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Giochi da bambini
La rappresentazione cinematografica del lavoro minorile da Sciuscià a Osama

Immaginiamo di essere una bambina afghana di dodici anni, cresciuta tra guerre, povertà ed orfana di padre.
Vestiamo poi la condizione di un minore pakistano, primogenito di una numerosa famiglia povera in un villaggio sperduto.
Supponiamo di crescere tra profughi afghani, le cui figure genitoriali siano state fisicamente offese dalla guerra.
Caliamoci nella realtà infantile delle favelas brasiliane, dove i bisogni primari vengono soddisfatti attraverso l'appropriazione di quelli altrui.
Siamo ora nel nostro mondo "sviluppato", un sedicenne napoletano di Secondigliano, orfano e unica risorsa per la famiglia.
E alla stessa età ci trasferiamo in un sobborgo di Glasgow, con un padre disoccupato.
Tutti queste parti che abbiamo ricoperto sono accomunate da una condizione unica: l'indigenza, il presupposto dello sfruttamento. Minorile.
Questo gioco di società ci rappresenta l'agghiacciante emergenza del child labour e la sua rappresentazione cinematografica. Un'emergenza priva di qualsiasi forma di rispetto.
Ma definiamo il profilo reale di una fascia debole ed indifesa.

Paesi in via di sviluppo e paesi sviluppati

Secondo le più recenti stime dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel mondo ci sono circa 246 milioni di minori sfruttati.
Il dato agghiacciante riguarda anche noi, oltre ai paesi in via di sviluppo (60% Asia, 29% Africa, 8% America Latina). L'ISTAT registra 144.285 bambini tra 7 e 14 anni economicamente attivi in Italia, di cui almeno 31.500 sfruttati.
La Convenzione OIL n. 182 sostiene l'approvazione e l'applicazione di strumenti di intervento nazionali per affrontare le forme estreme, ma in diffusione, di sfruttamento dei minori sul lavoro. Adottata il 17 giugno 1999 ed entrata in vigore il 19 novembre 2000, ad oggi la Convenzione è stata ratificata da 144 Paesi, che s'impegnano ad adottare, con procedura d'urgenza, misure immediate ed efficaci atte a garantire la proibizione e l'eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile.
L'Asia è il continente principe dello sfruttamento del "child labour", un vero e proprio modello produttivo.
In Africa lavora un bambino su tre.
In America Latina il 17% dei bambini al di sotto dei 15 anni sono attivi.
Gli Stati Uniti impiegano illegalmente in attività agricole, commerciali e manifatture, nell'industria pornografica e nel traffico internazionale della prostituzione 300.000 minori.
L'evoluta Europa registra una ripresa del fenomeno, consentita da una direttiva dell'Unione Europea sul lavoro infantile stagionale e familiare. Le forme di sfruttamento minorile registrano traffico internazionale, prostituzione infantile, accattonaggio, attività criminali e, addirittura, l'impiego nelle forze armate. La stessa Gran Bretagna, che fu il primo paese a regolare il lavoro minorile nel 1833, invia i minori a morire al fronte (Golfo, Falkland e Kossovo).
In Portogallo il 5% dei ragazzi tra i 12 e 14 anni possono per legge essere impiegati in lavori minorili "leggeri".
In Italia i bambini attivi e sfruttati sono spesso stranieri: almeno 3.000 bambini albanesi schiavi sono dediti all'accattonaggio; il traffico a scopo di prostituzione di bambine e ragazze albanesi, nigeriane, russe e dei paesi dell'Est è in aumento; i bambini Rom vengono sfruttati per attività criminali e "formati" nelle scuole siciliane ad usare, smistare armi e trafficare stupefacenti, come segnala la procura di Caltanissetta; più di 30.000 minori, in gran parte cinesi, lavorano nell'area intorno a Firenze.
Dati reali, raccolti dalla Global March Against Child Labour e contenuti nel rapporto "Out of the shadows. Global Report on the Worst Forms of Child Labour for 2002".

