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Memento - La strada verso casa
Anno: 2000
Regista: Christopher Nolan; Zhang Yimou;
Autore Recensione: Adriano Boano
Provenienza: USA; Cina;
Data inserimento nel database: 05-02-2001


Memento - La strada verso casa

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MEMENTO

Wo De Fu Qin Mu Qin

 Due concezioni di cinema linguisticamente opposte, che richiedono coinvolgimenti del pubblico diverse e anche attenzioni al testo in contrasto tra loro: un'adesione totale e acritica in un caso, una costante predisposizione ad accettare spaesanti ribaltamenti nell'altro; due concezioni dei meccanismi da innescare antitetici; due utilizzi del profilmico, acquisito allo stesso modo seguendo criteri di accumulazione e ripresa diversi, ma creando tropi tecnici, espedienti narrativi, coppie strutturali uguali, schemi improntati secondo uno stampo comune che si dipanano in direzioni diametralmente opposte. Probabilmente perché gli intenti muovono da concezioni del mondo e del mezzo contrarie

  Quanto uno è attaccato alla tradizione e ne ribadisce i valori - dedicando alla descrizione del lavoro artigianale perduto le uniche digressioni dal volto della appassionata diciottenne, cercando in quel modo scampo all'aggressività neoliberista che si fa strada nella Cina nuova del libero mercato - l'altro la scardina mettendo in forse la memoria stessa ogni volta che si ricostruisce faticosamente, lasciando all'eterna riproposta del serial killer il compito di ricostruirsi a piacimento la memoria per poter innescare di nuovo la catena di frammenti che si rincorrono costruendo un nuovo plot che possa soddisfarlo più di quella che ha intuito essere la soluzione: l'oblio può lenire e rendere nuovamente intonso il palinsesto su cui innescare un nuovo racconto fatto di personaggi in grado di incarnare (tutti) un ruolo e il suo contrario, in un gioco di ribaltamenti plausibili letterariamente e resi tali dall'impianto. Lo stesso impianto che descrive a tutto tondo i personaggi della campagna cinese: Yimou forza i caratteri in uno stereotipo intaccabile da nulla, macchiette dello schematismo condannato a non evolvere, ma neanche a mettersi in gioco, così intenta a non dimenticare nessun aspetto del ritratto mentre il regista inglese utilizzando la stessa tecnica di ripetere le inquadrature, riproponendo gli stessi scorci sempre uguali, le location ridotte all'osso in una sorta di claustrofobia che riduce ulteriormente gli spazi angusti della memoria, ristampando le medesime situazioni rifiuta la memoria, preferendo l'oblio al suggestivo, ma lezioso ritratto della vecchina al telaio come quarant'anni prima, lo stesso, con gli stessi gesti, in bianco e nero nel '99 di quelli sgargianti e pieni di vita del colore (rosso, come il sorgo o le lanterne) filtrato dai fili vermigli che si vedono successivamente nel '59, seguendo lo stesso percorso a ritroso di Memento: nel film cinese si vedono le medesime tre inquadrature ripetute nelle due situazioni temporali: da tergo, da sopra con il telaio in movimento e solo le mani presenti in scena, frontalmente sullo sguardo intento della donna-ragazza.

La Prima regola è: saper leggere

Lo schematismo si può ammantare di decostruzionismo. Il limite di Memento può venire forse proprio dall’assenza di variazioni che Coover avrebbe inserito all’interno del canone invertito. Qui invece, inseguendo la creazione dell’ossessione ripetitiva, si rischia di far diventare maniera il meccanismo ad orologeria ordito in prima istanza con intenti evidentemente esplosivi. L’assenza di deragliamenti, agevola la "lettura", ma perde un po’ di rigore sperimentale, riproponendo invariata anche la durata dei singoli tasselli del mosaico, incastonati tra raccordi in bianco e nero, che offrono un appiglio per agevolare la lettura, adottando la lineare cronologia di evoluzione del racconto.

 

Lo schematismo che informa La Strada verso casa è invece di quelli vieti: applica a tal punto tutti i più classici meccanismi narrativi che denuncia ogni singolo tropo retorico, come per dare indicazioni di "lettura" agli spettatori, quasi Yimou volesse sottolineare che ha scelto di adottare la situazione romanzata per mediare un messaggio volutamente girato alla maniera di se stesso.
Chiave di lettura diventa dunque proprio la traduzione dei racconti più neorealisti (Qiu Ju) o comunque con addentellati con la realtà (Non uno di meno) o poeticamente metaforici (Lanterne rosse) in "schietto" romanzo proposto come tale con tanto di cornice odierna in cui collocarlo per aggiungere ulteriori elementi epici in cui inserire la propria maniera rossa.

