"Sono rimasto molto colpito dalle reazioni di molti spettatori alla scena finale, nel senso che per me rappresenta inequivocabilmente il ritorno della vita e l'elaborazione del lutto (come del resto ha detto Moretti). A parte le considerazioni sulla luce e i colori, c'e' anche da prendere in considerazione l'elemento simbolico del mare: tutto il film e' dominato dal triste e scuro Adriatico, divinita' a cui Andrea viene sacrificato. Il finale e' sul versante opposto, il Tirreno. La promenade finale a Nizza mi e' sembrata una riconciliazione con l'elemento.
Lo stesso elemento, l'opposto versante. La morte, la vita....scusate la banalita'"

4 film sul lutto

La stanza del figlio, in cui si insiste come un disco rotto sullo stesso solco che sembra racchiudere il significato dell'esistenza perduta, facendo emergere singoli appigli per trattenere, per aggrapparsi, per non rassegnarsi; ma di questo abbiamo già dibattuto a lungo.

La stanza del marito di Sotto la sabbia, dove la giacca si può riproporre a breve distanza una volta come ricordo doloroso su cui ripiegarsi e però rivelarsi elemento utile per continuare a vivere insieme alla persona amata, benché scomparsa, senza per questo perdere la lucidità: uno dei pochi film in cui lo straordinario corpo di Charlotte Rampling (che differenza dalla buy nello stesso ruolo!!) riesce a restituire perfettamente l'intenzione di non lasciar scivolare nella facile spiegazione della follia, preferendo ritagliare quello spazio (giocato benissimo su spiragli, ripetizioni di gesti che rimandano a quelli già visti senza fabbricarne di nuovi) abitato da Marie e dall'ectoplasma del marito con il quale interagisce, rievocando parole e gesti adatti alla situazione, riuscendo a tradure al cinema la frase: "Se ci fosse lui,
direbbe..., farebbe...";

l'ultimo film del poker è Meno morta degli altri, di Buyens, ha ormai qualche anno e non è distribuito nelle sale, ma Lab80 lo noleggia a cineclub o a chi ne fa richiesta: un film belga impropriamente rubricato riduttivamente come "sull'eutanasia", in realtà l'avventatezza di Celentano - su cui si è preferito glissare perché molti non se la sarebbero cavata così facilmente come con i trapianti - avrebbe ricevuto una lezione di dignità e ragionevolezza attraverso una soggettiva che ci coinvolge, ma viene costantemente spostata dalla consapevolezza che è la storia vera di trent'anni di lutti che hanno cadenzato la vita del regista stesso. Che si concluda con la fine delle sofferenze della madre, rannicchiata e schiacciata dal peso della perdita dell'altro figlio in contingenze balorde e poi dalla solitudine dopo la dipartita del marito, è un dettaglio: nella costante dominante rossa che sembra suggerire una improbabile ripresa dal vero, in situazione, è racchiusa la presa d'atto della presenza della morte in innumerevoli dettagli che richiamano la memoria e costante è la sensazione che non ci si dà pace per la certezza che determinate sensazioni, emozioni, momenti, sentimenti sono stati irrimediabilmente sradicati. E' anche quello un cancro e quando il dolore si fa insopportabile è giusto sottrarsi, o trovare un'uscita.

I tre film ne propongono una diversa ciascuno, perseguita con criteri quasi sempre coerenti (la sequenza del supermercato del film di Ozon è totalmente pleonastica e fa calare la tensione, unica invece nella inquadratura degli occhi al cospetto del cadavere, una qualunque buy avrebbe ridicolizzato la sceneggiatura) e raccontate con un rigore stilistico, che manca in Le fate ignoranti: le sequenze ai mercati generali - per rimanere in ambiente mercati - sono fotocopie di miliardi di sceneggiati televisivi; le mangiate sul terrazzo a volte cadono nella macchietta in cui gli etero vogliono sempre rinchiudere i gay, maxibon capobranco è credibile come la storiellina d'amore della madre della buy o il bozzetto della colf con la macumba. Perciò credo che affiancare il pessimo Muccino con Le Fate ignoranti non sia un'operazione peregrina.

Le fate ignoranti, con stefano "maxibon" Accorsi, forse il meno probabile tra i bravi mestieranti che lo accerchiavano nel film di Ozpetek. Ma un convulso ancora più poderoso mi prende di fronte agli occhioni Buy perennemente sbarrati su un mondo che non sa comprendere e ancor meno "interpretare". Spiace che questi due elementi abbiano potuto rovinare quello che poteva essere una garbato elaborazione di lutto, particolare nel poker di film che affrontano con sfumature diverse lo stesso argomento: