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Kin
Anno: 2000
Regista: Elaine Proctor;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Sud Africa;
Data inserimento nel database: 08-07-2000


Kin1
Visto al Taormina Film Festival 2000Visto al
Taormina Film
Festival 2000

Kin
Regia: Elaine Proctor
Sceneggiatura: Elaine Proctor
Fotografia: Amelia Vincent
Produzione: Margaret Matheson
Interpreti: Miranda Otto, Isaiah Washington, Chris Chameleon
Origine: Sud Africa, 2000, 90 min.

Nonostante sembri banale dirlo, Kin è un film sulla lontananza, non solo geografica, ma temporale, di un paese dal resto del mondo. La Namibia di Elaine Proctor è un territorio che da una parte tende a sottrarsi alla logica di sviluppo occidentale, attraverso il perpetuarsi di tradizioni e costumi millenari, dall'altra parte il legame col mondo è già iscritto nel cinico commercio dell'avorio.
Il vecchio saggio della tribù locale ci fa intendere che l'uccisione degli elefanti è un bene per la comunità sofferente per la lunga siccità. Gli elefanti sono anche un pericolo perché durante il periodo di secca prosciugano le poche fonti d'acqua rimaste, aggravando le condizioni degli abitanti. Ma questo processo s'inserisce perfettamente nei meccanismi naturali, mentre i cacciatori di frodo uccidono gli animali solo per denaro. La Namibia è il territorio incontaminato dove un avvocato, stressato dai ritmi delle grandi metropoli, cerca rifugio. La contrapposizione tra Anna e Stone è molto più profonda di quella che sembra. Il film riesce a velare con la storia d'amore questa opposizione insanabile tra appartenenze a mondi profondamente diversi, aggiungendo la variante dell'attrazione dolorosa e possessiva, al limite dell'incesto, del reverendo Marius, per la sorella Anna. La più attraente prospettiva del film consiste nell'insinuare continuamente l'inquietante ambivalenza dello sguardo, dei vari punti di vista. Così gli elefanti sono buoni e cattivi, e i personaggi apparentemente tranquilli che si dedicano alla ricerca del colpevole - chi ha ucciso gli elefanti di Anna - danno al film il fascino di un curioso thriller; la semplice presenza della tribù indigena non è mai folkloristica, i rituali antichi che accompagnano i morti sono momenti di grande intensità.


Conferenza stampa con Elaine Proctor, Margaret Matheson


Come è venuta fuori questa storia e perché proprio gli elefanti?
Proctor: Avevo visitato l'aria che avete visto nel film i territori della Namibia e la potenza del paesaggio, c'è un programma di protezione degli elefanti che coinvolge gli abitanti locali ed è un progetto unico che funziona, gli elefanti per me rappresentano i paradossi dell'Africa, rappresentano degli amici ma anche dei nemici quando toccano l'acqua degli abitanti, La storia d'amore è arrivata in un secondo tempo, mi sono chiesta come una persona così lontana dal mondo delle città si formasse emotivamente e fosse circondata solo dal fratello e dagli abitanti del luogo, ho sviluppato quest'idea introducendo una persona estranea completamente a quei luoghi.

Ci sono state delle difficoltà per una storia d'amore tra un nero e una bianca?
Proctor: Sì è stata una enorme sfida, in un certo senso le comunità che vivono nel deserto hanno ricevuto molti pregiudizi, ma hanno difficoltà ad accettare l'amore tra due persone di colore diverso, ho cercato di sviluppare il punto di vista che chiunque ha delle difficoltà di ambientazione. Anna ama il luogo, è definita da esso, è collegata più alla natura, agli elefanti che alla gente, si accorge innamorandosi anche delle persone intorno a sé. Dall'altro lato mi interessava descrivere un americano completamente fuori dal suo contesto.

Come è avvenuto l'incontro con Elaine?
Matheson: Elaine viveva a Londra ed aveva un agente che la rappresentava e mi ha mandato la proposta del film.

Il cinema sudafricano può contare su strutture che consentano di girare film in condizioni difficili?
Proctor: Le troupe in Sudafrica sono molto esperte di location, ci sono molti tecnici, c'è meno assistenza dal punto di vista economico, tranne dei contributi da parte di una pay television. Il direttore di fotografia è una donna, americana, bravissima.

Come ha trovato l'attrice?
Proctor: Gli attori sono tutti sudafricani ad eccezione di Anna, la protagonista, che è australiana, ha fatto una piccola parte in La sottile linea rossa, ha una presenza molto forte ed è stata, come tutti, molto coraggiosa per le riprese difficili. L'altro attore non sudafricano, è Isaiah Washington, anche lui molto interessato allo script, lui ha girato ultimamente con Clint Eastwood e in passato con Spike Lee. È stato interessante la sua reazione al mondo africano.

Come è stato accolto il film in Sudafrica
Proctor: Credo che le razioni potrebbero essere più problematiche per un pubblico americano, comunque non è stato presentato ancora in Sud Africa.