HyperDark - Ipertesti

France Europe Express
viaggio fra le vite del cinema francese di oggi
5. Il cortile di casa francese
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Loin

Techine usa un amore interrazziale per mostrare la distanza che ancora si frappone tra modi di vivere e amare, tra concezioni di sentimenti e insensibilità occidentali, anzi tra francesi - e dunque la nazione che maggiormente si è posta l'interrogativo di come realzionarsi - e loro ex colonie. Sarà questo passato che non passa mai (nemmeno per gli approcci più antropologici), ma di anno in anno non si colgono significativi passi avanti nella tolleranza: il camionista intruso in terra maghrebina si muove come un elefante in un negozio di cristalli e la ragazza autoctona finisce con assumere un aspetto auratico, che non può corrispondere a quel territorio: potrebbe intendersi come un Samia a terre invertite, dove è l'occidentale a non riuscire a liberarsi dei suoi schemi, ma comunque chi ne fa le spese è sempre la donna, da una parte o dall'altra del Mediterraneo.
Ciò che sorprende è la capacità di far capire sullo schermo immediatamente quale cultura in quel determinato fotogramma sta permeando di sé la scena e di conseguenza solo quando sono compresenti in scena si scatenano incomprensioni e contrasti; e contemporaneamente la storia d'amore rappresenta perfettamente l'attrazione tra i due mondi.

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Bent Keltoum

È difficile anche solo cogliere la delicatezza dei temi che l'opera di Techine tocca, senza in alcun modo riuscire a esaurirli. Ma ancor di più è arduo comprendere la compromissione della Francia in terra africana; nell'ultimo anno si è fatta sentire ancora di più condizionandone a dismisura la produzione che si presenta sempre più francesizzata; anche perché le crew sono in buona parte francesi, i finanziamenti sono esclusivamente transalpini, persino il pubblico è selezionato tra gli europei illuminati che s'interessano di storie ambientate e ideate oltremare.
Lo scambio - sempre un po' in passivo per gli africani - è sempre presente nelle pellicole che hanno a che fare con i territori ex coloniali. E sempre più spesso le nuove generazioni africane rifiutano la cultura di appartenenza dopo lunghi periodi in occidente, magari per studio o addirittur perché nati in Europa: è il caso di Bent Keltoum di Mehdi Charef, lì la ragazza alla ricerca dela madre, scopre ogni aspetto della vita e della tradizione ai suoi occhi selvaggia delle tribù del deserto, fino a scoprire un'atroce verità, rivelatale da quella che crede essere sua madre, mentre è sua zia e la madre tanto a lungo ricercata era accanto a lei per tutto il lungo road movie, la zia mezza matta così differente da lei, così sottomessa, fin dall'adolescenza quando fu costretta - per comprare l'autoclave del pozzo - a prostituirsi con un'intera guarnigione. Episodio che la rese pazza. Emblematico che il regista cinquantenne viva da vent'anni in Francia e ci sia tornato con gli occhi che vediamo attributi alla ragazza. È un altro aspetto dell'eccezione culturale e probabilmente è qello che fa gridare allo scandalo la Francia quando si vede insidiato il primato del neo-colonialismo dagli americani