Ragioni e condizioni di un fenomeno allarmante

All'origine della situazione cause e conseguenze legate alla povertà: più una popolazione è povera, più attecchisce l'analfabetismo, più rimane nel sottosviluppo, più non conosce il concetto di libertà.
E' per questo che i popoli sudditi indebitati del Sud devono lavorare molto, vendere molto e consumare poco per ripagare il debito.
L'articolo 8 della Convenzione OIL n. 182 invita gli Stati membri a prendere le opportune iniziative per fornire reciproca assistenza nell'attuazione delle sue disposizioni attraverso il rafforzamento della cooperazione e/o dell'assistenza internazionale. Ma il fenomeno continua ad aumentare sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati.
A che serve allora una convenzione tra 144 paesi, se non si battono soluzioni possibili come una crescita economica sostenuta che conduca al progresso sociale ed in particolare all'alleviamento della povertà e all'istruzione universale? O al rispetto?

I giochi da bambini nella settima arte

Vestiamo allora i panni dei protagonisti delle pellicole sul "tema".
Ragioni, condizioni e possibili soluzioni dello sfruttamento dei minori sono tematiche delicate. La ricca filmografia relativa a queste violazioni quotidiane e globali è rappresentata da esseri umani di grande sensibilità, coscienza e rispetto.
Non solo grandi maestri del passato come De Sica, che in Sciuscià, filmò due ragazzini che nell'immediato dopoguerra si guadagnavano da vivere facendo i lustrascarpe (gli "sciuscià" appunto, dall'americano shoeshiner). Il grande capolavoro del "neorealismo italiano" è stato l'antesignano di una molteplicità di pellicole, che da quel lontano 1946 arriva fino al primo Golden Globe afghano come miglior film straniero ed a "Vento di terra" di Vincenzo Marra in uscita a fine maggio. Due titoli recenti che consentono il nostro gioco delle parti per riflettere su cause e condizioni, vagliando possibili soluzioni.
Il sedicenne Enzo descritto dal regista napoletano non ha la stessa maturità e forza d'animo di una bambina afghana di dodici anni, orfana anch'essa, ma calata in una realtà priva di un impianto legislativo-sociale.
Osama di Siddiq Barmak, non è la biografia di Bin Laden, bensì l'antitesi del wahabismo. Promosso dal Ministero dell'Orientamento e della Cultura Iraniano e dalla Makhmalbaf Film House, il primo film della nuova era afghana fa parte dei 55 progetti educativi in Afghanistan realizzati dall'ACEM iraniano (Afghan Children's Education Movement).

Trasformiamoci ora nella bambina afghana.
Osama è l'unica risorsa economica di una famiglia al femminile. L'iniziale documentaristica manifestazione dei burqa fende i nostri sensi per mostrare le ragioni di una nonna e di una madre, a cui il conflitto ha sottratto le figure maschili. La scelta di travestire la dodicenne protagonista in un bambino è volta a procacciare lavoro e pane per la sopravvivenza, anche se la trasforma in oggetto di sfruttamento. Ma quando viene rapita come tutti i bambini del quartiere e condotta alla scuola militare dove vengono formati i talebani, approfondiamo le ragioni e l'essenza di un paese, dove l'unica forma di libertà per la bimba scoperta è quella di divenire la sposa del vecchio direttore della scuola. Vestendo anche lei il burqa, come le altre consorti. Barmak usa la sua ars come un regista consumato e trasforma lo spettatore nello straniero che scopre cause (povertà, guerra, condizionamenti internazionali e limitata coscienza della popolazione) e condizioni (sfruttamento del minore non solo lavorativo, ma anche educativo. Alla guerra.). E sogna possibili soluzioni: la diffusione di una cultura del rispetto. Che non passa per la repressione di culture diverse da noi.

Diventiamo ora un bambino pakistano.
Cose di questo mondo di Winterbottom (Orso d'Oro alla Berlinale 2003) registra le ragioni dell'indigenza che portano un padre ad investire tutto sul viaggio della speranza del figliolo verso l'Occidente. L'importazione illegale del minore a Londra, battendo l'antica Via della Seta, è vista spesso dalla handicam, proprio nei momenti di identificazione e difficoltà. In Iran, Turchia, Grecia, Italia, Francia, Inghilterra Jamal saggia il concetto di sfruttatamento lavorativo ed umano, e noi con lui, passando da una nave ad un camion, da un auto ad un container, dove la morte sembra il minore dei mali di una mercificazione internazionale.
In questo ruolo capiamo perché le famiglie vendono i figli.

Ora siamo un niño de rua.
Buscapé, il protagonista di City of God (2002) di Meirelles, racconta la sua vita nella favela e l'inesorabile destino di morte e di violenza che incombe su tutti i ragazzi, che non arrivano ai vent'anni, passano da una dipendenza all'altra, vengono sfruttati per i traffici più adulti e giocano alla vita per sopravvivere. Una fotografia indelebile della forza necessaria per sopportare esperienze estreme e scegliere un percorso costruttivo. Ma quanti ce la fanno da soli come Buscapè?

