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reportage da festival ed eventi, interviste e incontri
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Mostra del Cinema di Venezia 2001
SituAzioni

1 settembre 2001

Oggi spulciamo l'edizione odierna del Corsera...

"il direttore Barbera ha fatto il baciamano anche a Lady Helen Taylor, parente della Principessa d’Inghilterra e testimonial in tutta la Gran Bretagna dello sponsor Bulgari."

Qui sotto
Guy Debord tra i fratelli Bulgari

Guy Debord tra i fratelli Bulgari

"C'erano due passere di mezza età una con un chihuahua che mugolava e guaiva in un bozzolo di golfetti neri e Bob Schafer Capo Banda che era un fascista americano con barzellette su Roosvelt"
W.S.B.

"La terza ha un gran bel culetto. Le prime due un gran fascino."
Tinto Brass

Tinto si sente fuori posto, a Venezia e in fondo anche in Italia. Preferisce l'Austria, e infatti...
"Basta la targa: Austria. A questa gente siamo debitori d’un sacco di cose e io mi sento profondamente mitteleuropeo".
Ah ecco... Qui sotto, potete vedere Guy Debord con la maschera dell'intellettuale mitteleuropeo.

Guy Debord con la maschera dell'intellettuale mitteleuropeo

Ma, cercando qualche parola sul cinema, merce rara sulle pagine del Corsera, almeno per oggi, ci imbattiamo in altri filosofi (per rovinarvi il finale, vi anticipiamo che il massimo risultato della giornata sarà una ronfata di Kezich): ecco dunque Alberto Sordi che spara su tutti perché, come dice lui...
«Io sono anti tutto». Che ne dice di Berlusconi? «Uno che si è affermato così tanto nella vita merita una chance». [Già, l'Italia è un giocattolo per i bimbi buoni e coraggiosi...] E del nuovo ministro Urbani? «Ma come è il ministro per lo Spettacolo e dice che il suo regista preferito è Bergman? Non poteva dire De Sica, o qualcos’altro di più italiano». [In effetti, bastava rispondesse "rigatoni".] (Risposta di Urbani: «Non volevo fare nomi italiani proprio tenendo conto delle mie funzioni e del mio ruolo super partes», ndr ).
«Progetti: una Fondazione per aiutare i giovani che vogliono studiare cinema. E forse ancora un film. L’offerta mi arriva dalla Spagna e mi tenta perchè è un personaggio che non ho mai fatto, un poeta. Rimpianti? Forse quel figlio che non ho avuto. Ma se poi fosse diventato uno con quei capelli, quelle barbe, pronto a sfottermi, contestarmi e magari a darmi pure una cortellata ? No, meglio così. I miei figli sono i miei film».

Una testimonianza de spessore... al cui interno segnaliamo la citazione da manicomio del sedicente ministro per la cultura in libera uscita.

Sicuramente ispirato (a contrario) da Albertone, anche Michael Cimino, a Venezia chissà perché per promuovere un libro, ha qualcosa da dire sulle scule di cinema.
"Negli ultimi dieci anni negli Usa c’è stata una folle proliferazione di scuole di cinema. Tutti fanno film e i giovani imparano a farli guardando pellicole vecchie di cent’anni. Quel che vien fuori sono solo delle brutte copie"

Dopo che l'anno scorso sembrava circolare in forma clandestina alla Mostra una compilation del papa sul cinema, a quanto pare la presenza pontificia è imprescindibile, così veniamo a sapere che "Monsignor Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, consegnerà oggi il premio Bresson (destinato a chi testimonia il cammino di ricerca spirituale della nostra vita) al regista Manoel de Oliveira". Complimenti a de Oliveira e al tempismo del Vaticano.

Il film di Laura Betti su Pasolini, viene giudicato "istruttivo perché Pasolini aveva davvero previsto tutto, quando parlava dell’omologazione del consumismo". OK, Pasolini No Global, anche se ha poi avuto una sparata che lo pone sulla linea Violante-Fassino: «Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte / Coi poliziotti, / Io simpatizzavo per i poliziotti / Perché i poliziotti sono figli di poveri».
Per fortuna che ad illuminarne il profilo giungono due dichiarazioni molto diverse fra loro... "«E’ un Pasolini doppio, visto nella sua cupezza e nella sua solarità, mi è piaciuto moltissimo» dice Walter Veltroni. «E’ un Pasolini diurno e notturno» aggiunge l’onorevole Franco Grillini." Attendiamo chi sia in grado di dichiarare Pasolini "bianco e nero", "Nord e Sud" (come le curve allo stadio), "mari e monti", "uno e trino"...

Guy Debord sul set di un proprio film
Guy Debord sul set di un proprio film

Ma veniamo al finale annunciato, la autorappresentazione triste di un critico nel faticoso lavoro quotidiano festivaliero. Un uomo solo, in un ambiente ostile. Immaginiamo Tullio Kezich che parla da solo, nella sala semivuota in cui si proietta Quem es tu? di Joao Botelho: "Ma quale pubblico? Il paradosso dei festival è che a noi scriventi è precluso ogni contatto con il pubblico vero. Dobbiamo vedere i film prima, in separata sede, e limitarci ad immaginare l’accoglienza che avranno. Quando diciamo «pubblico» ci riferiamo insomma alla platea del PalaGalileo nelle visioni targate «press-industry»."
Ma per fortuna, direbbero gli Skiantos, la cultura poi ti cura, ed ecco il ristoro intellettuale offerto dal film portoghese...
"Mentre gli attori recitano il loro testo alla maniera sonnolenta dei frati addetti a leggere il Vangelo nel refettorio, allo spettatore sono concesse due opzioni. La prima, della quale hanno largamente approfittato i festivalieri, è quella di scappar via. La seconda opzione è invece quella di abbandonarsi per una volta all’incontestabile fascino di questa sacra rappresentazione, assaporare l’alta mestizia della portoghesità e meditare sulle cose umane".

Nella nostra foto conclusiva, Guy Debord intento ad
assaporare l’alta mestizia della portoghesità
e meditare sulle cose umane

Guy Debord intento ad assaporare l’alta mestizia della portoghesità e meditare sulle cose umane