2. Lo sguardo di una ragazzina...

... perfora i carri armati, ma può ancora sognare?


Questa non è una ragazzina, è una forza della natura: determinatissima, inarrestabile nel suo flusso lucido di parole e odio e amore senza infingimenti, senza compromessi o mediazioni. Questo è l'unico momento in cui si prende una pausa. Ridiventa umana, e la sua espressione si distende: in queste cinque immagini c'è una gamma infinita di sentimenti che trascorrono sul suo volto; il suo sguardo si trasforma, si riescono a indovinare le immagini che le stanno scorrendo in testa. In questo è insuperabile Bakri: non solo con lei ottiene questo risultato di riuscire a rispecchiare perfettamente l'immagine mentale dell'intervistato. E in un documentario girato a posteriori, senza un fotogramma salvabile del massacro è un pregio inestimabile.

È un'attrice consumata, oppure il suo caschetto sugli occhi penetranti le consente di esprimere qualsiasi cosa: in pochi centesimi di secondo passa dall'attenzione meditatrice, al desiderio su cui non fa affidamento, alla quasi rivendicazione, all'intensa esperienza di vivere davvero quel desiderio esaudito, all'improvviso allontanamento del sogno, che rimane ad aleggiare nello sguardo con quella parola: "magari". Una speranza a cui aggrappare gli occhi, che hanno visto il ritorno a casa.

Come sempre quando stringe il campo al primissimo piano Bakri è pronto a cogliere un'emozione intensa, che non si stenta a credere sia stata vissuta realmente dall'interlocutore. Quello che risulta incredibile è che riesca sempre a far scaturire i pensieri più reconditi. Le aspirazioni più nascoste, quelle ambizioni distrutte risorgono per un attimo e prendono vita anche solo nelle parole o, come in questo caso, nelle espressioni che per un attimo, come nuvole, passano sul volto di una giovinetta che fino ad allora aveva solo espresso durezza e intransigenza