"stupidi americani che credono che una scimmia, un tucano e un armadillo siano uguali "

6. La scuola al cinema
Quando il cinema non va allo spettatore in età scolare...

Le protagoniste dei due lungometraggi

TAIN¡, UMA AVENTURA NA AMAZÔNIA (Tainà, un'avventura amazzonica)
Tânia Lamarca, SÈrgio Bloch BRASILE 2000, 90', col., 35mm v.o. con sottotitoli in inglese
Sceneggiatura: Cláudia Levay, Reinaldo Moraes
Fotografia
: Barry Parrell
Scenografia
: Oscar Ramos
Montaggio
: Diana Vasconcellos
Musica
: Luiz Avellar, Orchestra Petrobrás PrÛ-Música
Suono
: Warren St. Onge
Interpreti : Eunice Baia, Caio Romei, Rui Polanah, Branca Camargo, Jairo Mattos, Betty Erthal, Luiz Carlos Tourinho, Alexandre Zachia, Luciana Rigueira, Marcos Apolo and Charles Paraventi
Produzione: Pedro Carlos Rovai Production (Rio de Janeiro - Brasile)
Distribuzione
: Grupo Novo de Cinema e TV (Rio de Janeiro - Brasile)

 Un'avventura amazzonica

  SINOSSI
Le popolazioni indigene della foresta amazzonica brasiliana, cosÏ come le specie animali e vegetali che in essa vivono, stanno rapidamente estinguendosi. Tutti, infatti, vogliono qualcosa dagli indios: i latifondisti e le grandi multinazionali la terra, le sette religiose l'anima, i rivoluzionari le braccia. Questi ultimi depositari del sapere tradizionale vivono in perfetta armonia con la natura che rispettano, proteggono e venerano da millenni. Ma la civilizzazione non ha tempo nÈ cuore per i sentimentalismi: la terra viene strappata loro anche con la forza; le etnie sopravvissute allo sterminio ed alle malattie di conquistadores e gesuiti sono confinate in territori sempre più circoscritti; gli uomini vengono pressochÈ deportati nelle fabbriche, lontano da casa, dove vivono una vita di stenti e di solitudine; le comunità, private dei loro capi spirituali, uccisi o imprigionati perchÈ volevano far valere i loro diritti, stanno lentamente e inesorabilmente scomparendo dalla faccia della Terra.

La piccola Tainá vive con il nonno, l'anziano e saggio TigÈ, in una bellissima baia sul Rio Negro, nella foresta amazzonica. Nonostante sia rimasta orfana, la sua famiglia è molto numerosa, ed è composta da un tucano, un porcospino, la scimmietta Catù ed una tartaruga. Tainá è amica di tutti gli animali della foresta, con i quali vive in grande armonia. Suo nonno le racconta le affascinanti leggende e la storia del suo popolo, ormai decimato dall'uomo bianco, e le insegna a rispettare la natura ma, soprattutto, la esorta a non perdere l'orgoglio delle proprie origini, a resistere con ogni forza agli aspetti più negativi e violenti della civiltà occidentale, adoperandosi per salvare gli animali dall'avidità degli uomini. Crescendo, Tainá assume il ruolo di guardiana della foresta e si adopera in mille modi per impedire a Shoba, trafficante di animali selvatici, ed ai suoi compagni di malefatte, di catturare alcuni splendidi esemplari, che verranno poi venduti all'estero. Nel tentativo di fuggire da Shoba, Tainá incontra Rudi, un solitario pilota di idroplano che vive su una chiatta lungo le rive del fiume. Dopo un primo momento di diffidenza, i due diventano amici: Rudi regala alla piccola la sua armonica e la porta con sÈ a bordo dell'idroplano, facendole cosÏ ammirare la sua foresta anche dall'alto. Ma un giorno Rudi deve recarsi a Manaus per motivi di lavoro e non vuole che Tainá, inseguita dai malviventi, corra altri rischi: la accompagna presso l'insediamento dove la biologa Isabel, da anni impegnata in uno studio di ricerca su un vaccino umano, vive con il figlio Joninho, un ragazzino dal carattere scontroso, che trascorre il suo tempo a giocare al computer, detesta la natura che lo circonda e vuole tornare a vivere con il padre nella giungla urbana, che tanto gli manca con tutte le sue tentazioni materiali: dagli hamburger ai frappè, dalla coca cola ai centri commerciali. I primi contatti tra i due bambini sono piuttosto ostili da parte di Joninho, che prende in giro Tainá ed i suoi modi di fare. Ma quando la piccola india, ascoltando il richiamo della foresta, decide di abbandonare l'insediamento e di ritornare nei luoghi dove è cresciuta, Joninho la segue, in gran segreto. Senza Tainá, Joninho non riuscirebbe a sopravvivere nella foresta ed è proprio grazie alla piccola che il ragazzino impara ad avvicinarsi alla natura ed agli animali, con curiosità e stupore, dopo aver superato le paure iniziali. In questa incredibile avventura, Tainá offre a tutti noi come a Joninho l'opportunità di conoscere meglio il suo mondo, costantemente minacciato dall'avidità di persone senza scrupoli che, per puro scopo di lucro, causano l'estinzione di molte specie animali e vegetali, come pure degli ultimi discendenti delle tribù locali. La foresta amazzonica è un luogo meraviglioso, dichiarato Patrimonio dell'Umanità, che tutti noi dovremo difendere e proteggere, prima che sia troppo tardi.

