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The magic of nigeria (Nigeria - 1993) É un corto che prende spunto nuovamente dal fiume, dove il legame tra le due vite è ancor più evidenziato dal cimitero: un set per la vita a venire. Rispetto al film sul fiume si respira una maggiore nostalgia ed il rimpianto si fa palese quando le maschere e i costumi si alternano al museo, dove si custodiscono e contemporaneamente si spegne la loro vitalità; inoltre Balogun rimarca la perdita della tecnica per la loro produzione e si sofferma sulla creazione di un bracciale di perline che richiede una minuzia e una maestria rare, sui preziosi vestiti - egli stesso confeziona i suoi indumenti proprio per affermare abilità quotidiane a misura d'uomo che negano il comportamento occidentale - e poi recupera la vitalità e la magia inscenando un teatro di marionette per arrivare alla danza acrobatica. Alle capriole. E come in sogno si acquisiscono destrezza e capacità, allo stesso modo l'espressione corporea ha molto da spartire con la componente onirica mai completamente avulsa dalla natura. Infatti è importante avere sempre presenti ambo i lati. Infatti il regista dice di questo film che "il modo africano di vivere è quello di una costante attività artistica, che apprende in sogno come si creano i monili di perle". Il grande cruccio di Balogun che traspariva già nell'incontro organizzato dal Torino film Festival nel 1998 è che gli africani stessi hanno smesso di vedere i propri film. Quindi l'impegno che si è dato è: "Noi dobbiamo spiegare al nostro popolo qual è la nostra musica, la nostra arte. Perché L'Africa non ha più una storia, non c'è più una industria musicale... e non ha più le sue sale cinematografiche" (come si vede anche in Bye Bye Africa). Però non rinuncia a esser un regista compreso da un pubblico internazionale. E allora sta organizzando una rete indipendente per distribuire i suoi film senza disperdere soldi (per ora soltanto in Canada e a N.Y. La galleria dei suoi registi preferiti è sorprendente ed entusiasmante: Visconti lo incanta per il senso dell'immagine e la musica visiva, Ran di Kurosawa lo emoziona e in C'era una volta il West rintraccia dei momenti in cui vedi una composizione nella azione, un ambito in cui Ford ha già fatto il massimo. Un'ultima rivelazione ci viene offerta da Balogun, la vera sigla di cui FMI è l'acrostico sotto cui si nasconde il Fondo Monetario Internazionale: International Mother Fuckers. |