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Da morire - To die for Anno: 1995 Regista: Gus Van Sant; Autore Recensione: l.a. Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 06-03-1998
To Die for (Da morire), di Gus Van Sant,
con Nicole Kidman, Matt Dillon, George Segal, Vincent Gallo. Usa,
1995.
TO DIE FOR TV
Da Morire, pamphlet contro la tv e la filosofia
dell'"apparire", dal regista di Drugstore Cowboy, My Own
Private Idaho, CowGirl... Narra la storia di Suzanne
Stone, bellissima e stupidissima ragazza di provincia la cui massima
aspirazione è diventare una star della tv. 'Se non appari in
televisione non sei nessuno; sei fai qualcosa di buono o di bello, e
nessuno lo sa, cosa lo fai a fare (?); se quel qualcosa passa
attraverso il piccolo schermo e giunge a migliaia di persone,
è più bello e più buono': questo, pressapoco, il
pensiero della fanciulla. Dunque, ogni mezzo necessario a raggiungere
la catartica smaterializzazione catodica è lecito. Se tuo
marito, italoamericano gestore di ristorante, ti ostacola, cercando
di aprirti gli occhi sulla improbabilità del raggiungimento
dell'obbiettivo, eliminalo, nonostante il suo amore e la sua
beltà. Questa la fine che fa Mister Maretto/Matt Dillon: un
colpo in testa. Una Black Comedy, insomma. Strutturato narrativamente
e visivamente come un lungo talk show, con interviste ai famigliari
della/e vittima/e, all'assassino, ai conoscenti, e relativi
flash-back, con video del processo, ed un video-curriculum
(-soggetto-cinematografico del film stesso) di Suzanne che
costituisce il filo conduttore, TO DIE FOR gioca con i media,
giostrando la vicenda su più livelli temporali e svariate
focalizzazioni, in una simulata ricerca della Verità che non
può che ricordare il "Quarto Potere" di Welles. La
"religione catodica" del Villaggio Globale di cui si sente messaggera
Suzanne sembra riandare ironicamente al "Videodrome" di
Cronenberg: e la sequenza in cui il piccolo schermo e il volto in
primissimo piano della donna sembrano divenire un essere unico,
animato di una (nuova) vita propria, che detta ordini agli adepti,
elimina ogni dubbio circa il sapore della citazione. In video
veritas, Parodia della Tv-Verità, ma non solo: anche un
Noir riuscitissimo ed anomalo. In quanto nella splendida e
kitchissima Barbie interpretata da una ottima Nicole Kidman, si
sommano elementi che danno origine al cocktail più odioso,
irritante e pericoloso che si possa shakerare: la stupidità,
l'ignoranza, e, soprattutto, la presunzione. Dunque, quando il marito
sembra ostacolarle il cammino, Suzanne non medita solo di
sbarazzarsene andandosene, ma pretende di organizzare il Delitto
Perfetto. E per coinvolgere i complici, sfrutta l'unica arma che ha a
sua disposizione, la Bellezza. Mentre, per una volta almeno, il Video
(da cui lei conduce il Meteo) sarà inteso non come Fine ma
come Mezzo: ovvero, come Alibi. Ovviamente, i complici da lei
ammaliati (e non solo) non possono che essere dei mentecatti
disadattati che semineranno indizi ovunque. Priva di scrupoli e di
morale, totalmente incapace di intendere (in grado solo di volere),
riuscirà finalmente ad ottenere gli onori delle prime pagine e
dei titoli dei tg: come sospettata di omicidio. Tappa seguente,
Hollywood: vendere la storia della propria ascesa al successo. Ma un
killer è sulle sue tracce, e metterà la parola fine a
questa ordinaria storia americana. Suzanne finirà ibernata,
imbalsamata nella propria bellezza, sotto uno schermo gelido,
asettico, televisivo: di ghiaccio. L'apparire finalmente scisso da
una qualsivoglia anima.
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