Edges of the Lord
Regia:Yurek Bogayevicz
Sceneggiatura: Yurek Bogayevicz
Fotografia: Pawel Edelman
Montaggio: Dennis Hill
Produzione: Zev Braun
Interpreti: Haley Joel Osment (Romek), Willem Dafoe (priest), Liam Hess (Tolo),
Richard Banel (Vladek)
Origine: USA, 2001, 97 min., 35mm
Visto al Taormina FilmFest 2001
$align="left"; include "image1.php3"; ?>Immaginare cinematograficamente la
guerra è un compito durissimo, una fatica che deve di nuovo farsi nel film, in
una estenuante costruzione delle parti, laddove ogni elemento non può che
contribuire al risultato finale. Questo processo di raccoglimento degli
elementi appare necessario, perché il film di guerra indaga quelle parti oscure
e terribili dell'uomo.
Edges of the Lord accenna già nel titolo, chiaro
riferimento a Gesù Cristo, a quella visione cattolica, che si fonda sulla
figura del crocifisso. Quasi l'identica simbologia di un film appena visto qui
a Taormina,
To end all wars, nel quale un'altra crocifissione costituiva
il passaggio necessario, almeno dal punto di vista religioso cattolico, per
vedere la luce della redenzione. In
Edges of the Lord è un gruppo di
bambini che, tra le crudeltà e le tenerezze caratteristiche della giovanissima
età, esplora inquietanti concetti. Anzi ne fa quasi delle rappresentazioni
allegoriche, la crocifissione, con richiami tipicamente biblici e alla
fondamentale prospettiva dei rapporti umani, tra fratelli e poi tra popoli e
razze diverse. Appare chiaramente come tra il mondo adulto e quello dei bambini
ci siano minime differenze. Le piccole crudeltà dei bambini alla fine elaborano
l'orribile possibilità dell'omicidio. E anche il principio della vendetta, di
Caino che uccide Abele, si ripropone in varie forme. C'è quel rapporto tra le
forze in cui il più debole deve inevitabilmente subire l'arroganza del più
forte. I polacchi ebrei subiscono - è rappresentato e detto nel film - le più
feroci angherie, i turpi maltrattamenti da parte dei tedeschi che sono issati a
vessillo del male. E nonostante questa manifesta indagine del racconto, le
immagini si chiudono nell'oblio dello stereotipo, come se giungessero da un
immaginario precostituito. Peggio ancora le scelte estetizzanti di molte
inquadrature risultano ancora più false e contraddittorie rispetto alla storia.
È nondimeno penalizzante la scelta di accumulare, specialmente nella parte
conclusiva, inquadrature "agitate", che non comunicano alcuna
tensione, perché proprio in questi istanti avremmo visto più a fondo e più
chiaramente nel gorgo della dannazione.
Conferenza stampa con Yurek Bogayevicz
Yurek Bogayevicz: Ho lasciato la Polonia quando avevo circa vent'anni, ho
studiato il teatro sperimentale e poi sono emigrato molto presto, ma quasi
tutta la vita professionale ho trascorso negli Stati Uniti tra cabaret e teatro
e poi sono tornato in Polonia. A questo punto della mia vita mi trovavo in una
fase oscura, sentivo che le mie radici non erano negli Stati Uniti, anzi ho
deciso di sottopormi a una terapia dandomi un compito semplice: un'opera e
quindi un film che mi riportasse al mio paese. Il film è diventato un viaggio
di ritorno per capire le mie radici personali e quelle della mia famiglia
P
er questo ci sono dei bambini con la loro sensibilità particolare per
queste storie?
Yurek Bogayevicz: Volevo lavorare con i bambini, avevo lavorato con attori
esperti, ma il fatto che ho due figli, mi sembrava una buona idea lavorare con
i bambini, perché la recitazione sarebbe stata migliore. A Los Angeles avevo
lavorato con bravi attori ma dovevo faticare molto per ottenere risultati dalle
loro performance
La prima domanda è sul personaggio Tolo, e poi come mai nei titoli di
coda c'è Krzysztof Zanussi?
Yurek Bogayevicz: Zanussi non ha avuto parte nella scrittura, ha
collaborato a livello di produzione soprattutto con gli americani. Il
personaggio di Tolo è molto originale, in effetti Tolo è il cuore del film, lui
è di Londra ed aveva sette anni quando ha iniziato il film, ha un carattere
molto sviluppato ed è stata molto stimolante la fase di preparazione. Il
personaggio di Tolo era abbastanza difficile da spiegare ai bambini. Volevo che
i bambini si sentissero in un gioco, che non fossero molto coinvolti e
contemporaneamente che il film appartenesse a loro.
Come mai la raffigurazione dei buoni e dei cattivi segue un po' lo stereotipo
della bellezza?
Yurek Bogayevicz: Il ragazzo bruttino io lo considero eccezionale veniva da
molto lontano, non sapeva neanche parlare l'inglese, nonostante i denti rotti è
un eccellente personaggio.
La scelta di Willem Dafoe
Yurek Bogayevicz: Una crisi dopo l'altra mi ha portato a questa scelta. Ha
firmato il contratto solo all'ultimo minuto a Dublino. Quando lui lesse la
sceneggiatura decise di chiamarmi e poi passò circa un mese prima che
iniziassimo a lavorare. Lo ritengo uno degli elementi più originali.
Ha conosciuto Kieslowski?
Yurek Bogayevicz: Sì, l'ho visto in tutto quattro volte e pur non
conoscendolo bene ero rimasto affascinato, per come lui era riuscito ad
isolarsi nonostante la fama, si era chiuso in una casa, in una stanza per non
farsi coinvolgere da nessun tipo di propaganda. Lui ha deciso di rimanere sé
stesso e i suoi film vengono proprio da questo aspetto. Ha trascorso la sua
vita in un monastero non materiale, ma interiore.
Quali sono i suoi progetti futuri ancora in Polonia o in America?
Yurek Bogayevicz: Non so. Ho avuto degli incontri sui progetti ma non sono in
grado in questo momento di dirvi niente. Anche quando i finanziamenti ci sono e
il film può iniziare ci sono sempre elementi che possono disturbare la
realizzazione del film, per esempio Tolo si era ammalato e le riprese hanno
subito un'interruzione imprevista.