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Il tredicesimo piano
Anno: 1999
Regista: Josef Rusnak;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 20-08-1999


The Thirteenth Floor

Visto al
Taormina Film Fest 99

 

The Thirteenth Floor - Il tredicesimo piano

Regia: Josef Rusnak
Sceneggiatura: Josef Rusnak, Ravel Centeno-Rodriguez, tratta dal libro "Simulacron" di Daniel Galouye
Fotografia: Wedigo Von Schultzendorff
Interpreti: Craig Bierko (Ferguson/Hall), Gretchen Mol (Jane/Natasha), Vincent D'Onofrio (Ashton/Whitney), Dennys Haysbert (Detective McBain), Armin Mueller-Stahl (Grierson/Fuller)
Produzione: Roland Emmerich, Ute Emmerich, Marco Weber
Origine: USA, 1999
Durata: 100', 35 mm

Avete presente le scatole cinesi: dentro una ce n'è sta un'altra, dentro l'ennesima scatola ce n'è ancora un'altra e così via? The Thirteenth floor - Il Tredicesimo piano è ambientato nei mondi simulati dalle sequenze numeriche dei chip informatici. Ogni dimensione virtuale ne contiene un'altra. La realtà virtuale ha assegnato a ciascun personaggio caratteristiche precise, grazie alle quali possono vivere tranquilli nella loro illusione, come ignari Truman Burbank. Questi mondi possiedono limiti inquietanti, confini difficili da raggiungere, perché le creature virtuali non sono programmate per allontanarsi dall'ambiente in cui vivono. Basta spingersi alla periferia della città per scoprire la fine dell'illusione.
Siamo in una via di mezzo tra Pleasantville, The Matrix, The Truman show, Nirvana, per i meccanismi di spaesamento tipici di questo fine secolo, mentre per la science fiction principale referente è Blade Runner.
Il problema maggiore di questo film è l'ottusa riproduzione di famose scenografie e sequenze del film di Scott, opera che ha fissato le coordinate dell'immaginario fantascientifico. Le scenografie de Il tredicesimo piano copiano miseramente nei più piccoli particolari finanche gli arredi dei desolati edifici dove si aggirava Harrison Ford alias Deckar. La sequenza del bacio al replicante è vergognosamente riproposta, con lo stesso dramma filosofico: "Lo sai che non posso baciarti (perché non sono un essere umano, sono una creatura artificiale)". Lo sfondo è ancora Los Angeles, nella versione contemporanea e in quella rarefatta d'epoca, del 1937. Qui la ricostruzione sembra un tiepido omaggio al salone delle feste dell'Overlook Hotel, naturalmente Shining di Stanley Kubrick.
Il gioco delle citazioni, ovviamente può continuare e ciascuno spettatore può divertirsi a rincorrere le tracce, i segnali che il film dissemina ad ogni inquadratura. Non sappiamo quale sia la sostanza di quel romanzo "Simulacron" da cui il film è stato tratto, i più curiosi potranno verificare (il libro è edito da Casa Editrice Nord).
Tutti questi difetti non corrispondono ad un risultato finale mediocre. Le copie riprodotte di decine di film, fuse parzialmente fra loro, sortiscono un effetto strano. Un'atmosfera sospesa nel nulla. Josef Rusnak è riuscito a comunicare il senso d'inquietudine del protagonista Craig Bierko, e il disagio esistenziale, tradotto nella mancanza di punti di riferimento, inquieta - seppur ad intermittenza - lo sguardo, pur nel finale rassicurante (c'è sempre, alla fine, una realtà "vera" in cui vivere felicemente).