Mobilitebio: quando la terra è in vendita!

regia e fotografia di Adonella Marena (via XI febbraio 18, 10039 Collegno, Torino)

montaggio: Zenith Arti Audiovisive

produzione: Djanet film [email protected]

Italia, video, 2000, 12’

Il film su Mobilitebio è didattico e pieno di scritte: "intenzioni di preghiera" si alternano a slogan a cui viene demandato il compito di venire memorizzati, mentre le fitte cartelle con i punti rivendicati sono destinati ad un oblio che inficia però l'efficacia del filmato. Si tratta sicuramente di un documento che sembra destinato fin dal progetto ad occupare uno spazio in un archivio polveroso da cui verrà estratto fra qualche anno quando si vorrà ripensare storicamente un periodo di lotte. Meritevole di attenzione come ogni tentativo di occupare uno spazio svuotato dall'informazione ufficiale, ma al di sotto delle possibilità antagoniste dell’evento.

Il problema è che riempito così quel vuoto non aggiunge nulla, né rimanendo allo scopo primario di diffondere le iniziative, né linguisticamente. Il livello di controinformazione si misura pure dal modo in cui lo si fa: se la prassi non si discosta dal reportage canonico, quasi da tg regionale, permettendosi solo il lusso di qualche ripresa obliqua e il massimo di sperimentazione è offerto dal corretto elenco di tutte le rivendicazioni, ricercando un'equidistanza da tutte le componenti, non si otterrà l'attenzione del pubblico. E ancora maggiore dovrà essere il dibattito sull'effettiva importanza rivendicata da Matteo, responsabile di Indymedia italiana, di mantenersi obiettivi: per fare controinformazione si deve sviluppare un'interpretazione dei fatti che si documentano; l'importante è che non sia preconcetta, ma deve esserci un approccio per niente affatto defilato. Magari è giusto richiedere a chi è intento a produrre il filmato di non partecipare agli eventi, ma non ha alcun senso richiedere di mettere un filtro all'obbiettivo, perché la scelta dell'inquadratura non può che essere stimolata dalle proprie convinzioni.

 

Le Monde n’est pas un marchandise. Contre la malbouffe

realizzazione : http://france.indymedia.org

Francia, video, 2000, 20’

Millau, la Seattle sul Tarn: in questo caso l'impatto è più forte, in particolare quando il "Direttorio" della manifestazione, assiepato sul palco in grande sintonia con la folla ad officiare il rito amalgamante, scandisce Liberté Égalité Fraternité: la ripresa si fissa a restituire significato a quelle parole d’ordine e contemporaneamente dà una spiegazione, offre una chiave di lettura per gli spettatori americani, incapaci di capire perché gli europei possono odiare a tal punto l’incolto e assurdo colonialismo del McDò; attraverso quegli ideali rivoluzionari si rilancia il processo di sublimazione di una civiltà che rivendicò anche il principio fondamentale del riconoscimento dell’individuo: "Una testa, un voto". Poi si può mettere in forse la democraticità e la manipolabilità del principio di rappresentanza, ma almeno che questo sia epurato da truffe maggioritarie rese macroscopiche dal mediatico evento delle elezioni americane 2000: pietra tombale sulla democrazia rappresentativa, malamente occultata da tutti i media conniventi (ma dove erano i siti controinformativi? Si doveva vigilare e sfruttare il momento per denunciare i brogli della democrazia capitalistica di riferimento nel momento dell’officiamento del suo rito). Attraverso il messaggio della Rivoluzione francese, il suo forte radicamento nazionale, la sua connotazione radicale, ma anche la universale conoscenza (persino presso i barbari americani) del suo significato, l’autore, americano anch’egli, riesce a restituire parte della forza carismatica di questo piccolo novello Asterix, come viene soprannominato José Bové: dà l’idea che possa trascinare convincendo molta gente della possibilità di travolgere la globalizzazione. Dunque quella ripresa fissa, o perlomeno con pochi movimenti e quasi nessuno stacco (comunque sempre sull’asse), lungi da rappresentare un problema di pulizia tecnica, diventa un modo per farci partecipare all’evento. Il mitico contadino francese è sicuramente un leader, tuttavia questo modo di fare controinformazione risulta appiattito su una personalità e su una delle posizioni del movimento, non innesca una dialettica interna alle immagini, e dunque si discosta poco dai meccanismi messi in atto dagli organi ufficiali.

 

Il mio corpo non si brevetta. Elefanti viola e corpi nudi contro Ocse

realizzazione: http://italy/indymedia.org

Italia, video 2000, 15’

A Bologna ci si trovò per dare risalto alla riunione dell’Ocse, che avrebbe preferito mettere la sordina dopo quello che era avvenuto a Seattle ed evitare contestazioni. Già solo il presupposto di voler rompere le uova nel paniere di un centro di potere di quella microfisica individuata già da Michel Foucault risulta nelle corde di Franco Berardi, ma in più lo stesso Bifo ne ha fatto anche un evento filmico. Sempre efficace nelle sue esibizioni (qui documentata letteralmente con le riprese del famoso spogliarello e l'intervento di imbarazzati celerini), molto attento a mediare con ironia lo sberleffo carnascialesco che si ricollega all'ala creativa di venticinque anni fa. Infatti è importante cogliere la tendenza a riannodare una memoria di fenomeni di antagonismo nell'informazione; e altrettanto fondamentale è la volontà (talvolta velleitaria) di intervenire anche sul linguaggio: di qui provengono i ripetitivi cartelli "... see you soon... " che interrompono le azioni, mai violente, documentate. Dalle situazioni e dagli episodi come allora risulta evidente che siamo dalla parte della ragione, però le conclusioni o mancano o sono affidate alla voce di Bifo, che accompagna il flusso di immagini delle manifestazioni, non particolarmente significative o ispirate. L'aspetto ludico non basta più e non si discosta dalle provocazioni degli indiani metropolitani del '77, non evolve nemmeno (ma questo probabilmente perché quell'esperienza non è stata superata, ma congelata da parte di tutte le fazioni in causa: noi perché impossibilitati dalla criminalizzazione, loro perché incapaci di risolvere le contraddizioni esibite dal Movimento, se non reprimendo e a distanza di anni reagendo con ideologie arcaiche, sostenute soltanto dall'abuso dello strapotere comunicativo: un regime mediatico senza brecce per denunciare il Re Nudo). Mancano elementi di innovazione che facciano riconoscere agli abitanti del "glocal village" un'esperienza audiovisiva davvero aggiornata.

 

Come è il video su Praha: racconto e non mera registrazione, dicevamo nell'editoriale da cui ha preso spunto questa seconda elucubrazione sulla invasività della manipolazione dell'immagine. Racconto in fieri, prodotto mai definitivo, aperto al contributo di tutti (come i nostri ipertesti), discusso e progettato in rete, ma cercando di uscirne dai limiti, sia saccheggiando i linguaggi esterni, sia per condizionare i media. Il prodotto della rete indymedia.com è una carica di adrenalina, nel quale si avvertono gli echi dei clip più famosi dei Chemical Brothers, intelligente nella scelta del montaggio, ricco di spunti, il commento sembra affidato alle scelte postproduttive, nonostante la sbandierata "obiettività", impossibile e poco condivisibile: a cui è preferibile conoscere da quale weltanschauung proviene l'informazione che viene ammannita.