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Torino Film Festival - 2001
Lampisterie sinaptiche

2: Fuoco, cammina con me

Fulvio Faggiani's TO-FILM-FEST-19°

GIOVEDÌ 15: dopo lunga ed estenuante attesa riusciamo finalmente ad intrufolarci nella sala 1 del cinema Reposi per la prima proiezione in pomeridiana di R-Xmas, l’ultimo film di Abel Ferrara.

Bisogna innanzitutto dire che, causa sovrappopolamento, le uniche file ancora libere sono le prime due, cioè esattamente sotto lo schermo: la visione del film viene così ammantata di un tono involontariamente voyeristico in cui ci sembra sempre di sbirciare sotto le gonne della protagonista (un´affascinantissima Drea De Matteo già notata nel telefilm The Sopranos).

La storia del film, che ha inizio con una recita scolastica ambientata nei primi del ‘900, mette in mostra il Natale del 1993 vissuto da una famiglia di immigrati Dominicani medio/alto borghesi a New York.

L´alto tenore di vita della famiglia (scuola privata per la figlia, BMW, due appartamenti, opere di carità per la comunità...) è garantito dal lavoro che svolge la coppia, lo spaccio di droga. Tutto sarebbe rose e fiori se il marito non venisse rapito da una banda di gangster – che si riveleranno poi poliziotti corrotti – e la moglie costretta a racimolare in fretta e furia tutto il contante possibile per pagare il riscatto. Sullo sfondo di una New York pre-Giuliani, va sottolineato il ruolo della fantomatica ‘Party Doll’, la bambola desiderata da tutte le bambine della grande mela, figlie dei delinquenti comprese.

Personalmente, non ho trovato questo R-Xmas un grande film. Piuttosto banale, senza quei riferimenti classici di Ferrara quali ad esempio la religione e la violenza, ha però nello stile registico il suo asso nella manica. Penso infatti che pochi altri film possano contare su una trama costruita attraverso continue e continue dissolvenze come questo. Più che "Re di New York…", "Re della Dissolvenza". Altra nota positiva è stata la fugace comparsa in sala di Abel Ferrara che ha anticipato l´idea del suo prossimo lavoro, il prequel di King of N.Y. e ha introdotto il suo primo lavoro, Could this be love, datato 1974.

Nota a margine: era presente anche lo storico produttore dei film di Abel, Barry Amato, una biffa munita di coppola prontamente ribattezzata dai presenti "Cain" Ferrara.

VENERDÌ 16: La mattinata ha inizio con il super classico La notte dei morti viventi di George A. Romero. Il film è veramente bellissimo, soprattutto se lo inseriamo nel contesto storico della sua uscita, il 1968. Un film di rottura con tutta quella che è la tradizione cinematografica precedente, basti pensare a due punti fondamentali: l´eroe è un nero e i figli mangiano i genitori. Applausi a scena aperta!

Secondo film della giornata, in concorso nella sezione lungometraggi, è Et Rigtig Mennenske [Dogme], del danese Åke Sandgren. Un dogma decisamente surreale, favolistico e, proprio per questo, morale. Secondo gli schemi abituali del Dogma, che si pone sempre come rottura rispetto alla borghesia benpensante, abbiamo una coppia agiata che non ha tempo per i rapporti interpersonali né all´interno della coppia stessa, né tantomeno con la giovane figlia, la quale si è inventata un amico immaginario che vive nell´intercapedine del muro. Quando la famiglia decide di cambiare casa, l´amico fraterno è lasciato al suo destino, ma l´incidente mortale che coinvolge la bambina, lo porta in vita.

Il giovane, trasposizione del figlio abortito dalla coppia che non avrebbe avuto tempo per lui, seguendo i dettami della bambina ormai fata, non desidera altro che diventare un essere umano.

Abbiamo così una specie di fratello del David di A.I., anch´egli un po´ Pinocchio alle prese con il mangiafuoco signor Stromboli (proprietario checca del negozio di scarpe). Ma parente anche di Forrest Gump, nella sua incapacità di linguaggio; figlio/aborto di Chance giardiniere con il quale condivide una disarmante ingenuità spesso travisata e fraintesa; gemello di tutti gli idioti degli altri Dogma.