  I REGISTI
TÂNIA LAMARCA
vanta una lunga carriera come sceneggiatrice e responsabile di produzione. Esordisce alla regia con il cortometraggio Mario Filho em Painel (1980) e firma la sceneggiatura di numerosi film, tra i quali AmÈrica's Bar (1987), Meninos De Ouro (1994) e Buena Sorte (1997), per il quale cura anche la regia e la produzione.
Tainá, uma aventura na AmazÙnia
(2000), da lei co-diretto insieme a SÈrgio Bloch, ha partecipato alla Quinzaine des RÈalisateurs del 34° Festival di Cannes ed a molti Festival del Cinema tra i quali quello di Rio, Miami e Chicago, ottenendo rispettivamente il Premio del Pubblico per il Miglior Lungometraggio, il Premio per la Miglior Fotografia, il Premio della Giuria e quello del Pubblico.
SERGIO BLOCH inizia la propria carriera professionale come attore di teatro e nel 1985 si dedica alla regia, esordendo con il documentario Brasil Constituinte 87. Nel 1989 diventa direttore associato di Link Productions, società con la quale produce e dirige numerosi documentari per istituzioni ed organizzazioni non governative. Tra le sue opere, nelle quali affronta di temi sociali di grande attualità, i documentari Quem È VocÎ? (1994), incentrato sul multiculturalismo, Pirituba Futebol Clube (1995), sulle prime Olimpiadi del movimento di contadini deprivati della terra dello Stato di San Paolo ed il pluripremiato Burro-Sem-Rabo (1997), sulle persone che raccolgono per le strade di Rio de Janeiro i rifiuti che possono essere ancora utilizzati, vincitore del Premio della Critica al Festival de Cinema e Video di Curitiba, Premio OCIC e Premio del Pubblico per il Miglior Lungometraggio al Festival di Maranhão e Premio Kodak al Festival di Recife.

La piccola indios in compagnia di Rudi

  HILDEGARDE
Di Drew AUSTRALIA 2001, 88', col., 35mm v.o.
Sceneggiatura
: Gabrielle S. Prendergast
Fotografia
: John Stokes
Scenografia
: Georgina Greenhill
Montaggio
: Suresh Ayyar
Musica
: Martin Armiger
Suono
: Phil Judd, Paul Brincat
Interpreti
: Richard E. Grant, Tom Long, Tara Morice, Gezelle Byrnes, Sam Geer, Dayne Hudson
Produzione : A Duck Film Pty. Ltd. (Rozelle - Australia)

Distribuzione
: Myriad Pictures Inc. (Beverly Hills - California)
 

