Dalla fine di tutta questa preparazione in poi si realizza una lunga immersione in un inferno, come se l’autore avesse voluto darci un orientamento e poi confonderlo completamente, come se tutte le nostre abitudini mentali venissero spazzate via dalla guerra in un solo momento, coincidente con l’incontro con quella linea invisibile di demarcazione che colloca in un universo lontano quelle abitudini consolidate, che improvvisamente appaiono irrimediabilmente perse per sempre: l'effimericità del quotidiano comincia di lì (l'estremo momento di addio al passato sta nel volgere del giovane Weinraub); tutti noi abbiamo momenti topici dai quali far partire una rivelazione valida per i tempi successivi (quelli dopo i quali "nulla è stato più come prima"). Probabilmente per Gitaï quell'episodio atroce della sua vita ha marcato anche la sua coscienza di un cambiamento repentino e sempre più accelerato verso una china alienante. La guerra è sempre un momento che conclude un'epoca e sostituisce un nuovo sistema a quello conosciuto: "Cerchiamo continuamente di sfuggire a qualcosa che avverrà in ogni caso"; tuttavia il cambiamento è doloroso e per il singolo non conduce a nulla di nuovo: "Domani come oggi, stessa cosa".