In definitiva, una bella storia che per i suoi toni e alcune scene (vedi i bambini del coro che lo affiancano, la sua visione notturna" dall´intercapedine, il doppio tavolo a nome Thomsen in cui si ritrovano coniugi e amanti) fanno del film una piacevole sorpresa.

DOMENICA 18: Giornata intensa che inizia con la maratona dei cortometraggi in concorso.

1- She? RAcing di Kirstin Marcon: 8minuti di tenebrosità, luci filtrate in blu, amore struggente e gore.Una ragazza ha un incidente d´auto. Il conducente dell´altro mezzo resta gravemente ferito. La donna estrae dall´auto il piede mozzato di questi. Si guardano, si vegliano, si sfiorano. Quando giungono i soccorsi, lei scappa. Il moribondo sussurra il suo nome: Angie. Fine.

2- Lollipops di Graham Tallman: una bambina deve scegliere tra il lecca-lecca rosso e quello verde. In realtà la scelta è tra mamma o papà nell´imminente divorzio. Bella la scelta registica di accompagnare ai vari personaggi i due colori e, soprattutto, di usare come tema musicale l´omonima canzone dei The Chordettes.

3- Veta di Teona Strugar Mitevska: su di un fantomatico autobus diretto al confine esplodono la tensione e l´odio dei singolari viaggiatori. Metafora degli orrori balcanici, ha un ritmo sincopato ma risulta spesso un po´ polpettoso.

4- Der Brune Faden di Volker Elas: triplice vicenda di un berretto di lana a strisce blu che cambia la vita a chi lo indossa. Il bambino che lo ha ricevuto in regalo, lo passa ad un naziskin in fuga con i soldi dei propri ex compagni, il quale lo cede alla donna che gli offre un passaggio e che ha problemi economici legati alle cure per il marito malato di cancro. Diversi i finali: lo skin ricomincia una nuova vita, la donna racimola i soldi, il bambino si becca un ceffone. Divertente. Veloce.

5- Helicopter di Ari Gold: l´improvvisa morte della madre, impedisce ad Ari di confrontarsi sul tema della ricerca/fuga dell´amore. Visivamente interessante per la mescolanza di video, animazione, 35 mm e la ripresa del plastico in movimento del corteo funebre.

6- Einspruch II di Rolando Colla: ispirato ad un fatto reale, narra la follia di un moderno autodafè per sparire nel modo più visibile possibile.

7- Duel di Philippe Mach: quasi fassbinderiano nelle sue perversioni alto borghesi, narra dell´incontro di una donna e un ragazzo più giovane che abitano nello stesso condominio minimalista. L´iniziale scontro fisico, porta ad un duello psicologico destinato a riproporsi in chiave erotica e ad arenarsi nel sangue...mestruato. Moooolto svizzero.

8- Palindromo di Philippe Barcinski: come conferma il titolo, inizio e fine coincidono e il cortometraggio ci viene proposto in un montaggio a ritroso, in cui il bancario che in un giorno perde lavoro, casa e amante, si chiede: "una giornata può sempre essere felice per chi ride sempre?". Decisamente, "gente allegra il ciel NON l´aiuta".

9- Una serata con il dr. Hoffmann di Thosten Kirchhoff: con un´atmosfera volutamente horror-Hammer, narra in soggettiva il massacro delle aspirine da parte del suo creatore, il dr. Hoffmann appunto. Carino, ma sembra aver mancato il bersaglio.

10- Pout di David Duponmchel: vicenda narrata (parzialmente) dall´albergatore alla polizia sul suicidio di una donna che ha ucciso poco prima i suoi due figli. Angoscia a forza 10, ma il risultato sembra in un certo qual modo incompleto.

11- Blocco 101 di Daniele Gaglianone: i tre imbianchini custodi dell´infernale blocco 101 sono gli unici ad aver ricevuto fischi a scena aperta. Delusione.

12- O inventario de natal di Miguel Gomes: in pratica il super8 di Natale del regista che muove i suoi protagonisti come le statuine del suo ossessivo presepe.

13- Un Oiseau dans leplafond di Celine Macherel: il vincitore del festival, viste le ovazioni (giustificate) del pubblico. C´è un po´ di Jeunet&Caro in questa favola in cui un cucù prende cocienza del proprio essere uccello e riconquista tarantinianamente la libertà. Ottimo l´attore protagonista Bruno Abrahm-Kremer.

