L'ironia vira in sarcasmo

1. Il freddo humour dei sopravissuti


Il gioco di sguardi in macchina è ripetuto spesso durante il film. In questo caso si raggiunge il parossismo, in particolare il penultimo fotogramma proposto, quando l'interlocutore prepara la battuta e si vede che già l'assapora. e infine la spara con un geniale coup de theatre, strabuzzando gli occhi al cielo e rivolgendosi ad Allah, per ringraziare che a Jenin non c'è il mare e così non hanno potuto bombardare dalle navi.

Rispetto all'ironia gelida e concettuale di Suleiman, poco apprezzato da Bakri, si documenta qui un modo di darsi forza facendosi beffe della potenza del nemico. Uno sbeffeggiamento più pacato dell'esilarante gag con cui si conclude il film un po' uscendo dall'atmosfera che permea il video, più improntato a questa forma di sberleffo; o comunque rientra maggiormente nell'andamento di un racconto dell'evento che si va tentando di ricostruire e rappresenta un approccio, quello sarcastico.

Anche in questo caso perdura il dubbio che il testo sia stato concordato in modo da ottenere il massimo del risultato filmico. Si tratta della prima testimonianza orale e quindi si è predisposti a catalogarla come genuina e probabilmente lo è. Non è peraltro importante che sia spontanea o costruita; quello che racconta non è inventato, poco interessa che quel personaggio dai grandi occhi furbi è il narratore che meglio si adatta a tramandare quel racconto. Lo spazio assegnatogli, il suo anonimato (che lo rende cittadino per antonomasia di Jenin nel momento in cui racconta), l'impossibilità di verificare e l'accettazione dei fatti, compreso il gioco commentativo, come è sempre l'inserimento dello humour, non sono pratiche documentaristiche ortodosse, ma rendono efficace il film. Chi voleva confutare lo avrebbe fatto comunque, così s'inaugura un modo diverso di trasmettere dati: tenendo in non cale l'opinione dei maldisposti e curando l'urgenza di informare senza dover convincere chi non vuole essere convinto.

Il fatto che di nuovo a lui sia affidato un secondo siparietto sarcastico non fa che accentuare la sua predisposizione a svolgere il ruolo di maschera in quello che è un vero gioco delle parti, che divide i personaggi in dolenti latori di fatti ed eventi da diffondere come denuncia da un lato, e dall'altro testimoni scelti per molteplici comparsate, sottraendo spazio e visibilità ai più pregnanti narratori, ma gettando una luce diversa sulla capacità di reagire con la risata liberatoria e sovversiva.