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Cruising
Anno: 1980
Regista: William Friedkin;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Cruising. William Friedkin. 1980. U.S.A.

Attori: Al Pacino, Paul Sorvino, Karen Allen, Richard Cox, Don Scardino

Durata: 106'                      

 

 

New York. Un feroce assassino uccide e taglia a pezzi le sue vittime. L’ambiente nel quale egli preferisce muoversi e selezionare i corpi è quello dei gay, ma con più esattezza quello legato alle pratiche sadomaso. La polizia, ancora lontana dalla soluzione, decide di piazzare un infiltrato nell’ambiente per ottenere maggiori dettagli e magari anche risolvere il caso. E’ scelto il poliziotto Burns perché ha le caratteristiche fisiche di tutte le vittime. Costretto a separarsi dalla sua donna, per mantenere il segreto dell’indagine, Burns scivola silenziosamente attraverso le trame di questo nuovo mondo del West Greenwich Village di New York, spinto dalla possibilità di una promozione. Intuito il colpevole, incastrato una notte nel parco, fa ritorno a casa della sua ragazza dopo aver risolto il caso.

Friedkin torna a parlare d’omosessualità 10 anni dopo Festa per il compleanno del caro amico Harold (1970) ed i toni sono effettivamente diversi e più coraggiosi. Una N.Y. così non si era mai vista, una metropoli inquadrata solo dal basso, che sembra un costante crocevia di soli omosessuali e ragazzoni pompati dediti alla pratica del sadomaso e con un particolare gusto per borchie, jeans e pelle: una città fotografata con un particolare filtro di forte cinismo, tanto crudo da sembrare a momenti quasi razzista (quel terrificante Noi siamo ovunque che si accende di rosso tra i graffiti sembra quasi un avvertimento). Al Pacino è il maschio scelto per risolvere il caso, la sua fisionomia ed i suoi colori sono gli stessi delle vittime ma il suo ruolo è quello istituzionale di un poliziotto in una storia vera che nella realtà non ha conosciuto colpevoli (come ricorda il prologo). La sua ambiguità, che si versa nello specchio attraverso il suo sguardo quando sente che la moglie indossa i vestiti che ha usato per il travestimento, è già esplicitamente descritta in quella violenza che una pattuglia di polizia fa ad una coppia di trans, obbligandoli ad una fellatio. Pubs squallidi e luci soffuse, il noir di N.Y. ha lo stesso colore dell’acqua dove è pescato il braccio di una vittima. Friedkin gira con stile e distanza, ma quello che questa volta racconta (sua anche la sceneggiatura tratta dall’omonimo libro di Gerard Walker) è ambiguo quanto l’aria che Burns respira. Unico errore dopo quasi 19 minuti, quando Al Pacino fa ingresso nel locale di ritrovo per gay e sono inquadrate attraverso la sua soggettiva, i volti di quelli che escono: su di loro è proiettata l’ombra della cinepresa. Forse il lavoro più completo del regista sul tema dell’ambiguità, tra violenza e giustizia, tra machismo ed omosessualità.

 

 

Bucci Mario

        [email protected]