La Seconda regola è: saper scrivere

I due film hanno in comune i due perni linguistici su cui si fondano le vicende narrate: Per Memento la costante di "scrittura" proposta è la ripetizione della prima inquadratura della sequenza proposta in precedenza al termine della successiva, che s’inizia su quella che la seguirà, chiudendo tra due repertori ogni tassello incastonato in un ordito ferreo nella sua pervicace riproposta identica della stessa situazione dimenticata dal protagonista e improvvisamente di nuovo presente al pubblico, che però rimane sconcertato dal trovarsela ribaltata del senso attribuito, decostruendo ulteriormente il racconto frammentato.

Yimou organizza una "scrittura" che non prevede sconcerto, perché fa del suo stile una certezza di mantenimento delle premesse, al punto che la sua cifra stilistica su cui fa ruotare i due perni del suo racconto sono le dissolvenze incrociate – quanto di più scontato si possa immaginare per imbrigliare il tempo – utilizzate per imporre il marchio della fedele attesa, la cifra del film. Un’attesa che trascorre uguale a se stessa da una dissolvenza all’altra, assumendo anche un valore spaziale, desunto da quello temporale, secondo uno schema tradizionale, che si autoconferma, rinfocolando la scansione temporale delle dissolvenze con il sovrapporsi degli spazi del tragitto da cui il titolo del film

La Terza regola è: saper contare

Entrambi i film trovano un fondamento in serie di regole sciorinate più volte: nel caso dello smemorato il sistema di messaggi inviati a se stesso risulta fallace e ingannatore, ciononostante viene ribadito via polaroid, "moltiplicando" gli indizi e "addizionandoli" per rinfocolare le regole autoimposte, confermandole e trovando in esse il mezzo per rifiutare la verità, continuando a ribadire le regole, anche quando si sono dimostrate inadeguate per descrivere la verità

Le regole nel film cinese sono eteroimposte e didatticamente ribadite per perpetuare la tradizione confuciana e il dover essere che si scontra con il taoismo dell’inseguire con preciso "calcolo" i propri sentimenti: addirittura innamorandosi e ribellandosi con questa pratica proibita alla pratica del matrimonio combinato, che rende speciale la coppia e le sue simbologie che sopravvivono al tempo e alla morte, come il drappo rosso.

La Quarta regola è: tenere un diario

Organizzare una narrazione ritornando costantemente sugli stessi elementi, limitati di numero e molto intimi è un sistema tipico del racconto diaristico, spesso all'origine di una nuova letteratura (quella nordamericana prese le prime mosse da diari). Leonard Shelby giunge al punto di avere bisogno di tatuare sul proprio corpo il diario intimo prima che gli svanisca il ricordo. Cos'altro sono quelle polaroid, se non il balbettante tentativo di rappresentarsi il mondo, su cui inventare poi un canovaccio sempre cangiante, ma basato sulla quotidianità.

Quella scansione di attese lungo una strada sempre uguale succedentesi attraverso dissolvenze incrociate lunghissime sembra fatta apposta per evocare il racconto diaristico di un lungo distacco, che si avvale di oggetti topici dell'uso quotidiano (i cocci della marmitta, la spilla regalata) e della ricorrenza dei soliti spazi in un circuito di inquadrature ripetute per lenire il dolore della distanza, ora temporale e prima spaziale. Le coazioni a ripetere si adattano a mantenere inalterata una condizione che finisce con l'identificarsi con l'age d'or perduto, anche con il congelamento del tempo e dei personaggi, uguali a se stessi al punto da poter duplicare gli stessi gesti a distanza di quarant'anni, solo sottraendogli il colore, forse segno di una patina depositata.

La Quinta regola è: conoscere il presente

Leonard è incapace di trattenere la propria memoria a breve: rivelatrice la sequenza in cui Natalie svela il proprio ruolo e assistiamo alla falsificazione della memoria con cui ci siamo confrontati fino a quel momento e vediamo ricomporsi le convinzioni appena negate che con il suo rientro in casa si ricompongono mentre Leonard si arrende all’oblio. Una condizione che rinverdisce sempre il presente ricostruito da quella scrittura automatica, ma frammentaria, che utilizza anche il corpo per avere la certezza che non gli venga alienata,finché, una volta acquisito il presente, il protagonista agito può finalmente decidere di uscire da quella narrazione, affabulandosene un’altra; eppure anche così ha bisogno del poliziotto che gliela dischiuda, secondo deus ex machina preposto a mandare tutti i tasselli a posto, burattinaio a cui il protagonista si ribella con il gesto iniziale (unico ripreso in rewind), che in realtà così nel nostro presente ribalta il suo senso, diventando il gesto che chiude l’episodio di una serie che inizierà di lì, forse a ritroso verso un nuovo passato.

