Dalla nostra mailing-list, arrivano questa volta voci su vari toni che commentano la "silenziosa" rivendicazione dei doppiatori italiani. Ne è venuta fuori una discussione che ha prodotto una lettera forse contenente richieste impossibili, ma nella quale idealmente si sono incontrati i desideri di chi ha scritto in questi giorni, mentre il dibattito si è sviluppato soprattutto sulla prassi. Intanto, abbiamo avuto anche ocasione di colloquiare brevemente con Sandro Piombo, segretario del Sindacato degli Attori, che sta affiancando i doppiatori nella loro protesta. Potete leggere il resoconto di questo dialogo in un'altra pagina, seguita da una risposta a caldo arrivata in mailing-list.
La lettera
La rivista di cultura cinematografica Cinemah ritiene che lo sciopero dei doppiatori offra un'occasione unica per rimettere in discussione le modalità di fruizione del cinema nel nostro paese.
La minaccia di bloccare l'uscita dei film in programmazione in autunno e' insolente e pensabile solo in una condizione di insopportabile e ingiusta egemonia; porta ad evidenziare l'enorme potere esercitato da poche famiglie di attori, che occupano in regime di monopolio l'intero comparto del doppiaggio, incidendo pesantemente sulle opere d'arte con le loro scandalose inflessioni e permettendosi ogni libertà nell'interpretarne la recitazione, falsando spesso il lavoro dei veri autori.
Una sacca di privilegio che procede in senso opposto alla tendenza anti-monopolistica e all'apertura dei mercati in un'Europa libera da spiacevoli filtri.
Inoltre non si capisce perché dovremmo pagare un servizio che non richiediamo, come avverrebbe nel caso fosse loro riconosciuto il diritto d'autore: è indispensabile che la libertà di scegliere le modalità di fruizione da parte dell'utenza venga concessa e quindi si imponga per legge di offrire al mercato una capillare distribuzione di pellicole sottotitolate. Questo consentirebbe pure di calmierare le prestazioni esose di questi attori, che ricevono £.2500 a riga letta ed un gettone di presenza per ogni prestazione, mentre per le altre categorie non protette si chiedono sacrifici, flessibilità e facilitazioni nei licenziamenti.
Una campagna per il ritorno della sottotitolazione puo' per altro considerarsi come una piccola battaglia civile: consentirebbe ai sordi una migliore fruizione dei film; considerando poi che in Italia la conoscenza delle lingue straniere è inferiore rispetto alle altre nazioni, si trarrebbero enormi vantaggi da una prassi di ascolto degli idiomi originali.
Cerchiamo almeno di uniformarci agli standard europei o a quelli del cosidetto terzomondo, dove persino le situation commedy sono sottotitolate.
Il pubblico che pretende di godere dell'opera cosi' come e' stata pensata e realizzata ne sara' soddisfatto, mentre chi e' abituato al doppiaggio avra' occasione di sperimentare una fruizione diversa.
La discussione sulla lettera
>Comunque, previo breve scambio con mia madre, il punto non e' il diritto
>d'autore bensi' il "diritto di replica", che credo superfluo stare a
>spiegarvi cosa sia.
cioe' vorrebbero dei soldi in proporzione alle repliche dei film, cioe' agli incassi?
e allora un grande come Giancarlo Giannini farebbe meno soldi di uno scemo qualunque che doppia Jeff Daniels?
>La lettera mi pare una bella idea ed e' ben impostata, ma e' un'utopia
>ragazzi: dobbiamo infatti pensare alle grandi masse, quelle cioe' che fanno
>crescere gli incassi. E in Italia le grandi masse i film sottotitolati non
>li andrebbero a vedere.Gia' sarebbe tanto (e mi renderebbe assai felice)
>che ogni sala programmasse un giorno a settimana in cui proiettare il film
>in programmazione in lingua originale.
d'accordo con Federica, non e' pensabile che il doppiaggio sparisca io preferisco i sottotitoli, ma il cinema di massa non puo' fare a meno del doppiaggio, e poi sono i filmoni "popolari" che generano i grandi incassi e sostengono tutta la baracca, non possiamo fare finta che non esistano, perche' il cinema e' innanzitutto un'industria, e se non ci fossero Pieraccioni, Disney, e Spielberg non esisterebbero neanche i cinema
a Parigi, che e' la citta' al mondo che offre di piu' ai cinefili, i film sono doppiati e in versione originale e si puo' scegliere questa sarebbe la strada da seguire
a Roma solo il Nuovo Sacher (di Moretti che quando produce e distribuisce fa molto piu' bene al cinema di quando dirige) programma il film in originale il lunedi', ma non sarebbe male se altri lo imitassero
>D'altro canto, Tornatore pare intenzionato a far
>uscire comunque il suo ultimo film (in inglese), anche coi sottotitoli.
magari
>Vedremo...
lui sara' intenzionato, ma i distributori?
mi ricordo una volta al Fiamma, andato apposta li' per sentire DH che faceva Tootsie sottotitolato, la cassiera fa: "la avverto, ci sono i sottotitoli" (con un tono come se nel cinema ci fossero, che so, le pulci) "io l'ho avvertita, poi il biglietto non glielo rimborso" questo e' il pubblico, sente i sottotitoli e scappa.
Una proposta
Un'idea forse irrealizzabile per mancanza di tempo...
Constatato che alla maggior parte di spettatori non frega assolutamente niente di vedere un film originale e peggio sottotitolato, occorre che la solita minoranza si scuota per rivendicare un diritto leso (quello di vedere un film nella sua integrità - che è impunemente violata da ogni parte, il doppiaggio è solo uno dei vari aspetti).
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