Hildegarde con i fratelli

  SINOSSI
Alla morte del padre, Christopher (14 anni), Jeremy (12 anni) e Isabel (10 anni) si rendono conto delle difficoltà incontrate dalla madre per far coincidere gli impegni professionali con le responsabilità familiari. Infatti, dovendo viaggiare ogni giorno per recarsi al lavoro, la donna sta valutando la possibilità di vendere la casa in campagna e di trasferirsi in città con i figli. I ragazzi, amanti della natura e degli spazi aperti, fanno di tutto per evitare che ciÚ accada e ciascuno di loro, con grande senso di responsabilità e maturità, si incarica di svolgere un compito specifico: Christopher, il maggiore, si occupa della preparazione dei pasti, coordina le attività domestiche e veglia sui fratelli più piccoli; Isabel, la minore, allegra e spensierata, accetta di riassettare la casa mentre Jeremy, il più introverso e timido, si prende cura dei loro animali domestici - il cane Walter e l'anatra Hildegarde, la loro beniamina. Tutti e tre i fratelli sentono il grande vuoto lasciato dal padre e cercano, ciascuno a modo suo, di elaborare il loro immenso dolore con dolcezza ed equilibrio. Quando Hildegarde depone le uova, sul volto dei ragazzi ritorna finalmente il sorriso. Con delicatezza e amore vegliano su di esse ed aspettano trepidanti che si schiudano. Nel frattempo, in paese arriva Wolf, un artista itinerante che insieme all'assistente Tony ha organizzato una mostra di animali selvatici. In realtà, Wolf e Tony si occupano del commercio di uccelli rari, attività illegale seppure molto redditizia. I due loschi individui, su richiesta dei loro clienti, si aggirano nei boschi alla ricerca di uccelli di particolare bellezza, di specie protette o in via di estinzione, che catturano per poi rivendere a prezzi strabilianti. Ed è proprio durante la visita alla mostra organizzata da Wolf, che Isabel ha un presentimento: l'anatra esibita con orgoglio assomiglia stranamente alla loro adorata Hildegarde, che pare sia svanita nel nulla...

Chi fa i nidi e chi li distrugge

  LA REGISTA
DI DREW
dopo aver frequentato la Australian Film, Television and Radio School, si dedica con successo alla regia di numerose opere televisive, teatrali (Oliver e Cabaret) e cortometraggi. Il suo primo lungometraggio, The Right Hand Man (1986), interpretato da Rupert Everett e Hugo Weaving, ha avuto un enorme successo di critica; ad esso hanno fatto seguito la mini-serie TV Hills Ends, vincitrice nel 1989 del Premio Grenfell per la Miglior Serie TV, 1915, Premio Penguin per la Migliore Regia.
Hildegarde
(2001), la sua opera più recente, ha partecipato ai Festival Internazionali di Cinema per Bambini di Chicago, Brisbane e Berlino (Kindefilm), dove ha ricevuto il Gran Premio. Con Hildegarde, la regista voleva narrare "la storia di un'anatra ed il viaggio interiore dei tre fratelli, avventura dalla quale emergono diversi, più forti e maturi." Ma, soprattutto, Drew voleva "[...] che il pubblico si divertisse veramente".
 