L’impedimento a raccontare direttamente, per assenza di memoria è presente anche in La strada verso casa: tutto il plot è narrato come se fosse la madre del formale io narrante a informarci. In realtà noi vediamo con gli occhi di Zhao Di e anche il testo ripete più volte: "Mia madre ricorda", tranne il presente diegetico del fuoristrada in bianco e nero con la lezione che proviene da così lontano nel tempo che la vena epica oltrepassa il didascalico tono e perpetua un presente congelato nel ricordo, per questo in b/n e poco verosimile. Infatti si tratta dell’estremo atto di culto della vedova, summa di tutti i gesti simbolici accumulati: il drappo confezionato due volte, come a voler ritessere uno stesso presente; la giubba indossata per eternare il momento dell’innamoramento; la marmitta aggiustata per ricomporre un tempo scivolato via da far tornare, come l’abilità artigiana; il trasporto a spalle, negazione di qualunque trascorrere del tempo, come si rileva anche dall'invarianza dei luoghi, i pochi in cui si svolge l'azione - inquadrati ripetendo anche i tagli dei frame, in p articolare quelli di ingresso - e su tutti lo spazio scolastico.

La Sesta regola è: conoscere il passato, perché solo così si costruisce il futuro


Nel b/n il tempo scorre "normalmente", intanto al colore (depauperato – depleted – per ottenere quell’effetto dell’impoverimento della memoria che scrosta la patina di passato e la rende ribollente superficie di amalgama di presente cangiante) è demandato il compito di ricostruire a ritroso attraverso le polaroid.

Il b/n è fatto di inquadrature fisse, statiche nel presente, confermato da un calendario ’99 e da un poster Titanic (ribadito da un’invadente musica, fatta sulla falsariga di Cameron, irritante); la parte a colori, virato su tutte le gamme del vermiglio, incentrato sulla mobilità della ragazza è infitto in un passato altrettanto reticente di Memento prendendo spunto da una foto.

La Settima regola è: rispettare se stessi, perché solo così s’impara a rispettare gli altri

La serie di vestiti uguali può forse illustrare questo aspetto comune ai due film: Leonard indossa per tutto il film un vestito firmato della sua vittima e adopera la sua fuoriserie, ma ne siamo (e ne è) informati solo alla fine. Apparentemente egli non si può rispettare, perché non si conosce ed è alla mercé di chi invece sa qualcosa di lui. Però i tatuaggi e soprattutto la pertinacia, pari solo alla prontezza con cui si libera di una ricostruzione sgradita, imponendo la propria dimostrano quanto abbia fatto tesoro della prima parte della regola di Yimou. Non lo stesso è confermato per la conseguenza immaginata dal maestro cinese

La decisione ferrea della giovane si fonda indubbiamente sulla consapevolezza della sua volontà, che si impone anche da anziana ("Ognuno nella vita deve avere uno scopo e lottare per raggiungerlo"): supera i fagottini non certo seducenti in cui è imbacuccata, oltrepassa i formalismi, impone il proprio film al partito e alla rivoluzione culturale, sfida persino la natura e il gelo finché non cambia il corso delle cose, o per meglio dire lo congela in un lezioso, edulcorato passato nel quale si eterna il presente sognato di un circuito fatto di regole per ottenere il rispetto della comunità.

MEMENTO



Regia: Christopher Nolan
Sceneggiatura: Christopher e Jonathan Nolan
Fotografia: Wally Pfister
Montaggio: Dody Dorn
Interpreti: Guy Pearce - Leonard
Carrie-Anne Moss - Natalie
Joe Pantoliano - Teddy
Mark Boone Junior - Burt
Stephen Tobolowsky - Sammy
Harriet Sansom Harris - Mrs. Jankis
Callum Keith Rennie - Dodd
Provenienza: USA
Anno: 2000
Durata: 116'
Distribuzione: Newmarket Film Group

LA STRADA VERSO CASA



Regia: Zhang Yimou
Sceneggiatura:Bao Shi
Fotografia:Hou Yong
Montaggio:Zhai Ru
Scenografia:Cao Jiuping
Ccostumi:Dong Huamiao
Ccostumi:San Bao
Interpreti:Zhang Ziyi - Zhao Di da giovane
Sun Honglei - Luo Yusheng
Zheng Hao - Luo Changyu
Zhao Yuelin - Zhao Di da vecchia
Provenienza: Cina, USA
Anno: 1999
Durata: 100'
Distribuzione: BiM