Una cosa è certa: dopo aver conosciuto Amélie, il suo vicino di casa, Raymond Dufayel (detto "l'uomo di vetro", perché le sue ossa si rompono come cristalli a causa di una osteogenesi congenita), impegnato da vent'anni a dipingere le Dejeuner des canotiers, riproduzione mai conclusa a causa della sua incapacità di raffigurare la giovane con il bicchiere d'acqua in mano, quella incurante della conversazione che anima il resto della combriccola ritratta nella tela, potrà finalmente coronare il suo sogno, ovvero carpire il segreto che porta una ragazza a dirigere il suo sguardo sempre altrove, nel tempo e nello spazio, calamitato da dettagli, forse insignificanti per il resto dell'umanità, capaci nella loro presenza infinitesimale di dare senso ad un'esistenza, per il resto votata alla solitarietà.

Amélie è un essere speciale, dotato della capacità di "filtrare" il mondo attraverso i suoi occhioni, stupiti e sempre sgranati sull'universo grottesco e bizzarro che la circonda, di cui riesce a captare solo le meraviglie: trasfigurazioni del pathos degli eventi in ironiche ed entusiastiche affermazioni del diritto a sognare combinazioni eccentriche rispetto a quelle normalmente esperite da chi l'attornia. La dote principale di Amélie consiste infatti nel saper "flirtare" con gli oggetti: attirata dalla funzione evocativa, ne annulla immediatamente il loro valore d'uso, per sprigionare il desiderio di viverli solo come rivelazioni di altri mondi possibili, remoti, segreti e sotterranei, che assumono sembianze di tante e differenti collezioni, tutte private, eppure destinate ad incrociarsi: una scatola di latta dove riporre i ricordi dell'infanzia; un album di immagini, zeppo di frammenti di fototessera ricomposti in un puzzle di volti senza nome; una raccolta di lettere, capace di sintetizzare da sola un'intera vita e una storia d'amore ("Cara bertuccia adorata..."); una serie di cartoline, spedite da un nano da giardino come indizi anticipatori delle mete di un viaggio, di là da venire: intreccio già presente in un corto belga che mostrava una postina - Amélie in sedicesimi - che vuole sollevare il morale di una anziana a cui hanno rubato il nano da giardino per liberarlo e organizza spedizioni di cartoline del nano da tutto il mondo, idea che risponde al principio dell'animazione degli oggetti sotteso all'intero film.

Gli oggetti popolano il favoloso mondo di Amélie e si dispongono come i nodi di una mappa in una divertente caccia al tesoro, i cui legami vengono abilmente orchestrati dalla sua stravagante immaginazione, che vuole, a modo suo, tentare di rendere giustizia a questo sistema degli oggetti: "deus ex-machina" dell'intera narrazione filmica ideata da Jean-Pierre Jeunet.