Mi è capitato, durante il week-end, di assistere - quasi per caso - alla proiezione di questi due lungometraggi, girando da una sala all'altra per seguire il programma ufficiale del Festival. 
Le organizzatrici avevano ipotizzato una loro replica, al di fuori del calendario previsto per le scuole, per offrire un'occasione cinematografica ai genitori in compagnia dei loro figli (rassegna "Al cinema con mamma e papà"). Purtroppo l'iniziativa ha riscosso poco successo (forse andava pubblicizzata di più dalla stampa e dalle televisioni locali), perchÈ ho visto pochissimi minori in sala: un vero peccato perchÈ le due pellicole sono destinate ad un pubblico di giovanissimi e senza di loro sembrava mancasse davvero l'ingrediente fondamentale per poterle seguire con un'attenzione e un entusiasmo maggiori di quelli che ho finito per riservare loro. 
Mi è sembrato doveroso allora segnalarli ai lettori della rubrica (anche con un certo ritardo), per suscitare interesse da parte delle scuole, sostenere e incoraggiare la valida iniziativa delle curatrici del Festival, sperando al contempo che i due film possano trovare una futura distribuzione nei circuiti delle sale. 
Sono entrambi realizzati in maniera perfetta dal punto di vista della fotografia (magnifiche le riprese della foresta Amazzonica, unico polmone ancora verde di questo pianeta, e anche della Rainbow Valley australiana) e dei mezzi tecnici impiegati per la loro realizzazione. 
Agli occhi adulti talvolta risultano un po' troppo edulcorati e infarciti di buoni sentimenti, come scontato appare l'inevitabile lieto fine, seguendo il vezzo di dividere - senza mezze misure - l'umanità in buoni e cattivi. Di questi ultimi, imbranati, ignoranti, mossi solo dalla cupidigia e dal desiderio di arricchirsi, si sa fin dall'inizio che saranno destinati ad avere la peggio, per cui non si corre il rischio di poter solidarizzare con la loro visione del mondo: meglio ascoltare le leggende di un vecchio indios, che sente la voce del fiume e, una volta morto, diventerà uccello, animale, foresta, anzichÈ inseguire "stupidi americani che credono che una scimmia, un tucano e un armadillo siano uguali " (è la battuta più esilarante del film
Tainá ). Sui medesimi stereotipi e sui cattivoni ridotti a macchiette si basavano già i film prodotti, a partire dagli anni sessanta, dalla Disney (quelli recitati da attori in carne e ossa), ma di certo il pubblico infantile non si farà distrarre o annoiare da queste mie reminiscenze.
In fondo si tratta di favole, da gustare con una buona dose di sentimentalismo, che fanno leva su comportamenti importanti per il genere umano: l'affetto nei confronti delle proprie radici e tradizioni, il rispetto e la cura dell'ambiente e degli animali, la solidarietà e l'aiuto reciproco, la sofferenza e il dolore per la perdita di un proprio caro, a cui contrapporre il coraggio "guerriero", che i bambini sanno incarnare e rendere credibile, seppur nella finzione filmica. Inoltre entrambe le opere (la prima realizzata con capitali brasiliani, la seconda australiani) puntano a loro modo il dito nel condannare un mondo globalizzato, disumanizzato, interessato sempre più a garantirsi scorte di petrolio, anzichÈ a far vivere le persone ..., figuriamoci se potrà avere mai a cuore la sorte di un'anatra o di una scimmietta!
Lasciamo allora che possano desiderarlo almeno i bambini, prima che diventino grandi o muoiano anzi tempo per colpa di una granata!

  TORNEHEKKEN (Il filo spinato)  
Anita Killi NORVEGIA 2001, 13', col., 35mm, animazione v.o. con sottotitoli in inglese
Sceneggiatura
: Anita Killi
Fotografia
: Anita Killi
Montaggio
: PÂl Gengenbach
Musica
: Hege Rimestad
Suono
: HÂkon Lammetun
Produzione
: Trollfilm AS (Dovre - Norvegia)
Distribuzione
: Norsk Filminstitutt (Oslo - Norvegia)

  SINOSSI
Florian e Malene sono amici per la pelle. Ogni giorno giocano lungo il torrente e si divertono un sacco. Si vogliono molto bene e quando saranno grandi, si sposeranno. Ma un brutto giorno, scoppia la guerra: il padre di Florian viene richiamato alle armi ed i due piccoli amici vengono separati da un lungo filo spinato che delimita i due lati opposti del conflitto. La loro amicizia, perÚ, riesce a superare qualsiasi barriera...  

Due scene dal corto d'animazione

LA REGISTA
ANITA KILLI
consegue la laurea in Animazione presso il National College of Art and Design e si specializza presso l'MRDH District College. Fonda il proprio studio di animazione, Trollfilm AS, realizzando i seguenti cortometraggi di animazione: Glassballen (1992), Sirkel (1994), Lavrasiid ¡igi (1996), Langt, langt borte (1997) e Kongen som vile ha mer enn en krone (1999).
Tornehekken
(2001), la sua opera più recente, ha partecipato a numerosi Festival in tutto il mondo ed è stato insignito di moltissimi premi tra i quali il Premio Unicef al Festival del Film di Animazione di Annecy, la Menzione Speciale al Kinerfilmfest di Berlino ed il Premio per il Miglior Cortometraggio per Bambini al Festival del Film di Animazione di Seoul.
 

