: un quadro. Con questo offre un lascito per i posteri, consegna anche documenti utili per future ricostruzioni di un Movimento molto innovativo per partecipazione multiforme, per la compattezza dei partecipanti, per la determinazione e la distanza da qualsiasi cappello politico, pur essendo molto politicizzato e disincantato. Per la sua informazione... manca un po' l'impossibilità o la scarsa visibilità delle proprie innumerevoli ragioni che andrebbero esposte con dovizia di cifre e dettagliate tabelle e grafici precisi, le analisi non mancano e sono state esposte in infiniti convegni, perlopiù successivi al 31 ottobre, data ultima per questa prima versione del film, a che possano essere stati inseriti: per ora ci sono molteplici didascalie che riportano luoghi, date, elementi minimi per inquadrare il problema; non ancora le informazioni che inchioderebbero i disinformati politicanti quando raccontano di valli senza più Tir, quando sanno benissimo che solo l'1 per cento di questi saranno convinti a usare i binari (perché non ci saranno balzelli per disincentivare il trasporto di merci su gomma, in quanto la lobbies dei camionisti non vuole ovviamente pagare di più per le merci che adesso trasporta a prezzi utili semplicemente per incentivare un qualunque trasporto, che è il vero affare al di là della destinazione d'uso), non c'è il preciso studio di Mirco Federici sul sorprendente risultato delle analisi fatte sull'impatto ambientale: inquinano meno i tir della Tav, perché - a parte 25 anni di 500 camion al giorno su e giù per la Valle a scaricare smarino (inquinante) - la produzione di energia elettrica da fornire a Tav inquina (altrove, quindi non nel giardino di questi eroici valligiani altruisti) di più, mentre un treno normale assorbe molto meno; non viene fuori che il nodo ferroviario torinese sarà penalizzato: i pendolari staranno ancora peggio a favore dei pochi ricchi e delle molte merci inutilmente trasportate velocemente (ma caricate lentamente, tanto da perdere più tempo in fasi di carico/scarico rispetto al risparmio di ore viaggiate), né che i vagoni e le locomotive - e le loro dimensioni - hanno peculiarità negative nel confronto con il pendolino, che andranno a un'andatura di 140 km/h in salita, a fronte dei 110 della vecchia linea (che però non ha bisogno di una massicciata di trenta metri per essere stabile), né che le tratte prima e dopo quella internazionale saranno costruite solo al termine di quei lavori (a dimostrare che non interessa "non essere tagliati fuori dall'Europa", ma solo dare i soldi a Lunardi e alle coop rosse, a qualunque titolo) e che gli scartamenti cambiano 4 volte tra Lisbona e Kiev; non ci sono ancora interviste a geologi, chimici, sanitari che hanno già studiato l'impatto della presenza dell'amianto, allarmante ma non ancora completamente analizzato in modo che si possa parlare di estrazione in sicurezza; mancano accenni precisi alle tangenti che si sono già scoperchiate in questi 15 anni, come manca qualcuno che si prenda la briga di dire in video quello che tutti sanno: i lavori non finiranno mai, sia per il modo in cui sono stati affidati i lavori (i privati hanno vantaggio a tirare per le lunghe e il pubblico si accollerà un manufatto che non può produrre reddito, sia nelle proiezioni nel modello neoliberista, sia per i flussi di traffico previsti: l'Italia ha già un debito di 2 milioni e mezzo di euro all'anno fino al 2040 per quest'opera, ma non saranno sufficienti, visto che la sicurezza richiede ben altro), sia perché costi, tariffe, bisogni di trasporto non saranno appetibili e la necessità dei politici non è di finire ma di iniziare i lavori per spartirsi soldi di appalti. Tutto questo per ora manca, perché ci vorrebbero ore di girato e perché il taglio scelto è quello emozionale e documentario di fatti a cui Adonella ha partecipato mentre il Movimento si gonfiava (e non si poteva avere la percezione di tutto quello che c'era dietro): pochi dati sono puramente scientifici, anche se sono documentati mezzi tecnici utilizzati per, ad esempio, registrare il livello di rumore: a quando Piero Angela potrà sopperire a questa parziale informazione che i mezzi e i tempi di un film divulgativo di lotte non poteva permettersi...? In questi casi si sente il bisogno di diversi lavori con intenti e vocazioni diverse, ma ormai il servizio pubblico non sarebbe nemmeno in grado di fornire informazioni, anche se volesse. E non vuole. Questa, di comprendere meglio dal punto di vista tecnologico, è una richiesta andata delusa anche sulla carta stampata, partita da Luciano Gallino (su "La Repubblica") che chiedeva di essere edotto sugli aspetti tecnici, ma ad oggi (21 dicembre 2005, un mese dopo l'articolo di Gallino) nessun Solone proTav ha azzardato un qualunque studio scientifico.
