Fa ben sperare
l´informazione contenuta nei titoli di testa secondo la quale ha
contribuito l´Anarchist Convention,... e le speranze sono ben
riposte.
S´inizia come termina: in un racconto
fantastico, quasi fosse il Popol
Vuh. Infatti la donna india che
comincia la narrazione e la porta al suo epilogo ha ben chiaro lo
sviluppo che noi seguiamo come ragazzini, affamati di favole e
personaggi avvolti dall´alone di fantastico. Ella sa quale
sarà l´eroe tanto atteso che continuerà il mito
contro l´orrore rappresentato da los soldados.
Contrariamente a tutte le aspettative non
è il medico ad essere il predestinato, ma bensì il
personaggio apparentemente più sordido (anche se non si
capisce perché sia tornato a portare le ruote ai due
pellegrini da lui derubati senza pietà). Egli era un militare
e gradualmente, come tutti coloro che appaiono nel film, si redime,
rivivendo il proprio passato in modo da prendere coscienza della
condizione di vita delle popolazioni maya oppresse dal potere. Tanto
da accettare il ruolo di medico nella leggenda del pueblo, chiamato
Cerca del Cielo.
Come lui anche il vecchio professore compie una sorta di viaggio
iniziatico, che lo porterà ad una morte in pace, sebbene non
serena perché convinto di non avere lasciato nulla dietro di
sè (mentre in realtà il suo compito era forse di
salvare il nuovo medico ex soldato stupratore): il suo cammino prende
le mosse da una realtà razzista, quella in cui vive, fino a
giungere a vedere con i propri occhi i cimiteri di cadaveri,
insepolti per dare un esempio. Come dice il suo unico allievo vivo,
egli ha l´intelligenza, ma vive nell´ignoranza, teneva
lezioni (nei ricordi in bianco e nero) dove Cortez si intrecciava ai
batteri, per stigmatizzare l´ignoranza; ed ora si trova a dover
superare la propria: ¨Non sabe
lo que pasa¨.
Ma conseguono il loro riscatto anche gli
altri personaggi che lungo il cammino si associano al pellegrinaggio
che accompagna lo spettatore ad una totale presa di coscienza (senza
mai citare EZLN); non esiste alcuna retorica, solo i maya
(las gentes de
maïs) risaltano con la loro
splendida dignità (a questo proposito è commovente e
invidiabile la serenità con cui votano la propria condanna a
morte per salvare il villaggio. E la eseguono). A loro tanto
inferiore si sente il prete per aver tradito quella decisione e
dunque si considera un fantasma avendo perso se stesso. Si
ritroverà.
Il viaggio alla ricerca dei medici da lui
formati per curare le popolazioni indigene tocca le gentes de sale, dove
impara che dalla macchina non si riesce a vedere nulla, ma ancora
peggio è lo sguardo superficiale degli statunitensi, incapaci
di accostarsi ad una cultura diversa dimenticando i propri parametri
(ed è lo stesso atteggiamento che adotta acutamente Sayles,
scegliendo gli occhi del vecchio professore per il primo approccio al
mondo indios). Solo alla fine il regista completerà la nostra
e la sua evoluzione, dischiudendoci la possibilità di
indovinare il modo in cui affabulano la realtà gli indios.
Las gentes de cana attraverso una vecchia cieca gli rivelano che quando
un indio indossa l´uniforme diventa bianco.
Presso le Gentes de café trova la denutrizione e la propria guida: un bambino
che gli fa conoscere il racconto delle atrocità nascoste al
mondo e che gli faranno dire: ¨Esisterà un posto senza
bianchi¨. Invece
las gentes de platano hanno dovuto abbandonare le banane e scappare.
Uccisi dagli elicotteri, come a Tlatelolco. Gli uomini della gomma
offriranno il destro per il racconto del prete, chenon superò
la prova, ma troverà il modo di morire degnamente, non prima
di aver posto un tassello importante nella costruzione del mito:
nessuno di loro è innocente, ma forse l´innocenza
è un peccato e la narrazione mitica può dunque
proseguire.
Il progredire del racconto e l´ingresso
di sempre nuove storie in questo romanzo di formazione è
permesso dalla frase che tutti prima o poi pronunciano:
¨mas adelante¨. E questo ¨più avanti¨ tanto
anelato coincide con il fine del racconto iniziato dalla donna maya e
che risulta quasi un rito magico come qualsiasi racconto, se esposto
in questi termini pacati, nonostante la crudeltà e la
truculenza denunciate. L´epilogo è vicino al cielo (Cerca
de Cielo)
Si prosegue verso il villaggio della giungla
attraverso cose che il buon senso vuole inesistenti, ma che il Popol
Vuh riempie di narrazioni che alla fine si realizzano soltanto
perché non si può non credere in un mas adelante.