Finzione documentata

5. Equilibrio tra documenti e raccordi fiction, bilanciati da eccesso di didattica
Segreti stato di Benvenuti

Sono gli spazi a fare i titoli dei capitoli: il processo, il carcere, il pianoro ricostruito sui modellini, l'archivio. ma anche a definire le gerarchie e gli atteggiamenti

Ma sono soprattutto i documenti a fare la storia, ad animare quegli ambienti: gli atti, i fogli di accettazione, la lavagna e persino i fotogrammi degli altri film.
La loro unione è la ricostruzione... con in più l'accompagnamento autoriale dei raccordi.

Certezze sancite da esperienze e dati.

Ricostruzioni analitiche.

Hanno comunque entrambe bisogno di immagini che le concentrino; è un po' come il processo paranoico critico di Dalì: da due immagini, la sintesi è una terza, magari disegnata.

Ritratti di persone: gente comune, testimoni, feriti... picciotti e mammasantissima.

Tutti questi personaggi non riescono però a costruire un'immagine veritiera come quella de Il ritorno di Cagliostro.

Persino la summa di quel sistema di comunità, di giornali ed eroi, irredentismo e rituali, quell'immagine compendio di un sistema di potere millenario che si trasforma gattopardescamente non ha la stessa dirompenza del cardinale di Ciprì e Maresco.

C'è poi un'ambiguità e riguarda il processo: qualche volta sorge il dubbio che l'autore e gli spettatori siano chiamati a incarnare i giudici. Ma è la materia stessa a costringere a questo.

In realtà solo i precedenti film di Benvenuti attenuano il sospetto che si voglia trascendere al ruolo di assemblatori di immagini e fatti di per sé sufficienti a condannare un regime ed evitanoche si arrivi a pensare di trovarsi di fronte a una requisitoria fatta attraverso lo stesso populismo da bibbia dei poveri della Domenica del Corriere e con l'accattivante lavagna.