Un giovane sale su un autobus privo di conducente, si mette al volante,
e si avvia per una folla corse nella notte di Belgrado. Pochi passeggeri
terrorizzati, cui il giovane si rivolge imprecando contro il proprio paese,
e rinfacciandogli di aver dimenticato tutto, tutto... E' una schioppettata, quel "Vi serve una nuova guerra?". Goran Paskaljevic sembra essere stato facile profeta, ma il pensiero corre alle immagini di tanti polizieschi o western dove il cattivo di turno si accanisce contro il nemico crivellandolo di pallottole quando è ormai cadavere. |
Emir Kusturica:
Totalement contre-productif
Pour le cinéaste, le divorce avec l'Occident est consommé .
- Que vous inspirent les raids sur la Yougoslavie et le calvaire des Kosovars?
Ma mre vit au Monténégro. Mon fils, àBelgrade. Tous les
soirs, il rejoint les abris pour la nuit. Je juge ces bombardements totalement
irrationnels, injustifiables. Ils n'apporteront rien à personne. Et surtout
pas aux civils albanais. Que fuient d'ailleurs les colonnes de réfugiés?
Les exactions ou les bombes de l'Otan? Le recours à la force armée
ne résout rien. Pas plus celle de l'Otan que celle de Milosevic. S'il
est bien le dictateur que l'on dénonce, si ses méfaits sont avérés,
il est ridicule d'agir comme lui. Un bombardement n'a jamais réglé
aucun problème.
- Les raids servent-ils le régime?
A l'évidence, oui. L'action des alliés a pour effet de renforcer
l'assise politique de Milosevic, y compris parmi ses opposants les plus déterminés.
Mes amis belgradois m'affirment qu'en cas d'lection demain il raflerait 100%
des voix. Je ne me ferai jamais son avocat, au contraire. Mais il faut se rendre
à l'évidence: l'attitude de l'Occident est terriblement contre-productive.
Qu'advient-il dans un tel contexte de ceux qui, face à Belgrade, luttent
pour le changement démocratique? Voyez le président du Monténégro,
Milo Djukanovic, un ami proche dont je soutiens le combat. Que va-t-il lui arriver?
Que devient son projet politique?
- Y a-t-il une issue pacifique?
Je l'ignore. Le problème ne date pas d'hier. Il ne sera pas résolu
demain. Mais la solution passe sans doute par une conférence des Etats
balkaniques, sous super- vision internationale.
- Cette crise cause-t-elle une fracture entre l'opinion serbe et l'Occident?
Le divorce est déjà consommé. J'ai été très
étonné par l'ampleur des manifestations anti-Otan du week-end
dernier. Cela signifie simplement que les gens, à l'intérieur
comme à l'extérieur de la Yougoslavie, veulent avant tout la paix.
(L'Express du 01/04/1999, Vincent Hugeux)
Paskaljevic: la guerra? E' una Polveriera
ROMA - "Ho immaginato un'esplosione simbolica e invece adesso
l'esplosione è quella dei bombardamenti di una guerra che mi fa paura".
Il regista serbo Goran Paskaljevic parla così del suo film "La
polveriera" che, presentato nella scorsa edizione del Festival
di Venezia, da venerdì prossimo sarà nelle sale distribuito
da Medusa. La rabbia, una violenza che esplode in furia distruttiva, è
l'elemento dominante e allarmante del film che segue, nell'arco di una sola
notte, a Belgrado, i destini di diversi personaggi che si sfiorano e più
spesso si scontrano con ferocia. Realizzato un anno fa, "La
polveriera" subisce il curioso destino, in chi lo vede, di un cambio di
prospettiva dalla sua uscita a oggi. Quello che era gusto dell'eccesso, situazione
sopra le righe, humour nero, oggi inevitabilmente non può che essere
visto nel segno della guerra che ha travolto il paese. "Questo film" ha detto
ieri il regista davanti a una platea di circa ottocento studenti che hanno assistito
alla proiezione di "La
polveriera" in un cinema di Roma "è stato concepito come un gesto
di ribellione, come un urlo contro una situazione già drammatica". E,
ha aggiunto Paskaljevic che lo ha diretto prima della guerra del Kosovo, "tutto
è peggiorato. Non si capito che le bombe avrebbero rafforzato l'ultranazionalismo.
Le dichiarazioni d'indipendenza degli stati della ex-Yugoslavia,
favorite dall'Occidente, hanno creato un dramma di cui l'Europa dovrebbe sentirsi
responsabile". Gli stato chiesto da un ragazzo se non ha paura, lui che vive
in Francia da cinque anni ma che in Serbia ha figli e parenti, di tornare a
Belgrado. "Sì" ha risposto "penso che tornando a casa potrei essere ucciso
dagli ultranazionalisti. Eppure non sono un politico. Per me fare resistenza
vuol dire essere artista". I comportamenti di tutti i personaggi del film -
interpretati da Lazar Ristovski, attore di "Underground" di Kusturica;
Miki Manojlovic, protagonista di "Il macellaio" di Aurelio Grimaldi; Mirjana
Jokovic; Sergei Trifunovic - sono talmente estremi, nella violenza, che il regista
prende le distanze da qualsiasi idea che questo possa essere un ritratto del
popolo serbo. "Non credo proprio" ha spiegato Paskaljevic presentando il film
alla stampa "che il male sia qualcosa di genetico, che appartenga al Dna delle
persone. E che quindi i serbi siano peggiori degli italiani. L'embargo di tanti
anni diretto contro Milosevic, ha distrutto il popolo. I giovani sono ormai
senza più speranza. Ognuno di loro è una polveriera". "I caratteri
dei personaggi, che pure rappresentano un'anima balcanica, non sono" aggiunge
il regista "esclusivamente quelli di serbi. Ma di esseri umani profondamente
tragici. E credo che bisogna sempre ricordare che è necessario distinguere
i popoli da chi li governa. E quello serbo è un popolo che soffre, e
soffre enormemente". Ma Paskaljevic viene subito ricondotto a parlare della
guerra. "Le bombe" ha detto "hanno creato un sentimento forte: la difesa del
paese. In Francia, dove vivo, c'è come l' impressione che, una volta
eliminato Milosevic, tutto sarà risolto. Questo è un pensiero
idiota. Le bombe ottengono l'effetto contrario. I serbi si sentono estremamente
umiliati, soprattutto oggi che i bersagli colpiti non sono solo quelli militari".
Il regista, anche se dissidente da anni verso il regime di Milosevic, ha parole
dure per i mezzi d'informazione. "Quelle della Cnn sono immagini menzognere
così come quelle della televisione ufficiale jugoslava. Io non ce la
faccio più a guardarle. In Occidente si sono viste continuamente colonne
di profughi quasi a giustificare la guerra, senza dire però che le bombe
avrebbero aumentato l'odio. E quando i serbi sono stati espulsi dalla Croazia
nessuno in Occidente ha mostrato il dramma dei profughi serbi. Questa guerra
dell'informazione è stata determinata dagli Stati Uniti. Io mi sento
umiliato, furioso. E mi sento anche ingannato. La televisione fa pessima informazione
quando spiega tutto in due minuti: così si vede Clinton che dice che
è stato Milosevic a cominciare e poi se ne va a giocare a golf".
( La Repubblica del 21-04-1999, Roberto Rombi)