"Il racconto della nostra storia non c'è. Ho dovuto inventare dei modelli", prosegue Raoul Peck, confermando l'attenzione metalinguistica degli autori africani (a cominciare da Sissako per finire con la ripresa della proiezione di La vie sur terre in La Projection) attualmente alla ricerca del linguaggio adeguato alla nuova realtà che li vede rincorrere l'evoluzione delle situazioni in patria, ma con uno sguardo contaminato dall'esperienza occidentale, dove spesso lavorano e hanno famiglia. Dunque ormai sono guardati con sospetto e hanno difficoltà a comprendere tutte le manifestazioni della loro cultura di origine e contemporaneamente conoscono così bene la cultura occidentale da poterla analizzare e applicare da un punto di vista privilegiato: quello di chi osserva dall'esterno, rilevando tutti i meccanismi.
Quello che Raoul Peck sintetizza dicendo: "Cercare una mia verità nei materiali di altri".