Q uesto cortometraggio è un gioiellino del cinema d'animazione, sia per la tecnica adoperata (disegni e computer animation), sia per la capacità di comunicare emozioni, sogni, incubi e desideri infantili in maniera semplice, sobria ed efficace. Risulta interessante anche dal punto di vista cromatico (certe scene di guerra ricordano stilemi espressionisti nei loro giochi interni di luce e di ombra) e originale appare la combinazione in una stessa inquadratura di disegni e oggetti reali (l'acqua del torrente, la tovaglia sul tavolo, le tendine alla finestra, il giornale che annuncia la guerra, il filo spinato, la neve che sembra fatta di zucchero ...), questi ultimi in genere utilizzati per rendere iper-realista la scenografia.
Impresa non facile, soprattutto quando si è mossi dall'intento di spiegare ai bambini, in soli tredici minuti e attraverso un linguaggio a loro familiare, quello dei disegni animati, la tragedia e gli orrori quotidiani provocati dalla guerra, qualsiasi guerra, che viene a dividere (con un filo spinato reale e metaforico) popoli e individui che si erano frequentati civilmente fino a poco tempo prima.
Florian e Marlene sono due piccole creature antropomorfizzate (assomigliano a due coniglietti per via delle lunghe orecchie, che si abbassano timidamente quando si trovano a contatto per darsi un bacio sull'equilibrio instabile del filo spinato, ma non si vede la codina ...), due personaggi degni di una favola di Fedro o Esopo, ma hanno dalla loro la spensieratezza, l'ingenuità e i sentimenti di bambini in carne e ossa. Abituati a giocare insieme lungo una crepa, una sorta di fessura disegnata su una superficie gialla, che sembra un terreno o un muro di una parete immaginaria (dove scorre perÚ acqua vera), si trovano un giorno ad essere separati da un filo spinato, che sancisce un confine invalicabile tra una parte e l'altra della crepa, come conseguenza dell'evento bellico scoppiato tra i loro due popoli.
Il padre di Florian, tornato reduce e invalido dal fronte, spiegherà al figlio, che gli sta domandando se è riuscito finalmente ad uccidere la guerra, che la "guerra non si puÚ uccidere, perchÈ non muore mai, dorme soltanto e noi dobbiamo stare attenti a non svegliarla". 
Temendo di aver fatto troppo rumore quando giocava con Marlene, il piccolo ha paura di essere stato involontariamente la causa del risveglio della guerra, ma la mamma lo rassicura: "Non sono mai i bambini a svegliare la guerra!".
Il finale, ottimista e speranzoso, mostra Florian e Marlene impegnati a costruire enormi palle di neve per cercare di valicare il filo e potersi finalmente congiungere, mentre una nevicata a fiocchi larghi sembra incoraggiare e al contempo rendere durevole il loro proposito.

Il finale del filo spinato

VERSTECK FÜR EINEN HUND (SOS: Padroncina cercasi)  
A viva Barkhourdarian GERMANIA 2001, 25', col., 35mm v.o.
Sceneggiatura
: Jana-Bianca Kerkhoff, Elke Rössler
Fotografia
: Lorenz Trees
Scenografia
: Mareike Giertler, Martin Ritzel
Montaggio
: Rune Schweitzer
Musica
: Eike Hosenfeld
Suono
: Dietrich Körner
Interpreti
: Franziska Buchmeier, Helene Könau, Fred-Louis von Oettingen, Dagmar Sitte, Jörg Steinberg
Produzione
: Hochschule für Film und Fernsehen "Konrad Wolf" (Potsdam - Germania)
Distribuzione: Export Hochschule für Film und Fernsehen "Konrad Wolf" (Potsdam - Germania)
ANTEPRIMA NAZIONALE

  SINOSSI
Per il suo compleanno, Janina non desidera altro che un cane e quando la madre le regala un criceto, si rinchiude a piangere sconsolata in camera sua. Un giorno, facendo visita all'amica Isa, Janina scorge Polo, un grazioso bastardino, mentre attraversa la strada. Il cane sta fuggendo dalle grinfie di Ede, un rivenditore di auto usate dai modi grezzi e crudeli, che lo tiene tutto il giorno incatenato, in condizioni disumane. Istintivamente, Janina nasconde Polo dalla vista del padrone e lo porta a casa per curargli le ferite. Per sfuggire alle insistenti ricerche di Ede, che intuisce dove si sia rifugiato il cane, Janina e Isa vanno al circo insieme a Polo; qui conoscono Rudi, un giovane acrobata, con il quale fanno amicizia. Non avendo altre alternative, i tre ragazzi decidono che Polo si nasconderà in una delle gabbie del circo, sino a quando le acque si saranno calmate...

