Festival Internazionale Cinema Giovani

Recensioni
Annotazioni sospese nel tempo "reale" del Festival

16/11/97
Robert Kramer

Milestones
di Robert Kramer
USA 1975
(C'e' anche un'altra recensione!)

La narrazione si frammenta in differenti rivoli e si fa significativa illustrazione esistenziale. Diverse storie, diversi personaggi: Kramer non narra, attende, osserva, indaga e fa raccontare. Il senso scaturisce dai dialoghi, dai racconti, dai dubbi, dalle sofferenze di coloro che sono inquadrati. "Niente di grande, di straordinario, niente d'imperiale o di principesco, solo una piccola pietra miliare" nel cammino indefesso della storia americana alla quale domandare la strada giusta da seguire tra tutte le strade possibili. Le Milestones indicano il passato del proprio percorso, informando, al contempo, sul futuro che attende sulla strada: un viaggio fatto in 16 mm partendo dal passato (una donna di origine calabresi nata nel 1891), ricordando lo sterminio dei nativi americani, la schiavitù degli uomini di colore. Nel presente (siamo nel '75) gli uomini (non si è più personaggi, il termine perde significato, superato com'è dalla realtà di una narrazione che si fa testimonianza) vivono le loro contraddizioni quotidiane, cercando alacremente di indagare sui propri errori frutto di un'eredità generazionale di violenze e soprusi. Gli Stati Uniti sono attraversati completamente dalla mdp: le montagne innevate del Vermont, le cascate dello Utah, New York, sono solo alcuni dei luoghi in cui volti e discorsi permettono allo spettatore di penetrare nell'intimità di vari tipi umani, in modo da comprendere appieno un presente che rischia di sfuggire di mano. L'importante è non perdere di vista le Milestones, prezioso punto di riferimento che assurge a simbolo ideologico. "L'America opprime, consuma le personalità, distrugge i sogni", forgia i caratteri così come si fa con i vasi di terracotta, inducendo l'uomo a nutrirsi di incubi vietnamiti che non abbandonano il suo stato onirico. Anche il consumismo è una grande minaccia e Kramer lo sottolinea citando il Warhol delle immagini seriali della Campbell's soup. Occorre una rinascita su cui riporre nuove speranze. Il parto è lungo, estenuante, crudo e doloroso; lo spettatore lo vive in prima persona grazie ad un perfetto esempio di cinema-verità: il parto della donna è un po' il parto di chiunque voglia mutare la situazione contingente. La visione sul mondo ha ora uno sguardo nuovo. La palingenesi è possibile, basta perseverare come il popolo vietnamita.

Giampiero Frasca


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