Superamento dell'umanesimo: fine degli arnesi e dei sistemi













L'iconologia che sta dietro è coltissima: dalle picche lanzichenecche - diretta promanazione  da Paolo Uccello -  alla tavola anatomica al momento dell'amputazione, dove gli strumenti del cerusico (ebreo, quasi un alchimista delle sanguisughe) escono dall'aura magica di Sleepy Hollow e diventano arnesi del passato, connotati come tali; per iniziare con le armature vuote e scintillanti effimericità dell'uomo uscite da Lancelot du Lac di Bresson (film che rappresenta un approccio nuovo alla ricerca dell'Assoluto, insita nel mito del Graal, travalicato dal senso di sconfitta che pervade l'intero film, come avviene per l'opera di Olmi) e finire sugli stucchi e gli affreschi che fanno da specchio, anche capovolto, del travaglio di un'epoca da archiviare attraverso il sacrificio di un uomo giovane, pieno di dignità: un vero galantuomo. In quelle immagini è contenuto il prezioso scrigno dell'istantanea sul passaggio epocale: per aprirlo si deve accettare il principio che "le armi da fuoco cambiano le guerre, ma sono le guerre che cambiano il mondo" solo temperato dall'augurio disatteso - e quindi dal tono amaramente dolente - che chiude il film: "Mai più fosse usata contro l'uomo la potente arma da fuoco". Due tra le pochissime battute che non siano ascrivibili al racconto fuori campo (recitato da Omero Antonutti) o a documenti o a citazioni dei potenti dell'epoca







Una data che il regista pone al centro della sua speculazione sulla fine di un'epoca