SoS: padroncina cercasi

  LA REGISTA
AVIVA BARKHOURDARIAN
, di origini tedesche e armene, studia Scienza del Teatro presso l'Università Humboldt di Berlino e successivamente Regia presso la Hochschule für Film und Fernsehen "Konrad Wolf" di Potsdam. Esordisce alla regia con il documentario Bei meiner Ehre (1992), seguito dai cortometraggi ...und raus bist du! (1993) e Herrentorte (1998) e da Kalt heut' Nacht (2001), una co-produzione HFF "Konrad Wolf", ORB, MDR e Arte.
Versteck für einen Hund
(2001), la sua opera più recente, ha partecipato a numerosi Festival, tra i quali il Chicago International Children's Film Festival, l'International Shortfilm Festival di Berlino ed il quinto Festival del Cinema delle Donne di Ankara.
 

Il tema predominante di questo cortometraggio è ancora una volta il legame che si viene a stabilire tra bambini e animali all'interno di un microcosmo, che vede l'unico adulto maschio in scena comportarsi come un vero aguzzino nei confronti del proprio cane da guardia. Per fortuna il cane riesce a liberarsi dalla catena e a trovare, lungo il suo cammino di fuga, una ragazzina desiderosa di occuparsi di qualcuno, forse perchÈ lasciata troppo sola da una madre impegnata a lavorare (il film non fa cenno all'eventuale presenza di un padre...), ma non a dimenticare le date di compleanno, nonostante sbagli regalo. 
La ragazzina non vuole un criceto "Cosa me ne faccio, dorme tutto il giorno!", menomale che incontrerà il cagnolino nero con un occhio bianco (assomiglia proprio a quello di Tintin), pronto a farsi adottare da lei e a ricevere tutto il suo affetto. La madre invece resterà a piedi, nel senso letterale della parola, perchÈ si vedrà costretta a barattare la sua motoretta con il cane ... Della serie: cosa non si fa, per rendere felici i propri figli!

La ragazzina e il cane

  EL CONDE INGLÉS (Il conte inglese) 
Clara LÛpez Rubio SPAGNA/GERMANIA 2001, 12', col., 35mm v.o. con sottotitoli in inglese
Sceneggiatura
: Clara LÛpez Rubio, Wolf Martin Hamdorf 
Fotografia
: Ernesto Herrera 
Scenografia
: Wolf Martin Hamdorf 
Montaggio
: Clara LÛpez Rubio 
Musica
: Luis Miguel Cobo 
Suono
: Lucia Loiseau, Ana Nieto, Maria Ramos
Interpreti
: Miriam Hafidi, Ruth Gabriel, IÒaci Aierra
Produzione
: DFFB (Berlino - Germania) 
Distribuzione
: La Fiera Corrupia (Madrid - Spagna)  

SINOSSI
Miriam è figlia di immigrati marocchini trasferitisi in Spagna. La piccola accompagna spesso al lavoro la madre, domestica presso varie famiglie benestanti. Nelle diverse case, nota la differenza nel tenore tra la vita della sua famiglia e quella di altre persone. Natale è ormai alle porte e Miriam sogna ad occhi aperti di ricevere molti regali: il Conte Inglese, figura simile a Babbo Natale, si ricorderà di lei oppure porterà i doni solo ai bambini ricchi?

