Sicko
di Michael Moore
genere: documentario
nazione: Usa
durata: 113 min.
cast: Michael Moore, George W.Bush, Richard
Nixon, Reggie Cervantes, John Graham, William Maher, Linda Peeno
"Negli Usa cinquanta milioni di persone, fra cui
nove milioni di bambini non hanno assistenza sanitaria. Per questo, la sanità
non dovrebbe produrre profitti" Questo il punto di partenza del nuovo
film di Michael Moore, che però chiarisce quasi subito che in questo lavoro non
intende parlare di loro, tanto più che il mondo intero conosce la situazione di
chi in America non ha un’assicurazione che copre le spese sanitarie, ma quello
di cui lui vuole parlare è la situazione di chi un’assicurazione ce l’ha. Ed è
così che veniamo a conoscenza del fatto che anche chi ha un’assicurazione
sanitaria non sempre riesce ad ottenere l’assistenza per cui paga. Anzi molte
volte questa gli viene negata con le scuse più incredibili, come la ragazza di
vent’anni a cui è stata negata assistenza per un tumore con la motivazione che
a quell’età non poteva avere quel tipo di patologia, lei non si è persa d’animo
ed è andata in Canada, ha dichiarato di vivere con un canadese e si è fatta
operare. Poi c’è l’incredibile caso dell’uomo che aveva avuto un incidente in
cui si era staccato l’ultima falange del dito anulare e del medio e, qua siamo
alla fantascienza, gli viene proposto un costo di 60.000 dollari per
riattaccare il medio e 12.000 per l’anulare, Moore ci fa sapere che essendo un
sentimentale il poveretto ha scelto di farsi riattaccare il dito anulare. Scopriamo
poi che i volontari dell’undici settembre non hanno una copertura sanitaria
riconosciuta perchè, appunto volontari e non assunti dallo stato, e che molti
di loro hanno la salute rovinata dalle esalazioni e nessuna possibilità di
cure. In vari siparietti Moore ci mostra la situazione degli altri sistemi
sanitari in Europa, alcune volte enfatizzando i vantaggi, ma sempre mostrando
la verità sui luoghi dove l’assistenza è fornita dallo stato, senza che questo
significhi un regime comunista, anzi in Francia è la destra che governa, ma è
prevista persino un’assistenza domiciliare alle neo mamme nei primi mesi dopo
il parto, e che esse possono sfruttare anche per i lavori di casa come bucato e
faccende. Anche quando Moore ci mostra la nascita di questo sistema, ormai
fuori controllo, nei lontani anni in cui Nixon si fece praticamente portavoce
delle esigenze, non di milioni di cittadini, ma dell’unica multinazionale delle
assicurazioni dell’epoca, il tono è da documentario, non c’è soltanto un’aperta
condanna, in primo luogo c’è il passaggio di informazioni, merce assai rara in
America. Il tentativo non è quello di scagliarsi soltanto contro il suo
governo, che lui accusa di corruzione e collusione, ma di informare i cittadini
americani delle possibili alternative percorribili. Ed è per meglio
sottolineare questo fatto che lui carica in barca tre pompieri volontari di
Ground Zero e li porta alla base di Guantanamo, dove i presunti terroristi
ricevono le cure che il governo a Cuba offre a tutti i cittadini,
gratuitamente. Ovviamente non vengono accolti, e a lui non resta altro da fare,
in quel paese ostile e comunista, che portare i pompieri in un ospedale dell’Avana
e là farli curare dai medici di Fidel. Scopriamo così che un farmaco che in
America costa 120 dollari, a Cuba costa solo 5 centesimi, e qua il tono da
documentario cede il posto all’umanità di persone che semplicemente aiutano
altre persone, senza connotazioni politiche di nessun tipo. Così come senza
nessuna volontà di speculare, ma con il solo intento di informare Moore ci
mostra una dottoressa di una grossa compagnia di assicurazione che dichiara
piangendo in tribunale di aver deliberatamente negato l’assistenza medica ad un
uomo assicurato con la compagnia per cui lavorava, il quale per questo è morto.
L’intera pellicola è permeata dal senso di incredulità che
ci prende di fronte al fatto che un sistema diventato degno di un racconto di
Kafka viene spacciato come il migliore del mondo, in un paese che si crede
superiore e fuori da ogni possibilità di critica. Come giustamente dichiarano
alcuni americani in Francia, intervistati da Moore, il punto è che in America
la gente ha paura del governo, mentre in Francia è il governo ad avere paura
della gente. E la Francia è sicuramente un paese assai lontano dallo
spauracchio del comunismo che il governo americano usa terroristicamente contro
ogni tentativo di cambiamento. Oltretutto il sistema capitalistico tanto difeso
da Bush e soci è ormai altamente degenerato in un regime di monopolio delle
multinazionali, che sfugge per stessa sua definizione al controllo di uno stato
che da esso viene sostenuto.
Inoltre nel siparietto dedicato al sistema sanitario inglese,
altro paese accusato dagli americani di comunismo e di una politica per
affamare i medici, scopriamo invece che essi in Inghilterra non solo hanno
stipendi alti, ma seguono le direttive di un paese che ritiene il benessere
della popolazione una risorsa irrinunciabile.
A questo punto ci si augura che la chiarezza e l’onestà
degli intenti di Moore sia comprensibile anche e soprattutto alla sua
disinformata gente, che crede che l’assistenza sanitaria statale sia l’anticamera
del comunismo e che non sa indicare con precisione l’Inghilterra su un
mappamondo. Per adesso Moore ci informa che si limiterà a portare il suo bucato
alla Casa Bianca.
Anna Maria Pelella