Tante volte ci sarà capitato di vedere locandine pubblicitarie di film riportanti il termine suspense, non tutti quei film tuttavia sono opere di suspense. Sarà invece facile che molti di questi contengano un elemento che erroneamente si pensa essere sinonimo del primo: la paura.
Anche nel caso della paura, come in quello della suspense, ci si trova a riconoscere una chiara partecipazione emotiva dello spettatore, tuttavia la paura è piuttosto un effetto prodotto dal modo in cui è strutturata la narrazione mentre la suspense è propriamente una tecnica di costruzione narrativa. Può succedere, ma non è sempre così, che l'effetto di paura si costruisca attraverso la tecnica della suspense.
Si può far paura però anche in altro modo: il colpo di scena, l'inattesa scena cruenta producono spavento (il classico salto sulla poltrona) l'emozione è forte ma è di sorpresa, improvvisa appunto. Eppure è uno spavento autentico.
Alfred Hitchcock dichiarò in una nota intervista fattagli da Francois Truffaut che "...la differenza fra suspense e sorpresa è molto semplice (...). Tuttavia nei film c'è spesso confusione tra queste due nozioni. Noi stiamo parlando, forse c'è una bomba sotto questo tavolo e la nostra conversazione è molto normale, non accade niente di speciale e tutto ad un tratto: boom, l'esplosione. Il pubblico è sorpreso, ma prima che lo diventi gli è stata mostrata una scena assolutamente normale, priva di interesse.
Ora veniamo al suspense. La bomba è sotto il tavolo e il pubblico lo sa, probabilmente perchè ha visto l'anarchico mentre la stava posando. Il pubblico sa che la bomba esploderà all'una e sa che è l'una meno un quarto - c'è un orologio nella stanza - la stessa conversazione insignificante diventa tutta a un tratto molto interessante perchè il pubblico partecipa alla scena. Gli verrebbe da dire ai personaggi sullo schermo: 'Non dovreste parlare di cose così banali c'è una bomba sotto il tavolo e sta per esplodere da un momento all'altrò: nel primo caso abbiamo offerto al pubblico quindici secondi di sorpresa al momento dell'esplosione. Nel secondo gli offriamo quindici minuti di suspense: la conclusione di tutto questo è che bisogna informare il pubblico ogni volta che è possibile..."
L'interesse del pubblico è attivato in funzione della sua conoscenza dei fatti. A questo proposito è curioso osservare quanto afferma Lawrence Hammond. Egli fa risalire la storia della suspense agli esordi del cinema e ne parla a proposito di una famosissima gag:
"... il primo film di fiction in cui è riscontrabile una situazione di suspense risale al 1895, è di Louis Lumiere ed è conosciuto con il titolo di 'L'arroseur arrosè': metteva in evidenza un giardiniere che guardava dentro il boccaggio di una pompa domandandosi perchè non funzionasse.
Il pubblico sapeva che la causa era un ragazzo che qualche passo più indietro, teneva premuta la gomma con il piede. Ed è subito suspense: - lo farà, non lo farà, quando lo farà? - finchè il ragazzo toglierà il piede lasciando che l'acqua colpisca il giardiniere. In questo momento iniziale Lumiere scopre la prima regola della suspense: informare lo spettatore di ciò che sta accadendo...".
Cosa permette allo spettatore di partecipare alla scena: la sua posizione privilegiata rispetto al povero giardiniere che di spalle non vede, quindi non sa cosa succede (la m.d.p. è fissa e tutta la scena stà in un'unica inquadratura, non c'è uno svelamento proggressivo dei fatti in questo caso specifico) e la dilatazione del tempo che è il secondo attributo fondamentale alla costruzione della suspense (i quindici minuti contro i quindici secondi di Hitchcock). Essa infatti permette allo spettatore da una parte di assimilare il suggerimento che le informazioni forniscono, dall'altra di azzardare ipotesi differenti, di aspettarsi soluzioni.
Il ruolo dello spettatore è chiaramente attivo nei confronti del contenuto diegetico. Inoltre l'identificazione nel personaggio accentua e facilita il coinvolgimento emotivo.E questo lo sapeva bene il maestro Hitchcock il quale sosteneva la teoria dell'ambiguità dicendo che poichè la reaaltà non è mai vista in maniera univoca è lambiguità appunto a prendere il sopravvento e lo scambio di colpevolezza ne è la prima e più immediata esemplificazione. L'innocente accusato come colpevole è uno dei suoi temi preferiti. "... lo spettatore comune non fa dificoltà ad identificarsi nella figura del comune borghese? Ebbene l'assassino sarà un comune borghese dagli occhi onesti che nasconde dietro questa maschera la sua vera indole omicida... è la normalità di cui è ammantato l'envento eccezionale che rende molto più sottile il gioco dell'ansia e del logorio dei nervi. La normalità porta lo spettatore all'identificazione..."