14- Muno di Bouli Lanners: mancato reportage sul razzismo rurale da parte di Raphael, il protagonista, che è testimone dei cambiamenti, delle follie e dell´indifferenza del paese natio.

15- Bucaresti-Wien 8:15 di Catalin Mitulescu: inizia come la solita tragedia di immigrati, con tanto di furto notturno di tutti gli ori di casa per riuscire a pagare il falso passaporto ma, oltre ad essere una vera tragedia per un paese come la Romania, costruisce un amaro finale degno della commedia italiana doc. Bello.

Sole negli occhi di Andrea Porporati. Primo lungometraggio per il co-sceneggiatore di Amelio che affronta la drammaticità dei normali fatti di cronaca. Il caso in questione riguarda l´omicidio del padre da parte del figlio. Marco, interpretato da un lombrosianamente colpevole Fabrizio Gifuni, si libera di un padre che vuole vendere la casa, che ha abbandonato la famiglia per stare con un´altra donna ma che, soprattutto, è stato testimone di un "fatto sporco" quando Marco aveva 12 anni. Non fece nulla allora, non disse nulla, e forse proprio questa mancanza di un´azione svolta dalla figura paterna è la chiave per un omicidio inspiegabile su cui indaga un misurato e acuto Valerio Mastrandrea. Ambientato sulla riviera romagnola, è una libera trasposizione del Delitto e castigo dostoevskijano in cui il giovane assassino si confida con il poliziotto attraverso la formula del gioco: "per scherzo": "prima ero vuoto, non sentivo nulla, era l´apatia per tutto; ora che è morto, sento tutto. Guardo gli altri e li invidio. Invidio la normalità delle famiglie. Ho bisogno di dirlo a qualcuno".

LUNEDÌ 19: giornata dedicata a Nipponica e ai due film in programma.

Dal primo, Glowing Growing di Kei Horie, ci si aspettava qualcosa di eccezionale viste le dichiarazioni dellautore: "Lo prometto, questo film può cambiare la storia del cinema giapponese!!", ma in realtà, oltre a far rigirare nella tomba Ozu e Kurosawa e scatenare una guerra santa contro di lui da parte di Tsukamoto e Kitano, il film rientra piuttosto nella categoria: "mio Dio, speriamo che finisca presto!".

La storia dei due protagonisti, Jun il commesso tonto maltrattato da tutti e Kiminobu assassino della fidanzata per errore(?!),che in sella alle loro bici decidono di raggiungere il luogo di un suicidio di massa prossimo venturo, gira sulle solite tematiche ormai abusate del cinema giapponese. Malessere sociale, vuotezza di emozioni e sentimenti, morte indotta. Chiariamo subito che il film non è spregevole, i due protagonisti sono perfino teneri nelle loro ingenuità (tipo incontrare Dio nei discorsi di persone che prospettano morti senza punizioni), il finale è letteralmente elettrizzante...ma il tutto è forse già visto (meglio) e risulta un po´ troppo lungo.

Dopo un inizio come questo, è chiaro che ci fosse un po´ di paura nell´affrontare la seconda visione della giornata, dato che voci di corridoio la bollavano come "mattonazzo".

E invece Departure di Nakagawa Yosuke si è rivelato una bella sorpresa. La storia tutta in una notte dei tre amici che si salutano perché il giorno dopo due partiranno – uno all´Università e l´altro a Londra – è narrata con toni delicati e senza gli eccessi che forse una trama come questa poteva suggerire. Sono perfetti gli attori, tra la timidezza e la vera e propria incapacità di relazionarsi verbalmente con l´altro sesso; è bellissimo il montaggio alternato delle tre camere che i ragazzi dividono con le partner, sempre inquadrati in un totale fisso delle stanze; sono ciclico l´inizio e la fine del film che non rinuncia alla sorpresa. Gli unici nei (minimi) restano la ormai consueta apertura dei film giapponesi con un´inquadratura del mare, e la conchiglia che rimane lì per circa 5 minuti mentre noi ci sorbiamo uno straziante ukulele.

MARTEDÌ 20: l´unica visione della giornata è dedicata al campione del box office coreano, Chingu.