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La forza di questo movimento è politica nel senso sano del termine: occuparsi della cosa pubblica, in questo caso addirittura in modo comunitario (e persino assembleare!), sviscerandone gli aspetti e schierandosi al punto da frapporre i propri corpi tra i motivi del contendere - le proprie terre - e i prezzolati militari mercenari inviati da un potere corrotto e amorale, menzognero e truccatore. Nel film di Adonella viene in risalto questo bisogno di essere protagonisti (anche un po' l'autocompiacimento senza spocchia: in dimensioni ridotte è lo stesso sentimento che traspare da certi documenti della Resistenza, da certi documentari alla Gobetti) e persino un po' la sorpresa di essere in grado di farlo e la determinazione con cui lo si fa, persino il divertimento nel scoprirsi comunità, al punto da scherzare con gli scolapasta sulla testa a mo' di elmetto sulla sacrificabilità di un sindaco che potrebbe immolarsi facendosi bastonare in modo da bloccare il progetto... o fare un'istallazione artistica come il cimitero di sicuro effetto fatto di croci diverse, in legno, che per tutta l'estate è rimasto ben visibile a fianco della strada; non è invece così evidente la capacità di affrontare ogni aspetto tecnico, perché va a impattare contro lo stesso muro delle trasmissioni televisive, inseguendo i dibattiti (che è giusto documentare a futura memoria), offrendo spazi visivi alla parte ufficiale si rischia sempre di venire irretiti dalla facondia vacua del comitato d'affari: nemmeno a "Ballarò" i valligiani sono riusciti a esprimere quali erano i termini della questione perché questi erano sempre spostati altrove, su piani sfuggenti che alla fine impedivano di far comprendere davvero nei singoli ambiti quali siano i danni a cui si va incontro. E nemmeno dopo la visione del film risulta chiaro altro, se non che intuitivamente lì è annidato sicuramente il Male, che è giusto contrapporsi... probabilmente la prossima versione ci fornirà anche i dati da contrapporre alle evidenti menzogne dei protervi affaristi protav.
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Si tratta dunque di un documento ancora in elaborazione, con infinite immagini da aggiungere a quelle millenaristiche e suggestive dall'alto dela Sacra di san Michele, commentate da volti antichi, barbe imponenti che traggono la loro autorevolezza dal rapporto privilegiato con la montagna, quasi sacrali, ma capaci di ridere e inventare slogan («Suma tüti plandrùn» quando Lunardi ci aveva tacciato di essere sfacendati; o l'ormai mitico «A sarà düra», che contiene sia la difficoltà per i nemici di far passare la loro linea e contemporaneamente dice della determinazione della lotta)... Più avanti saranno documentati anche questi ultimi due mesi esaltanti, e non solo con l'escamotage dei due schermi appaiati, descritti dalla didascalia che storicizza: per ora, che la materia è in "movimento", è forse l'unico modo per raccontare in tempi brevi, per controbattere con un istant movie la disinformazione di Vespa e soci, poi bisognerà rimeditare e selezionare il materiale video per offrire anche una interpretazione, rimediare alla tentazione di dare spazio solo alla "eroica" lotta di gente semplice e tutt'altro che incline alla retorica e arrivare alla fine ad argomentare i motivi per un NO grosso come una montagna, come un melone, come un Rocciamelone.
Una delle didascalie del film di Adonella cita un libro edito nel 1993 dell'allora non ancora Governatore della regione Piemonte, Mercedes Bresso: «La velocità è una delle principali origini dei danni all'ambiente e dello spreco delle risorse. Per risparmiare tempo umano si spreca il tempo dela natura». La regista di Collegno colloca questa scritta in un poetico controluce idilliaco, che esalta lo stridore tra la pacatezza della cornice e la velocità stigmatizzata dalla scrivente non ancora convertita agli interessi della Tav.
NOTAV - Cronache a bassa velocità
| Data Evento: | venerdì, 30 dicembre 2005 | Ora Inizio: | 20:30 | Altri video | Data Finale: | venerdì, 30 dicembre 2005 | Ora Termine: | 21:30 | Spazio: | Spazio di documentazione iniziative No Tav | Descrizione evento: | Venerdì 30 dicembre ore 20.30 in onda su Videogruppo la prima puntata di 'NOTAV - Cronache a bassa velocità' a cura di Videocommunity.
Nella prima puntata cronache dal 31 ottobre al 4 dicembre.
Seconda puntata (ven 6 gennaio stessa ora): dal 5 al 17 dicembre.
Terza puntata (ven 13 gennaio): antefatti, dalle prime manifestazioni ai presidi dell'estate
Per info: www.videocommunity.net
NO TAV: cronache a bassa velocità
tre puntate sul tema NoTav realizzate con il contributo di videoamatori e filmakers. Attraverso la semplice sequenza cronologica di spezzoni di girato il racconto dei momenti più significativi di crescita, confronto, partecipazione e solidarietà. Un puzzle costruito dal basso, con il linguaggio della presa diretta, per far conoscere in modo più approfondito e veritiero, rispetto a quanto fatto dai mass-media, il movimento notav.
Prima puntata - venerdì 30 gennaio ore 20,30
Seconda puntata - venerdì 6 gennaio, ore 20,30
Terza puntata venerdi 13 gennaio ore 20,30 | Importante: manifestazione a Chambery: 7 gennaio, ore 14; autorizzata e pacifica, fondamentale per far diventare la protesta europea
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