| "Una foto vive in rapporto ad un'altra immagine che c'è stata un tempo, un oggetto, una persona. La foto è un oggetto che ha una relazione con un soggetto che si è perduto. E quindi è in relazione anche con la morte. si muore due volte, una prima volta e una seconda volta quando qualcuno guarda una fotografia e non si riconosce". (Christian Boltanski) |
Dunque come si vede qualunque aspetto del film riconduce al dramma che si crea tra il mondo esterno a noi con il nostro interno quando non esiste più un confine "fisico" tra i due mondi. Di nuovo come in O Fantasma si ripropone il corpo reso ectoplasmatico: curioso che in entrambi i casi sia il lattice che avvolge i due corpi come a volere dare un simulacro malinconico dei due soggetti proiettati verso l'affermazione di sé e di una forma di libertà pericolosa, una forma anarco-prevaricatrice. Gli indumenti intimi di Linda, color carne, svolgono la stessa funzione e segnalano in lei la presenza in forma positiva della possibilità di una simile evoluzione: ha i numeri, ma forse potrà controllare meglio i propri desideri. Ancora una volta la donna è più sicura, stabile, possiede un universo di riferimenti che le consentono di non sclerare.