Quando i bisogni si collocano al grado zero dell'istinto e si inseguono senza remore, allora si scatenano manifestazioni corticali che fanno leva sul più recondito bisogno dello spettatore di godere del risultato di una fantasia sbrigliata. Se poi questo immaginario è proposto in un canovaccio surreale capace di farci vivere il gusto per la festa insito nella cultura gitana, allora si assiste ad una coinvolgente sarabanda zingara, raggiungendo in un climax irresistibile il livello di baraonda, nella quale si susseguono le situazioni più improbabili ed i personaggi apparentemente più anormali che si possano immaginare. In realtà la gaiezza non spensierata, i cui gesti e balli apparentano la gioia di vivere dei protagonisti con il ricordo ancestrale di un mondo perduto dal pubblico occidentale, rendono i caratteri e le situazioni originali traduzioni in slavo delle slapstick comedies, mantenendo la stessa fresca genuinità.