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Liberi armati e pericolosi
Anno: 1976
Regista: Romolo Guerrieri (Romolo Girol;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

Liberi armati e pericolosi. Romolo Guerrieri (Romolo Girolami). 1976. ITALIA.

Attori: Stefano Patrizi, Max Delys, Benjamin Lev, Tomas Milian, Eleonora Giorgi, Diego Abatantuono

Durata: 100’

 

 

Milano. Lea, fidanzata del giovane Luigi Morandi, detto Luis, si rivolge al commissario della stazione di polizia per denunciare un’imminente rapina che il suo compagno sta per compiere presso una pompa di benzina assieme ai due amici Giovanni Druschi detto Giò e Mario Ferra, detto il Biondo. La polizia si fa trovare in quel punto ad attenderli ma la situazione sfugge di mano e alcuni poliziotti muoiono. I tre ragazzi sono costretti a mettersi in fuga. Si rifugiano a casa di un amico che, fornendoli di armi, opta per una rapina in un supermercato, rimanendo però ucciso assieme a tutta la sua squadra di malviventi, per mano del Biondo. Il Biondo, capo del trio, sceglie allora come rifugio proprio casa di Lea ma, dopo aver capito che questa si è rivolta alla polizia, sequestra la ragazza e costringe Luis e Giò a darsi nuovamente alla fuga. Provano ad ottenere dei passaporti falsi da alcuni mafiosi che gestiscono uno sfasciacarrozze ma, sentendosi rifiutare il favore, decidono di uccidere anche questi. Braccati dalle forze dell’ordine, i ragazzi si dirigono verso la campagna fuori Milano, seminata di posti di blocco. I quattro sono costretti ad uccidere ancora: prima due campeggiatori, padre e figlio, poiché il primo aveva aggredito Giò ed aveva provato a strozzarlo, poi una guardia forestale che poteva procuragli più di una complicazione. Proprio Giò è la prima vittima di questa fuga: scampato alla rabbia del campeggiatore, lasciato vicino alla tenda perché creduto morto dai suoi compagni, è azzannato al collo da un cane della polizia. Rubando l’ennesima automobile, Luis riesce ad evitare che Lea sia ancora tirata dietro dal Biondo e, di fronte all’ennesimo posto di blocco, sceglie di lanciarsi con l’auto da un ponte, procurando così la morte a sé ed al Biondo.

Ispirato ai racconti delinquenziali di Giorgio Scerbanenco e sceneggiato da un maestro del genere, il regista Fernando Di Leo (con la collaborazione di Nico Ducci), Liberi armati e pericolosi è un discreto film di genere che sceglie come protagonisti tre “bravi ragazzi” della medio-alta borghesia milanese, interessati a fare un colpo ad una stazione di benzina e che si ritrovano ad uccidere chiunque capiti sulla loro strada. In questa escalation di violenza (solo all’apparenza occasionale) è sottilissima ma efficace la ormai consolidata critica che in quegli anni si faceva ad un sistema poliziesco che non riusciva a fermare o arginare il crimine e che rilanciava le colpe alla famiglia ed all’educazione (la morte dei ragazzi, infatti, non avviene per mano loro ma è un suicidio scelto da Luis). Originale a tratti, il film si distingue comunque dalle altre pellicole di questo filone perché si concentra proprio sui tre giovani protagonisti, lasciando in secondo piano la figura del commissario, diventata centrale, pochi anni dopo, in tutta la produzione di questo genere. Scene collegate fra loro senza troppo sforzo, discrete inquadrature (qualche carrello pregevole) e interpretazione sotto il livello standard (che solitamente è già basso), il film dopo un po’ annoia, forse per effetto del monotono e ripetitivo uso della canzone portante, Nothing to lose, cantata da Ann Collins (molto esplicita però nella scrittura del testo). Le sequenze più interessanti, quelle degli inseguimenti fra le strade (ed i palazzi) di Milano, sono state girate da Giorgio Ricci. Per certi versi il film ha qualche elemento riconoscibile nel precedente Cani arrabbiati (1974) di Mario Bava: l’idea della fuga (e la scelta di ambientazioni esterne alla grande città che contaminano il genere con un simil road movie) e soprattutto le caratterizzazioni dei personaggi, tre uomini in fuga (un pazzo, un cinico ed un debole) con un ostaggio donna. Tante le citazioni (parodistiche il più delle volte) che passano attraverso le battute di Giò: Miracolo a Milano (1951) di Vittorio De Sica, Per un pugno di dollari (1964) di Sergio Leone, La mala ordina (1972) di Fernando Di Leo, Milano violenta (1976) di Mario Caiano, La grande fuga (1963) di John Sturges. Il finale vanta originalità rispetto ad un grande successo americano degli anni novanta, Thelma e Louise (1991) di Ridley Scott, nel momento in cui anche in Liberi armati e pericolosi viene avanzato il sospetto di una latente omosessualità tra i due protagonisti Luis ed il Biondo, e che si conclude con il suicidio della coppia di fronte al posto di blocco (il motivo del suicidio è però differente, nel momento in cui è Luis a voler dire basta alla violenza che anche lui ha contribuito produrre). Il ragazzo che fornisce di armi il trio e che propone la rapina al supermercato è interpretato da Diego Abatantuono, in questa pellicola al suo primo film, e che ottenne la parte per puro caso, accompagnando Umberto Smaila al provino e venendo scelto al suo posto [i].     

 

 

Bucci Mario

        [email protected]



[i] Marco Giusti. Dizionario dei film italiani Stracult. Sperling & Kupfer