In considerazione del fatto che ormai è già stato detto tutto sul genere gangsteristico, il regista Kwak Kyung-taek costruisce uno scorrevolissimo assemblaggio di tutto il campionario.

La foto dei 4 amici da bambini? Ce l´ho! Il montaggio alternato alla Padrino parte II in cui alle parole del protagonista segue la carneficina che pensavamo coinvolgesse anche lui? Ce l´ho! La musica epica alla Morricone? Ce l´ho! L´omicidio in slow motion alla John Woo con il sangue che si mescola all´acqua nel canaletto di scolo? Ce l´ho! L´amico intelligente narratore della storia? Ce l´ho! I due amici che si trovano poi a fronteggiarsi perché in gang rivali? Ce l´ho! Il karaoke del boss su canzone cult? Ce l´ho! Pensate pure a qualsiasi immagine classica e la ritroverete in Chingu (amici). Come dite? Il sorriso rilassato dall´oppio nell´inquadratura finale?

Beh... quello manca, ma l´idea di un C´era una volta in Corea è più che una presenza.

GIOVEDÌ 22: approfittiamo della retrospettiva su Romero per concludere la trilogia dei morti con Zombi e Il giorno degli zombi. Che dire? Strafigata!

Venendo alle altre visioni della giornata, ci siamo goduti l´ultimo lavoro di Todd Solondz, Storytelling. Se con Happiness aveva inciso sul nostro sistema emozionale a colpi d´accetta, in questa nuova opera si diverte invece con piccoli (e precisi) affondi di bisturi. Il film, diviso in due parti, narra in "Fiction" di un laboratorio di scrittura creativa tenuto da un premio Pulitzer nero e frequentato da senzatalento (avete ragione. Sembrerebbe la Holden). Il punto nodale viene dal racconto autobiografico post "nigger, fuck me hard!", basato sul rapporto sessuale avuto tra la protagonista e il docente. Quello che si ascolta leggere in classe è ancora realtà o, proprio perché cristallizzato su carta, è ormai solo fiction? Nella seconda parte, "Non-Fiction", l´alter ego di Solondz decide di realizzare un documentario sui giovani della suburbia che si accingono a entrare all´università. La scelta cade sul ragazzo senza qualità, Scooby, e sulla sua famiglia upper class. Incrocio di personaggi ed emozioni; un finale, al solito, da lasciare lo spettatore senza diritto di replica, in cui la non fiction si confonde con il reality show.

Altro bel film della giornata è il taiwanese Ming Dai Ahui Zhu di Hsiao Ya-chan. Molto carino per le soluzioni visive degli ambienti; per l´idea di proporci differenti punti di vista di una stessa situazione attraverso flash back; per la scannerizzazione della mano al banco dei pegni.

VENERDÌ 23: le visioni di oggi sono bloccate a causa dell´incendio propagatosi al cinema Reposi ieri sera. Con sommo dispiacere dobbiamo così rinunciare alle due proiezioni nipponiche previste per oggi, The day Toshi was born e Blue Spring che, a detta di alcuni, erano veramente "forti".

Dato che l´incendio non ha coinvolto persone fisiche ma "solo" pizze (si parla di una sessantina di pellicole tra Straub & Huillet, cinema egiziano, Anthony Mann, George Romero e Spazio Italia), abbiamo assistito alla richiesta di sovvenzioni per una specie di colletta pro autori.

Il buon don Leo ha garantito, oltre ad un aiuto della regione, anche uno proprio (bene, bravo, 7+).

La cosa divertente della giornata, è stato l´uso della fantasia per motivare l´incidente. Tra le varie: un attacco di integralisti; un tentato omicidio di Fernanda Pivano (che è in un certo modo filo-americana); un tentato omicidio di Fernanda Pivano (che dice cazzate); un attacco dei No-global (visto che ieri sera doveva essere presente il capo terrorista Agnoletto); una ritorsione di tutti i poveri cristi chiusi fuori dalle proiezioni stampa in sala 4 (non guardatemi così, ci ho pensato...ma non sono stato io); una devianza dei deviati servizi segreti; la provocazione di un incallito fumatore dopo il divieto comparso nell´atrio del Reposi........

Fulvio Faggiani