La provocazione al buonismo che ci circonda, la giusta pretesa di una vendetta e la ovvia mancanza di pietà. Chi per primo esce dalle regole della buona morale americana è, però, chi nella società si è inserito e ne ha accettato le regole. La donna sposata con una figlia che cerca, nascondendosi dietro alla sua condizione, di giocare sporco. L'odio e la rabbia per quella vita che sarebbe potuta essere così bella. La voglia di sangue. I Ray ban sul cruscotto dello sceriffo dimostrano la stupidità di quel tipo di vita. Kill Bill ci riporta alla nostra naturale tensione al sadismo, alla malvagità che è una prerogativa dell'essere umani. Originale è anche lo schema della narrazione diviso a capitoli, quasi a sottolineare la forte razionalità che è dietro a quel tipo di scelta. Stupefacente è poi la capacità di Tarantino nel caratterizzare i personaggi con poche e semplici inquadrature, a dar loro spessore, a sottolineare l'importanza di ogni individuo che insieme all'utilizzo delle più svariate tecniche filmiche dimostrano l'estrema padronanza del linguaggio del regista. Il cartone animato è ben fatto e ricalca, sia nel positivo che nel negativo, la maniera del manga giapponese. Il cast è scelto oculatamente in particolare Uma Thurman, spettacolare nelle sue posture ed espressioni.Nel complesso il film appare perfetto nella sua imprecisione, ogni sbavatura sembra studiata a tavolino o comunque improvvisata da una intelligenza geniale.
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