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On connait la chanson - Parole, parole, parole Anno: 1997 Regista: Alain Resnais; Autore Recensione: Federica Arnolfo Provenienza: Francia; Data inserimento nel database: 08-05-1998
Un uomo si aggira in un appartamento vuoto, disordinatissimo, sparsi ci
sono i segni evidenti di una festa che e' andata avanti per buona parte
della notte. Si avvicina ad un tavolino, prende un disco, se lo rigira
tra le mani per qualche minuto, infine guarda in macchina: "ma io questa
canzone la conosco..."
"Parole, parole, parole" si apre con un bel salto all'indietro di piu'
di cinquanta anni. Siamo nel 1944, e il generale delle SS von Cholitz ha
appena deciso di dibubbidire al Fuhrer e di non far bombardare Parigi. E
ce lo dice cantando, ma non con la sua voce, bensi' con quella di
Josephine Baker. Artificio che si ripetera' spesso nel corso del film,
dove i dialoghi sono spesso interrotti da brani di canzoni popolari (tra
gli altri, si sentono Charles Aznavour e la nostra Mina, che da' il
titolo all'edizione italiana del film, titolo una volta tanto davvero
azzeccatissimo) cantati dagli interpreti originali (gli attori si
limitano a muovere le labbra): un artificio che sembra separare cio' che
un personaggio dice da cio' che un personaggio pensa.
Gia', perche' in questo film tutti mentono: Camille, giovane guida
turistica, soffre di depressione ma mente a se' stessa nella convinzione
che una volta discussa la tesi di laurea la sua depressione passera'
(speranza vana, perche' non fara' che accentuarsi). Marc, giovane
innamorato di Camille, agente immobiliare, mente a Camille la prima
volta che si incontrano (lei e' convinta che lui stia piangendo per
amore, mentre Marc ha solo un banalissimo raffreddore), e mente alla
sorella di Camille, Odille, vendendole un appartamento con una favolosa
quanto provvisoria vista su MontMartre, dato che di li' a qualche anno
dovranno costruirci. Odille mente a se' stessa, rifiutandosi di capire
che il marito e' stanco di lei e la tradisce. Nicolas, amico di Odille,
mente a se' stesso e agli amici: sua moglie non lascera' Londra per
raggiungerlo. Simon, dipendente di Marc, mente a Camille, di cui e'
segretamente innamorato.
Le canzoni, quelle canzoni che accompagnano le gesta di questi
personaggi che non fanno altro che parlare e straparlare e parlarsi
addosso nella piu' completa inutilita', le canzoni dicevo, sono sincere,
dicono le cose come stanno, perche' da sempre rispecchiano gli stessi
sentimenti umani che tutti conosciamo. Si', ecco perche' "io questa
canzone la conosco".
Nonostante la sua leggerezza, nonostante l'aria da "divertissement" che
pure aleggia su questo film, Alain Resnais continua tutto sommato a
filmare l'"inutile": inutile come era quel palazzo simil barocco di
"L'anno scorso a Mariembad", inutile come era l'incontro tra Francia e
Giappone di "Hiroshima mon amour". Pur senza il senso di fastidio e di
noia che provai guardando quei due film (soprattutto il primo), questo
"Parole, parole, parole" non mi ha comunque lasciato dentro nulla. Nel
complesso graziosino, una commediola stile francese lieve lieve, ma alla
fin fine profondamente inutile e vuota. Scioccherella. Se quello che il
regista voleva dirci e' che le persone passano buona parte della loro
esistenza a "raccontarla" e a "raccontarsela", in fondo, davvero, c'era
proprio bisogno di girarci sopra un film?
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