Oggetti manipolati e/o contraffatti

Amélie si diverte ad alterare la natura degli oggetti, introducendo minimi scarti rispetto al loro flusso naturale. Eccola intenta ad animare la statua di un nano (cosa c'è di più statico di quest'abitante di un giardino?), a captare le vibrazioni dei bicchieri nel bar, avvolti anch'essi dall'orgasmatico amplesso che si consuma nella vicina toilette, a falsificare la realtà attraverso la creazione di una lettera fasulla o a manomettere gli oggetti nella casa del droghiere, usandoli direttamente (non come "pars pro toto") per consumare la sua vendetta.

Raoul Ruiz, Le Temps retrouvé, 1999.

Il nano rappresenta l'oggetto feticcio del padre, che lo venera, lustrandolo quotidianamente nel suo giardino. Sottraendolo alla sua nicchia, per farlo viaggiare, affidato ad una hostess, incaricata di spedire di tanto in tanto polaroid da mete turistiche lontane, ha il pregio di scatenare nel genitore la smania di collezionare le fotografie dei viaggi del nano.
Gli spostamenti del suo oggetto adorato hanno il potere di evolvere il personaggio, cambiando radicalmente la monotonia del suo microcosmo stabile. Una volta tornato il nano, ricollocato nel suo posto all'interno del giardino, il padre potrà finalmente decidere di abbandonarlo, per mettersi a sua volta in viaggio e magari spedire alla statua una nuova serie di cartoline.

La lettera fasulla crea una realtà che perpetua un sogno relegato nel passato, presentificandolo, si aggiunge un nuovo tassello al rapporto con "il tempo che fu" che pervade tutto il film. Trattandosi di una realtà falsificata, si corre solo in parte il rischio di scivolare nel buonismo: il gesto di Amélie diventa persino un po' sacrilego, perché si intrufola in un lutto privato, per camuffare ricordi altrui, ma nel suo favoloso mondo la riconciliazione con il passato serve sempre a dar nuova linfa a chi vive nel presente. La portinaia, tradita da un marito fedifrago scomparso nella Pampa, ritrova il suo sorriso, recuperando una lettera da aggiungere alla sua collezione di missive amorose: un pezzo collazionato con parti di quelle già possedute, un falso che diventa più vero degli originali, perché alimenta il sogno di poter riaprire un carteggio, riferito ad un tempo che ora non è più morto, come il marito.

Ecco la ricetta di Amélie

«Ispirarsi a un articolo di giornale che narra la stupefacente storia di un sacco postale ritrovato in un ghiacciaio trent'anni dopo un disastro aereo. Prelevare surrettiziamente il pacco di lettere legato con un nastro di seta blu, piamente conservato dalla portinaia dalla morte del marito. Fotocopiare le lettere. Selezionare in ciascuna brani che permetteranno di comporre una lettera dolce e consolante che cullerà nell'illusione la bertuccia lacrimosa. Ritagliare i brani scelti in precedenza. Incollarli su un foglio A4 facendo attenzione a rispettare lo stile fiorito del defunto. Rifotocopiare il foglio. Intingerlo in una bacinella di tè per ingiallirlo artificialmente. Appendere la lettera a una corda del bucato e asciugare con un phon. Battere a macchina una falsa lettera nella quale la Posta si scusa per il ritardo. Inviare il tutto all'attenzione della portinaia».

Anche le sue vendette passano attraverso gli oggetti, che vengono stavolta manipolati e non contraffatti, attraverso loro semplici spostamenti o sostituzioni. Penetrata furtivamente nell'alloggio del droghiere Collignon, un imbecille strafottente e pronto a prendere in giro il suo commesso Lucien, Amélie compie le seguenti operazioni: - con una limetta sega i lacci delle scarpe del droghiere - in bagno inverte il tubetto del dentifricio con quello della pomata emolliente per piedi secchi, - sostituisce la maniglia esterna della porta del bagno con il pomello tondo interno - sposta la sveglia ad un'ora più mattutina del solito In occasione di un successivo sabotaggio: - sostituisce le pantofole con una copia uguale, ma di una misura inferiore - stacca le lampadine dei lampadari per sostituirle con altre a basso voltaggio - manomette la spina della lampada del comodino per provocare un corto-circuito - sostituisce il numero della madre della vittima, memorizzato nel telefono, con quello delle emergenze psico-sanitarie - getta un pugno di sale nella caraffa del liquore preferito dal droghiere. Sono sufficienti piccole variazioni o ricollocazioni di oggetti (quelli usati in modo automatico, non soggetti ad attenzione alcuna), per far vacillare le abitudini di una vita intera, sconvolta proprio nei suoi rituali quotidiani. Perdendo la propria sicurezza, gli oggetti del repertorio domestico del droghiere finiscono con il trasformarsi in una minaccia costante, sottoponendo la vittima a un sottile e beffardo stillicidio.