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Mad City - Assalto alla notizia Anno: 1997 Regista: Constantin Costa-Gavras; Autore Recensione: Giampiero Frasca Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 18-02-1998
Mad City - assalto alla notizia (Mad
City)
Regia: Costa-Gavras. Soggetto: Tom Matthews & Eric Williams.
Sceneggiatura: Tom Matthews. Fotografia: Patrick Blossier. Musica:
Thomas Newman, Philippe Sarde. Cast: John Travolta (Sam Baily),
Dustin Hoffman (Max Brackett), Mia Kirshner (Laurie), Alan Alda
(Kevin Hollander), Robert Prosky (Lou Potts), Blythe Danner (Mrs.
Banks), William Atherton (Dohlen), Ted Levine (Lemke). Produzione:
Arnold Kopelson Productions / Punch Productions. USA, 1997. DUr.: 1 h
e 50'.
Degli occhi seminascosti spiano e controllano la situazione. Il
loro sguardo è ambiguo: è attento ma potrebbe essere
minaccioso. Delle mani incastrano un aggeggio di forma cilindrica su
un oggetto allungato, forse una canna. A tutta prima sembra un
silenziatore incastrato di forza in una pistola. Un uomo esce da un
alto stabile, gli occhi precedentemente inquadrati fanno dei segni ad
altri occhi: è ora di agire. Quello che a tutta prima è
sembrato un agguato si dimostra repentinamente un fulmineo tentativo
di intervista al volo. La convinzione di aver visto un silenziatore
montato su una pistola lascia il posto all'evidenza di un microfono
montato su un'asta. La minaccia che emergeva dalle modalità di
caratterizzazione e montaggio della scena però non si stempera
di fronte all'inattesa rivelazione. Ed è tutto in questa
piccola scena iniziale il senso di Mad City, assalto alla
notizia, il nuovo film di Costa Gavras: la televisione ed il
cinico giornalismo che si fa al suo interno sono una vera e propria
minaccia per il genere umano e per la sua (potenziale, possibile)
sensibilità. Costa Gavras, nel suo costante tentativo di
smascherare brutture e corruzioni della società moderna (si
pensi alla violenza dei "Colonnelli" nella Grecia della fine degli
anni Sessanta in Z, l'orgia del potere, oppure al razzismo
della provincia americana in Betrayed, oppure ancora ai
crimini politici del golpe di Pinochet in Missing -
Scomparso), questa volta pare giungere un po' in ritardo: sulla
televisione e sulla sua forza devastante, film come Quinto
potere, Dentro la notizia e, rispettivamente sul versante
grottesco-noir e orrorifico-metaforico, Da morire e
Videodrome (senza contare il celebre L'asso nella
manica di Billy Wilder, che ha anticipato il discorso di molti
anni), hanno già detto tutto. E poco pare aggiungere
concettualmente quest'ultima pellicola del regista greco: un
pover'uomo, Sam Baily (John Travolta), disperato perché
licenziato dal lavoro, irrompe con un fucile a pompa nel museo che
fino a poco tempo prima lo ha visto impiegato come vigilante per
implorare-spaventare la direttrice che lo ha allontanato. Ma Baily
è incredibilmente sfortunato: il museo ha al suo interno una
scolaresca di bambini, un colpo partito in modo casuale dal suo
fucile colpisce il suo ex-collega Cliff, apparso improvvisamente
sulla soglia, nel bagno del museo è rimasto Max Brackett
(Dustin Hoffman), cronista d'assalto di una televisione locale. Baily
è costretto a prendere in ostaggio le persone presenti nel
museo, Brackett è il suo regista occulto che detta ritmi,
parole, atteggiamenti e tempi, tutto in funzione televisiva. Ma la
televisione prende il sopravvento sulle motivazioni personali e sui
problemi esistenziali degli individui, il cinismo tende a modificare
situazioni chiare e definite grazie ad una semplice obliterazione di
realtà in un servizio televisivo. La vita di un uomo diventa
oscillante come ed un indice di gradimento, la percentuale di
salvezza dipende da uno share. E così la televisione
diventa assassina, decidendo la fine di un individuo nel momento in
cui la notizia non fa più clamore. Lo ricorda il finale del
film, fin troppo esplicito nell'insistere sul già di per
sé chiaro messaggio della storia. Già sentito,
già visto, forse già digerito, se è vero come
è vero che queste brutture oltre ad averle viste altre volte
al cinema, ci vengono propinate almeno tre o quattro volte a
settimana (vedi direttori di tg con pressione-a-mille al primo
omicidio un po' misterioso). Non cinema che riflette sulla cruda
realtà, quindi, ma un film che si serve della realtà
per ripetere se stesso. E, per un regista come Costa Gavras, è
forse un po' troppo. 2che si serve della realtàmad city.htmt TEXTttxt Ð TEXTttxt Ð € ±mo È Ln po' troppo.-----fine
Giampiero Frasca
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