Ora siamo un adolescente scozzese.
Ken Loach torna in un sobborgo, quello Greenock di Glasgow con Sweet Sixteen. Il sedicenne Liam cresce tra i giovani della low class che vendono sigarette di contrabbando dall'età di sette anni ed i cui padri, rimasti senza lavoro dopo la chiusura dei cantieri navali, ingrossano le fila degli spacciatori e dei morti per overdose.
L'amarezza ci pervade ricordandoci che la nostra società esalta la retorica della fatica per stimolare la volontà di far carriera: l'essere umano, di ogni età, insegue sogni di benessere allontanandosi dal rispetto per se stesso. Quindi, non conosce quello per l'altro.

Concludiamo il nostro gioco interpretando il ruolo di una piccola pakistana.
Sotto lo sguardo di Majid Majidi immaginiamo un mondo diverso ed una soluzione possibile: il rispetto. Baran registra la condizione dei minori afghani in Iran, dove si ripara come profughi e si vive da clandestini, imboscati nel lavoro nero. La visione religiosa ed i delicati rapporti umani svelano un altro travestimento. Proprio come Osama, è una bambina che sostenere la famiglia. Ma a differenza di Barmak, Majidi rappresenta la sopravvivenza in un contesto di amara vita lasciandoci immaginare un happy end. Sotto il burqa di Rahmat. Il simbolo di una cultura, che chiede rispetto. E continua a ricevere repressione.

Ma non è mai concluso questo infame gioco: nell'Afganistan liberato la ragazzina può anelare alla galera nell'apologo di Merziyeh Meshkini...

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Action! Against Child Labour.

Le ingiustizie che offendono Enzo, Osama, Jamal, Buscapé, Liam e Rahmat sono l'oggetto del lavoro quotidiano di Manitese, ONG (Organizzazione non governativa) che si occupa dal 1964 di sfruttamento del lavoro infantile, denutrizione e difesa dei diritti umani.

Il suo concreto intervento, sostenuto dai privati e dai finanziamenti pubblici dell'Unione Europea, del Ministero degli Affari Esteri e degli Enti Locali, persegue l'obiettivo dell'autosufficienza e dell'autodeterminazione delle comunità che beneficiano dei 2000 progetti realizzati fino ad oggi. Dimostrando che lo sviluppo dei paesi poveri, se sostenuto, è possibile.

Proprio in questi giorni Manitese sta conducendo una campagna sullo sfruttamento del lavoro minorile: coordinatore europeo della Global March against Child Labour, in collaborazione con i sindacati italiani CGIL, CISL e UIL, alla prima conferenza internazionale "Children's World Congress on Child Labour" (10-12 maggio 2004 – Firenze) trasformerà i bambini-lavoratori di tutto il mondo nei principali protagonisti, decision-makers, relatori e beneficiari del progetto a loro dedicato.

L'impegno per il rafforzamento della cooperazione con i paesi in via di sviluppo per la lotta contro le speculazioni finanziarie, per la cancellazione del debito dei paesi poveri, per il rispetto dei diritti dei lavoratori nel mondo, per un consumo critico e contro lo sfruttamento del lavoro infantile avviene anche tramite iniziative di sensibilizzazione.

L'obiettivo è mostrare all'opinione pubblica che i problemi dei paesi più poveri derivano da politiche nazionali e internazionali che mirano al profitto di pochi.

"Action! Against Child Labour." è una di queste iniziative. Una rassegna itinerante che porta in giro per l'Italia film che rappresentano cause, condizioni e possibili soluzioni allo sfruttamento del lavoro minorile.

Il percorso, che utilizza uno strumento di comunicazione di facile fruizione, partirà il 15 aprile, in occasione dell'anniversario della morte di Iqbal, il bambino pakistano assassinato per la sua attività sindacale. L'inaugurazione lancerà il messaggio iniziale della campagna "Action!" a Milano presso Anteo Cinema proponendo Osama e City of God ad ingresso gratuito. La circuitazione continuerà fino al Congresso di Firenze nelle principali città italiane, Napoli, Catania e Bari, con Cose di questo mondo, Baran, Sweet Sixteen, per chiudere (7-9 maggio) ancora con lo sguardo di Osama presso il Cineclub Filmstudio '90 di Varese.

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