NearDark
database di recensioni
Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!
Yek Rouz Bishtar Anno: 1999 Regista: Babak Payami; Autore Recensione: Federica Arnolfo Provenienza: Iran; Data inserimento nel database: 24-11-2000
Untitled Document
Yek Rouz Bishtar
Di Babak Payami
Sembra la versione mediorientale di "In the mood for love" di Wong
Kar-Wai, questo ennesimo bell'esempio di cinema iraniano (quando si dice di
una cinematografia giovane ed in crescita... speriamo solo non l'uccida la moda).
Siamo a Teheran, presumibilmente ai giorni nostri. La città ci viene
mostrata come una metropoli caotica e rumorosa, piena di traffico, dove la gente
cammina a testa bassa, va dritta per la sua strada e pensa ai fatti propri.
Come, presumibilmente, in qualsiasi altra metropoli. Ma accade anche che, in
mezzo a tanto rumore, ci si innamori in silenzio, ci si guardi di nascosto,
si aspetti un autobus dove rubare uno sguardo od un sorriso (sempre rispettivamente
dalla propria parte della sbarra - ma davvero in una città come Teheran
sugli autobus uomini e donne devono viaggiare separati?), incapaci di esprimere
oltre i propri sentimenti. Niente tango argentino, ad accompagnare quest'uomo
e questa donna qualunque, che ogni giorno si incontrano su un autobus, niente
musica che sublima la passione, ma sempre l'ossessivo rumore delle macchine
in strada... il pudore che accompagna i due personaggi è lo stesso del
regista, che guarda spesso letteralmente dal di fuori (esemplare la scena nel
caffè, dove la mdp guarda da fuori la finestra per poi entrare piano
piano ed avvicinarsi ai personaggi, ma solo nel momento in cui si stanno alzando)
o da lontano (anche in questo il film ricorda l'ultimo Wong Kar Wai, nei cui
ambienti faticavamo ad entrare, la mdp rimanendo sempre sulla soglia), per poi
chiudere con uno splendido piano sequenza-soggettiva da dentro l'autobus.
Un film sulla incapacità di amare, di esprimere ciò che si prova,
ma allo stesso tempo un film sul silenzio e sul pudore. Che spiccano sempre
di più, se circondati dal frastuono.
|