E qui salta fuori un altro aspetto, peraltro non nuovo: il film, come gli altri di Rohmer, è coltissimo: e oltre al dibattito fra realisti e rivoluzionari, oltre alle meschinerie di palazzo e alle ambiguità e doppiezze del duca d´Orléans, si muove nell´altro grande lascito di quel secolo: la tendenza alla commedia, la licenziosità accennata e per questo eroticissima. La vicenda si articola in episodi collocati nei primissimi anni 90 del XVIII secolo, e, guarda caso, nel 1791 muore giovanissimo Mozart, dopo aver prodotto Don Giovanni e prima ancora Le nozze di Figaro. Come già in Beaumarchais, così nell´opera buffa in musica, gli equivoci, i nascondigli, i travestimenti sono elementi essenziali: a tanto rimanda l´episodio del nascondimento alle guardie dello sventurato dietro al materasso... E il bello ñ come nell´opéra comique ñ è che tanto più sono inconsapevolmente tronfi i personaggi, tanto si coprono di ridicolo. Un ridicolo mai smargiasso, perché Rohmer non lo è mai, ma un ridicolo che serve a mostrare, nel sorriso, la vacuità delle idee più robustamente affermate (come in tutte le Comédies et proverbes, mi viene da pensare soprattutto a Le beau mariage). E quando queste idee diventano ideologia, il loro crollo, la loro messa in ridicolo diventano addirittura rovinosi.
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