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reportage da festival ed eventi, interviste e incontri
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Festival Internazionale di Film con Tematiche Omosessuali
Da Sodoma a Hollywood

Torino, 11-18 aprile 2001

Il fatto che Pantalones abbia vinto un premio è già un segnale positivo di superamento delle pastoie seriose che caratterizzavano i film a tematica omosessuale di qualche anno fa, nei quali si descrivevano in stragrande maggioranza le gelosie, i microcosmi, gli avvitamenti sulle difficoltà a mantenere rapporti duraturi frequentando i locali-ghetto. Intendiamoci: neanche in questa edizione si è potuto espungere queste specie di autocoscienze noiosissime, Broken Heart Club ne è un esempio, benché racchiuda spunti anche divertenti e non rifugga da autoironia ("Parlate così tanto di essere gay che vi dimenticate tutto il resto che siete"), agevolato in questo dalla scelta di raccontare, dal punto di vista di un fotografo e a partire dalla foto degli amici e dal regalo di compleanno ricorrente (il libro Amore, eccomi), un gruppo che permette di prendere coscienza e accettare la propria omosessualità. Un tema questo della uscita dalla latenza e della dichiarazione che è ricorrente e percorre molti film in modo da utilizzare i newbies come occasioni per ripercorrere le tappe dell'orgoglio gay: riconoscersi tali, nominare la propria sessualità, dirlo ai parenti e che s'intreccia fortemente con la spasmodica ricerca di un rapporto più soddisfacente e duraturo rispetto a quelli occasionali, che tanto hanno inciso sull'immaginario che è andato creando la macchietta dell'omosessuale checca o malato da compiangere, o come si dice proprio nel film degli amici che giocano a baseball: o imbarazzante macchietta o vicino di casa amico malinconico. Rimeditazione questa che accomuna i ruoli cinematografici riservati agli omosessuali con quelli in cui sono stati reclusi i neri, come un anno fa spiegava Melvin Van Peebles a Milano presentando il suo film-studio della storia degli afroamericani nel cinema hollywoodiano (Classified X); a questo proposito due appuntamenti hanno analizzato la stessa cosa per quel che riguarda i "froci" nel cinema italiano in occasione di un documentario per la televisione, che si avvale di spezzoni tratti dai più famosi film italiani.

Altro aspetto che già è stato evidenziato da Cristina Piccino nei suoi articoli sul manifesto è il rapporto con la religione: The Confession, altro film premiato, scandaglia per antonomasia questo aspetto: quando Cesar sussurra: "I need a priest" è quasi un urlo per la reazione di Jo, che vede in questo un rifiuto della loro storia, durata decenni dopo che Cesar ha lasciato moglie e figli. Ma in realtà il credente cerca una complicità, il sostegno del compagno nella scena dell'eucarestia è un'importante affermazione della coppia, che prelude all'abbraccio finale, una volta tornato Jo nel talamo comune: un abbraccio che è la risposta alla titubante questione sospesa: "It means we can't anymore fuck?". Jo aveva messo in atto una serie di provocazione ai danni del prete, le stesse adottate nelle molte rappresentazioni di rapporto tra etero e omosessuali, che hanno finalmente ammesso in massa nei loro film i "normali", eliminando in questo modo la categoria "diversi", che rimaneva sospesa. E questo comporta una graduale evoluzione, ben esplicitata in Coffee Date, ma anche in Km.0, premiato con la menzione speciale, dall'indifferenza o dal rifiuto fino alla complicità.

Altro discorso è il rapporto con il corpo. Tutto passa attraverso la pressante ripresa dei corpi, tranne il film vincitore (in Ye Ben addirittura il rapporto amoroso rimane del tutto platonico, il corpo è contemplato nella sua espressione artistica); quello in cui è più evidente è Confusion des Genres, il film, "francese" in ogni più piccola porzione, è irritante per la verbosa inettitudine del protagonista, perennemente indeciso tra i due sessi e tra differenti tipi di seduzione, tutte ben rappresentate sullo schermo in modo da non dare dubbi sui tratti di macchietta stereotipata di ogni singolo personaggio, che rappresenta un vera tipologia di carne e sesso, dalla quale discendono poi la personalità, i desideri, il carattere, le modalità espressive della passionalità. Sono tutte personalità che dovrebbero rappresentare un ventaglio di sessualità esaustiva in questa ricerca della chiarezza che finisce con risultare asfittica come l'operazione analoga di La Nausea, ben distante dalla fisicità esibita di Baise-moi. L'aspetto più travolgente dell'attenzione ai corpi che si ritrova in Bare, ad esempio ma diffuso capillarmente, è la capacità di inquadrare le scopate avvicinandosi moltissimo alle pelli, alle curve (in particolare in situazioni lesbiche) che esaltano la perfetta compenetrazione dell'intero corpo con quello del partner; queste immagini raggiungono un livello quasi astrattista, dove non si riconoscono nemmeno più quali parti del corpo si agitano sinuose sullo schermo, cercando di aderire completamente le une con le altre, creando sottili fessure dalle quali promana realmente la passione.

Una citazione particolare merita War Story, delizioso film ricalcato integralmente sulle caratteristiche del cinema muto, a metà tra la fortuna decisionista di Harold Loyd e il lunare candore di Harry Langdon, attento a restituire tutte le situazioni (dalle torte in faccia alla rivalità nell'indigenza che però si tramuta spesso in solidarietà) e riproporre gli stereotipi della risata; sembra di assistere realmente a un vecchio film muto, ma con quel particolare quasi impercettibile, che introduce aspetti esotici: l'omosessualità non aveva mai fatto capolino nel cinema muto (Fatty Arbuckle fu cacciato da tutti gli studios per una storia, esterna al set, che si era risaputa) e questo aspetto, rimarcato, getta una luce a posteriori su tutto il mondo delle comiche come lo abbiamo sempre fruito.

Un ultimo aspetto positivo, che forse prelude a una minore incidenza del fenomeno sulle esistenze della comunità omosessuale è la quasi totale sparizione di testi sul contagio dell'Aids.

Adriano Boano

Coffee Date di Stewart Wade
Talvolta può capitare un'amicizia trans-gusti-sessali e talvolta è pure comico.

The Burning Boy di Kieran Galvin
Vergogna, rimorso, rifiuto di sé: soffocare le pulsioni e soffocarsi affogando.

The Girl di Sande Zeig
Pittura e noir, lungosenna e night, colori e filtri, jazz e manierismo.

Ye Ben - Scappando di notte di Hsu Li-kong
Opera Kun, struttura complessa e narrazione epistolare: allegoria del melodramma

Pantalones di Ana Martínez
Cosa si nasconde dietro i pantaloni? Un gioco di prestigio dove si perde sempre.

Dirty Pictures di Frank Pierson
Un docu-film onesto... globale... di critica d’arte... di denuncia

Km.0 di Yolanda Garcia Serrano
Una tra le più classiche commedie per equivoci in salsa madrilena

Psycho Beach Party di Robert Lee King
Pop, camp, z-movies, una girandola di invenzioni e la diversità perseguitata

Dirty Pictures