Le didascalie adottate da Jarmush si collocano tra il recupero della purezza del muto e l'omaggio alla calligrafia nipponica

Non è casuale la scelta della celeberrima raccolta di racconti di Akutagawa come trait union e oggetto di passaggio di mano volto a spostare in una sfera mitopoietica il racconto: infatti è un racconto sull'egoismo già nelle intenzioni dello scrittore giapponese di inizio secolo, e il sentimento dominante di un mondo a cui Ghost Dog non può più appartenere è proprio quello; Kyôto, antica capitale nei pressi della quale era la Porta Rashô viene presentata in decadenza, e a Jarmush preme sottolineare la disgregazione degli universi di riferimento dei protagonisti; fu scritto con l'intento di creare un racconto umoristico, e molte situazioni descritte nel film sono esilaranti; spesso nella raccolta di racconti il protagonista è un ladro, a cominciare da quello che le dà il titolo

«Nella perfetta ricostruzione di un ambiente di alcuni secoli prima, viene inserita una storia fantastica. Sono stati definiti dalla critica "racconti moderni che portano il vestito di storia"»

(Ryunosuke Akutagawa, Rashômon, Torino, TEA, 1988, Introduzione, p. VIII)

La serie di informazioni al lettore (e allo spettatore nel film), pure nella cornice ambientata alla porta nel film di Kurosawa, subisce costanti ritocchi; ogni rimaneggiamento è un colpo di pennello che sposta leggermente il punto di vista. Ad esempio nel racconto si legge: «L'autore poco fa ha scritto "un servo aspettava che la pioggia cessasse", ma il servo non aveva un'idea precisa di cosa fare dopo che la pioggia fosse cessata». Questo brano è significativo anche per la condizione di Ghost Dog, in attesa sulla panchina o dormiente sul tetto con i piccioni, piuttosto che nei frequenti ricordi del suo salvataggio da parte del mafioso. Akutagawa prosegue, insistendo sui temi di decadenza e attesa, che sono pure quelli di Jarmush, e lo fa puntualizzando gradualmente, quasi dovesse mettere a fuoco prima di agire: il regista fa la stessa cosa con gli inserti video di cartoons, che fungono da preludio all'azione successiva. Di qui anche derivava la scelta di avvicinarsi al tempio per successivi balzi su uno stesso asse eseguito da Kurosawa e ripreso in Ghost Dog: «Perciò, più che "un servo aspettava che la pioggia cessasse" l'autore avrebbe dovuto scrivere "un servo, inchiodato dalla pioggia, non sapeva dove andare, né quando sarebbe andato via di là"». Ed è a questo punto che decide di diventare un ladro.

Il processo per il quale l'autore asserisce una cosa e poi l'aggiusta fa capolino lungo tutta la serie di racconti di Akutagawa (e in fondo soggiace all'impianto del più famoso Nel bosco, che rappresenta il vero racconto del film di Kurosawa) e si avverte nella scelta della successione di immagini montate da Jarmush con l'intento di lasciarci inferire un'interpretazione che va nella giusta direzione, ma abbisogna di aggiustamenti (in generale si tratta della dissoluzione di un modo onorevole di affrontarsi tra nemici secondo regole, poi corretto nella nobiltà della sconfitta, preludio per la formazione di una nuova samurai secondo i precetti del libro) e viene completata corredandola di nuovi, più dettagliati elementi che finiscono con l'evidenziare il carattere narrativo, conferendo una cornice all'intero impianto narrativo con un unico geniale gesto, che usa proprio quel volume. L'intento del racconto, non tradito in nessuno dei testi (di Akutagawa, Kurosawa e Jarmush), è quello di eliminare qualunque giudizio moralistico sugli eventi esposti, che, visti dagli innumerevoli minimi scostamenti, non possono essere soggetti ad un'unica interpretazione monolitica.