Che altro è la trama se non una sostituzione a Dio nella edificazione di un mondo accettabile, perché è insostenibile per una mente sensibile ciò che è avvenuto: perciò i confini del possibile si dilatano ed il demiurgo può inventarsi un territorio franco in cui possono penetrare soltanto i reietti: ebrei e zingari (uniti nella muzika), ma solo i matti si riconoscono nei loro camuffamenti. Infatti i nazi veri non hanno che ruoli di spalla e risultano oggetto di burla e di turlupinamento linguistico, ma, come i comunisti osservatori a distanza della carovana, non riescono mai ad entrare in quella nicchia riparata che per colmo di autoinganno è l'astrazione adattata dello stesso treno destinato ai campi.

E la negazione di Dio si fa più forte durante le liturgie, che sono rappresentate nella loro ritualità, riempite di bisogno di celebrare il Purim come normalità che sacralizza qualsiasi luogo ("La terra potrebbe essere santa ovunque"), quanto svuotate del loro valore religioso, che non può più rivelarsi dal momento in cui viene rappresentato sullo schermo l'incenerimento della Torah, distrutta con gli arredi e le suppellettili della povera sinagoga dello shtetl (il villaggio): l'arca, le tovagliette ricamate e i rimmonim ad ornamento del bastone della pergamena.

Tutti gli oggetti utili per una spiegazione sacra del mondo sono distrutti dall'insensatezza e quindi si riutilizzano i frammenti della memoria del loro senso per creare una "realtà" che conduca fuori dall'incubo, forzatamente laica dal momento che nulla può la tradizione della megillah (il più volte citato libro di Esther), che ricordava il salvataggio dallo sterminio degli ebrei progettato dal visir Haman: in questo caso la Shoa è in corso e nessuna Esther potrà intercedere, se non l'immaginazione del demiurgo: "Vi siete mai chiesti se l'uomo esiste?" è la risposta alla domanda rilanciata tra le diverse fazioni sull'esistenza di dio e la risposta è sorprendente e riassume tutto il film: "L'uomo ha scritto la Torah senza maestri: si è paragonato a Dio ed ha creato Dio per creare se stesso, per paura di stare solo. Noi esistiamo?". La risposta a questo interrogativo, che capovolge quello iniziale sull'esistenza di Dio al di fuori di un demiurgo umano, coinvolge non solo il criterio adottato dalla sceneggiatura del film, non solo l'autore ed il suo personaggio fattosi autore, ma anche il nostro ruolo nella vicenda e nella vita ed il rapporto di tutti con l'esistenza. Il tutto a partire dall'Olocausto, negato per rafforzarne la memoria, che scaturisce solo nell'estremo epilogo, dopo che la finzione è sostenuta fino in fondo, persino nei classici racconti del destino che si sarebbe voluto assegnare ad ognuno, ma il climax ha fatto sì che il parossismo immaginativo abbia deformato a tal punto il racconto che il treno indenne in mezzo alle granate sibilanti intorno sembri un racconto di Münchausen .