 LA REGISTA
CLARA LOPEZ RUBIO
frequenta l'Accademia Musicale e successivamente la facoltà di Scienza della Comunicazione presso l'Università Computense di Madrid. Nel 1994 si trasferisce a Berlino per dedicarsi agli studi di Cinematografia presso la Deutsche Film- und Fernsehakademie, laureandosi nel 2001. Esordisce alla regia nel 1995 con il cortometraggio La fuente verde, vincitore del Premio Fujifilm alla Settimana del Film Sperimentale di Madrid (1997). Seguono i cortometraggi Totensang (1998), Premio per il Miglior Cortometraggio e per la Miglior Fotografia sempre a Madrid (1998) e Aurora (1999), presentato in numerosi Festival di Cinema. 
El conde inglÈs
(2001), la sua opera più recente, ha ricevuto il Premio per il Miglior Cortometraggio e la Migliore Attrice Protagonista al Festival di Motovun (Croazia) e a quello di Aguilar de Campoo, come pure il Premio per la Miglior Fotografia al Festival de Cine de la Plataforma de Nuevos Realizadores di Madrid. "In questa nostra epoca di emigrazione e di cambiamenti all'interno della società, di un acuirsi generalizzato del razzismo, è necessario e molto importante realizzare film sugli emigranti, che mostrino come la nostra stia diventando una società mista. Un mix di conflitti, caratteristico di ogni incontro culturale, ma ricco di naturalezza e di speranza, lontano dai clichÈ." [CLARA LOPEZ RUBIO]

 PÜNKTCHEN UND ANTON (Annaluise e Anton)
Caroline Link GERMANIA 1998, 115', col., 35mm v.o. con sottotitoli in inglese
Sceneggiatura
: Caroline Link 
Fotografia
: Torsten Breuer 
Montaggio
: Patricia Rommel 
Musica
: Niki Reisen 

Interpreti
: Elea Geissler, Max Felder, Sylvie Testud, August Zirner, Juliane Köhler, Gundrun Okras, Meret Becker, Benno Fürmann
Produzione
: Bavaria Filmverleih - und Produktions - GmbH, Lunaris Film 
Distribuzione
: Bavaria Film International (Geiselgasteig - Germania) 

SINOSSI
Nonostante l'appartenenza a ceti sociali molto diversi, Annaluise (10 anni) e Anton (11 anni) sono grandi amici e se potessero, starebbero sempre insieme. Ma la vita di Anton è molto più difficile di quella di Annaluise, che vive in una bella casa fuori città. Da alcune settimane, sua madre è gravemente malata e temendo che possa perdere il lavoro di cameriera nella vicina gelateria, di sera la sostituisce, senza che lei lo sappia. Annaluise, figlia di un noto cardiologo e della responsabile del coordinamento di missioni internazionali di solidarietà, resta quasi sempre in compagnia di Laurence, la au pair francese, e si sente molto sola. Quando vede Anton addormentarsi esausto sul banco di scuola e rischiare l'espulsione, decide di aiutarlo e di chiedere ai suoi genitori i soldi necessari per curare la mamma. Ma il padre di Annaluise sembra insensibile alla richiesta di aiuto, mentre la madre è troppo assorbita dalle sue iniziative caritatevoli per rendersi conto di ciÚ che accade intorno a lei. Annaluise non si dà per vinta e con la sua fervida immaginazione escogita un modo brillante per reperire il denaro necessario: approfittando del fatto che i suoi genitori assistono ad un concerto all'Opera, si esibisce nei sotterranei della stazione di Monaco, cantando uno dei suoi pezzi preferiti e, tra lo sconcerto e l'ilarità dei passanti, raccoglie un discreto gruzzoletto.... "Un film sui bambini e sulle difficoltà di essere genitori oggi, distratti da mille altri impegni; un film su come gli adulti abbiano ancora tanto da imparare dai bambini."

LA REGISTA  
CAROLINE LINK
, dopo un anno di tirocinio negli Usa, lavora come sceneggiatrice e assistente alla regia per produzioni televisive e cinematografiche. Nel 1986 si iscrive all'Accademia di Televisione e Cinema (HHF) di Monaco, conseguendo la laurea in Giornalismo televisivo e in Regia di documentari. La sua filmografia include il cortometraggio Bunte Blume (1986), il il documentario Das Glücke zum Anfassen (1989) e Sommertage (1990), lungometraggio che ha vinto il Premio Kodak. Per l'emittente televisiva tedesca ZDF, cura la regia del film per bambini Kalle der Träumer (1992) e firma la sceneggiatura di Jenseits der Stille, nominato all'Oscar e vincitore di molti premi. Pünktchen und Anton (1998), presentato alla settima edizione del Festival Internazionale Cinema delle Donne di Torino, ha partecipato a numerosi Festival di Cinematografia, ricevendo il Premio per il Miglior Film per Bambini ai Festival della Bavaria, di Città del Messico, Chicago e Toronto. 

La bella Taina