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I colori della vittoria
Anno: 1998
Regista: Mike Nichols;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 05-11-1998


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I colori della vittoria
Di Mike Nichols
Con John Travolta, Emma Thompson

Dopo "Wag the dog" e "Bulworth" ecco un'altra riflessione sul sistema politico americano da di dentro. Jack Stanton (un bravissimo John Travolta incredibilmente somigliante a Bill Clinton), governatore, si candida per diventare Presidente degli Stati Uniti. Come Clinton ha al suo fianco una donna forte e determinata (Emma Thompson), come Clinton la sua vita privata non è proprio pulitissima. Vissuto per lo più attraverso gli occhi di Henry Burton, braccio destro di Stanton ma soprattutto nipote di un eroe nero dei diritti civili, "I colori della vittoria" è una lucida ed asciutta cronaca di cosa significa la politica, di quali eccessi può comportare e di quanto può rendere ciniche le persone: peggio, di quanto costringa le persone ad essere ciniche pur di poter arrivare alle posizioni decisive per contribuire al cambiamento del sistema. Il film si limita a raccontare, non prende posizione, ma ha l'indubbio pregio di stimolare la discussione: cosa è davvero importante in un uomo politico? Quali peccati gli possono essere perdonati e quali no? E' giusto che un candidato sia disposto a gettare fango sul suo avversario pur di poter vincere la partita? Un politico non può essere un buon politico se è un donnaiolo o - peggio - un omosessuale?
Mi pare che alla fine la frase decisiva del film la pronunci Daisy, una delle assistenti di Stanton, quando dice "Hitler non toccava una donna da anni, Truman, Roosvelt e Kennedy scopavano di qua e di là, e secondo voi chi dovrei scegliere?".
Da segnalare anche l'ottima Kathy Bates, qui nei panni di un'attivista tanto energica quanto idealista.